5.1 Amore e Altri Misteri

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Venne fuori che Chiara era molto più brava a fare saltare in aria le cose, che a ripararle. 

Edoardo le spiegò che ogni stregone aveva la sua specialità, ed era più portato a eseguire incantesimi di tipo diverso rispetto a quelli di un altro.

Le emozioni dominanti avevano molto a che fare con questo, ma non solo. Anche l’indole, pacata o più esuberante, era importante. Addirittura i particolari momenti della vita di qualcuno influivano su questa tendenza, ma anche il vissuto, la situazione familiare, tutto.

La magia non era affatto una scienza esatta come i libri fantasy di cui era stata tanto fan a tredici anni volevano fare sembrare, anzi, scoprì che le ogni stregone funzionava in modo diverso, e che l’unica cosa importante per essere bravi a controllare i propri poteri era conoscersi.

Era essenziale sapere ciò che si amava o si odiava di più, ciò che faceva sorridere o agitare, e ancora più essenziale, per evitare incidenti, era capire cosa riusciva a frenare tutte queste emozioni.

Per Lorenzo la chiave era mettersi a urlare o fare a botte con chi gli metteva i bastoni tra le ruote, per Edoardo erano i tic nervosi e la corsa, Chiara stava ancora cercando di capire come scaricarsi al meglio.

«Ti piace cantare? So che alcuni lo fanno» rifletté Edoardo a voce alta, mordicchiando la penna.

«Geniale» commentò Lorenzo. «Così quando si agita un po’ in classe o in giro, tipo prima di un compito o, che ne so, se la ferma la polizia, può mettersi a cantare dal nulla e tutti la prenderanno per pazza. È la volta buona che ce la togliamo dai piedi.»

«Sto solo cercando di aiutare!»

«Beh, non sta funzionando. Cantare dà troppo nell’occhio, non va bene.»

«Non per dire, ma i tuoi metodi non sono esattamente discreti» protestò Chiara.

«Che c’entra? Io ci ho costruito su un personaggio, ormai è la mia firma, nessuno lo trova strano!»

«Che personaggio?» stuzzicò Gennaro, con un ghigno. «Il badboy di stocazzo?»

«Esatto!» esclamò Lorenzo. «Vado fiero della mia nomea da badboy di stocazzo. Io tengo alla mia immagine, sai? Cantare invece la farà sembrare solo una stramba. Non penso che voglia fare la stramba. Vuoi fare la stramba, Marchesi?»

«Non credo, no» mormorò, perplessa. Le sembrava quasi che Lorenzo stesse, alla sua maniera, davvero cercando di contribuire. «E comunque non so cantare.»

«Prova col controllo del respiro. Ho sentito che è il metodo più comune per sbollire tra gli stregoni» consigliò Gennaro. «Ora mi eclisso, provo un po’ a vedere cosa riesco a capire del tuo futuro. Con permesso…» disse, e il momento dopo il suo corpo si rilassò sulla sedia e rovesciò gli occhi all’indietro, abbandonandosi allo schienale.

«Ecco, l’abbiamo perso» borbottò Lorenzo.

«Mangiare!» esclamò Edoardo, battendo un pugno sul tavolo. «Chi troverebbe strano mangiucchiare qualcosa in un momento di stress? E quello si può fare anche a scuola.»

«Ingrasserei un sacco» si lamentò Chiara, aggrottando la fronte. «Perché non proviamo questa cosa del respiro?»

«Perché è una palla» intervenne Lorenzo. «E secondo me non funziona. A me respirare a ritmo non fa calmare, anzi, fa incazzare ancora di più.»

«Questo perché tu sei un selvaggio» rispose Edoardo.

«Perché oggi ce l’hai con me, si può sapere? Ti ho anche fatto un assist della Madonna, è così che mi ringrazi?»

Il Ritorno della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora