Umberto, che aveva congedato il suo personale per la giornata, quel giorno li omaggiò con una cena a base di fior di farina cotto nel grasso bollente. Gennaro aveva osservato affascinato il suo antenato all’opera, mentre Edoardo, Cassandra e Lorenzo avevano bevuto del vino seduti al tavolo da pranzo per farsi forza.
Quanto a Chiara, lei aveva cercato di rilassarsi in quel poco tempo che era rimasto. Aveva estraniato i pensieri infausti che le si erano affollati nella testa, godendo delle carezze di Cassandra tra i suoi capelli mentre strega e stregoni si scambiavano chiacchiere mettendo da parte divergenze e ostilità.
Per le vie della città, tentò di ignorare la sgradevole consapevolezza che tutti la osservavano con sospetto e diffidenza, gli occhiali sul naso che pesavano più del solito, la facevano sentire esposta.
Tremava tanto da non riuscire a contenere spasmi inconsulti, e più tentava di tenersi ferma senza successo più si immaginava che la stessero fissando.
In verità era l’intero gruppo ad attirare le attenzioni dei passanti, che svettava sugli abitanti di Castelcaro di parecchi centimetri. Persino Cassandra, la più bassa tra loro, era poco più alta della media di quelli che incrociavano.
«Ignorateli. Siamo solo un po’ strani per loro, non ci disturberanno» sibilò Umberto, che apriva loro la strada.
Chiara si sistemò gli occhiali a disagio per l’ennesima volta, spingendoli indietro con un dito.
«Non parlate con nessuno e camminate tranquilli» ripeté la Sibilla, in un sussurro.
Sentì Cassandra sfiorarle la mano con la sua. Anche lei doveva aver paura, e Chiara ricordò che, se si trovava laggiù, era solo per lei. Sperò di riuscire a ripagare quella fiducia immeritata, anche se non ne aveva alcuna garanzia.
Non era riuscita a portare con sé la bottiglia di Edoardo, dunque sapeva di dover tenere a bada la paura. Dopo gli allenamenti riusciva a sentirla: tirava le corde nel suo petto e le pizzicava nella speranza di esplodere fuori di lei in una furia indistinta.
Lasciò che il tocco indugiasse, la presenza della ragazza le dava conforto. Non aveva rivelato a Veronica del loro piano solo perché Chiara le aveva chiesto di non farlo, anche se la strega più anziana era forse la persona di cui si fidava di più, ed era intelligente e capace, insieme a lei riusciva a sentirsi al sicuro.
«Seguitemi» incalzò Umberto, che si infilò in una viuzza laterale distogliendola dai suoi pensieri.
La notte era senza dubbio la più buia che ricordasse. La via lattea occupava la maggior parte del cielo notturno, e lo spicchio sottile di luna nuova splendeva incontrastato al centro esatto del firmamento. La galassia di Andromeda riluceva in ogni angolo del cielo, per un attimo riuscì davvero a sentirsi galleggiare nell’universo.
Entrarono in piazza San Petronio, al centro dello spazio aperto svettava la statua del santo, priva dei faretti che in tempi futuri le avrebbero dato l’attenzione che meritava. Quello che un giorno sarebbe stato il palazzo comunale, che doveva essere già la sede del Gran Consiglio cittadino, era al suo posto: un palazzo medievale in mattoni rossi che si stagliava contro il cielo notturno.
«È lontano?» la voce tesa di Edoardo le arrivò all’orecchio.
«No, ci siamo quasi. La villa dei Carbone è poco fuori le vecchie mura.»
Gennaro camminava accanto al suo antenato, Chiara poteva vederlo piegare appena la testa per scandagliare l’ambiente con occhi attenti. Edoardo e Lorenzo venivano subito dietro, parlottavano a bassa voce di qualcosa che Chiara non riusciva a sentire. Alle loro spalle le due ragazze, tanto vicine che spesso le loro mani si sfioravano.
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Il Ritorno della Strega
Teen FictionAvere sedici anni non è mai facile, questo Chiara lo sa bene. Tra interrogazioni, primi amori, genitori apprensivi e una migliore amica impertinente e inopportuna non sai mai cosa ti aspetta. Avere sedici anni e scoprire di avere poteri magici, una...