13.1 Ricucire lo Strappo

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La mattina dopo, un botto alla porta della stanza la svegliò di soprassalto, seguita dal richiamo di Umberto che intimava di lasciare i letti e prepararsi. Sobbalzò, e sentì anche Cassandra scuotersi in un sussulto improvviso tra le sue braccia.

Aprì gli occhi controvoglia, e la prima immagine che mise a fuoco fu quella di un’arruffata ragazza con un diavolo per capello e l’aria imbronciata. Qualcosa nel petto di Chiara si sciolse in una pozzanghera di melassa.

Cassandra le sorrise, e lei avvertì le sue stesse labbra aprirsi in un sorriso a loro volta. Fu sul punto di darle un bacio per salutarla, quando la sentirono.

«Buongiorno, ragazze. Dormito bene?»

Chiara, che le dava le spalle, si voltò sull’altro fianco e la vide. Isabella era già vestita, abiti nuovi al posto degli stracci logori del giorno precedente. Era seduta sul letto e le guardava con un sorrisino che la sapeva lunga, così lei si schiarì la voce e parlò. «Isabella, buongiorno! Scusa per ieri, noi…»

«Scusa per cosa?»

Chiara si chiese se stesse facendo la finta tonta o se davvero non si fosse resa conto che il giorno prima si erano affaccendate in un petting piuttosto selvaggio giusto a qualche metro da lei.

«Per… perché…»

«Perché abbiamo chiacchierato prima di dormire! Ti avremo tenuto sveglia, mi dispiace…» intervenne Cassandra, parlando forte per superare la sua voce.

Isabella scosse la testa, il sorrisino che si allargava. «Oh no… ho dormito come un sasso!»

«Allora è tutto a posto!» liquidò la ragazza. «Meglio vestirci, oggi è il gran giorno. Dobbiamo essere pronte.»

Già, il gran giorno. Sperando che funzionasse, che quello non fosse un salto a vuoto. Sperando che la preoccupazione delle Sibille si rivelasse un nulla di fatto.

Che poi, cos’era che li preoccupava? A questo punto, l’unico desiderio di Chiara era che non avesse mai bisogno di scoprirlo.

«Come vorrei una doccia» si lamentò, dopo essersi infilata quell’abito tanto scomodo.

Isabella arricciò il naso, perplessa. «Cos’è una doccia?»

«È come una vasca da bagno, ma ti lavi in piedi.»

«In piedi?»

«Sì, c’è un tubo sulla tua testa che fa uscire l’acqua, e tu ti metti sotto per lavarti.»

«Sembra scomodo.»

«Ma no, è molto più comodo di una vasca, è–»

«Andiamo, che ne dite?» intervenne Cassandra, con un sorrisino.

Si ritrovarono di sotto, i ragazzi erano già pronti, anche loro negli abiti del giorno prima. Quando Edoardo le vide arrivare si illuminò, tutto il suo volto si accese di una luce di genuino entusiasmo, e Chiara si sentì in colpa per quello che aveva fatto la notte prima, anche se non riuscì a pentirsene del tutto.

«Ecco cosa faremo» sentenziò Gennaro, l’espressione seria e il braccio di Lorenzo intorno alle spalle. «Quando Carbone sarà qui, Umberto gli rifilerà del neutralizzatore. In questo modo sarà inoffensivo. Vedremo di tenercelo buono, e poi lo forzeremo a ritirare le accuse contro le streghe.»

Cassandra fremeva dall’impazienza. «Sì, ma come?»

«Io e Gennaro abbiamo vagliato tutte le opzioni possibili, questa mattina» intervenne Umberto. «L’unica soluzione è fare leva sulla sua discendenza. Dovrete dimostrargli che venite dal futuro, e fargli capire che, se continuerà questa guerra, la dinastia degli stregoni finirà per estinguersi.»

Il Ritorno della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora