11.1 Passato

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Arrivò la mattina del due febbraio. Gennaro si presentò altre volte nell’appartamento delle streghe, per istruirle sul viaggio a Gorizia che Chiara sapeva non avrebbe avuto luogo. Si allenò, Veronica le fece da tutor come avevano fatto Edoardo e Lorenzo non troppo tempo prima, permettendole di aggiungere anche qualche altro incantesimo al suo bagaglio personale.

Sapeva di conoscere ancora troppo poco di questa parte di sé, ma anche che tornando nel passato avrebbe avuto bisogno di ogni abilità possibile, dunque decise di mettere tutto il suo impegno nelle settimane di studio che le restavano.

L’idea che la missione sarebbe potuta saltare, che Lorenzo avrebbe potuto fallire, che l’incantesimo sarebbe potuto restare tra le grinfie del Gran Consiglio e che Gennaro semplicemente sarebbe morto non le era mai passata neanche per la testa, sino a quel giorno. Quel giorno era il giorno in cui sarebbero dovuti tornare indietro, e né Lorenzo né Edoardo avevano dato loro notizie, il che iniziava a renderla ansiosa.

Lasciò Cassandra andare verso il banco con Gennaro, e lei si diresse a quello con Edoardo. Come sempre, lui non la salutò neanche.

Eppure la sorprese. L’insegnante di storia dell’arte entrò in aula e iniziò a spiegare, e Chiara vide il suo compagno scribacchiare sul suo quaderno come per prendere appunti. 

Non l’aveva mai fatto prima, quindi il suo sguardo indugiò su di lui, confuso.

Il ragazzo finì di annotare la sua frase e poi voltò il foglio dalla sua parte. Sulla pagina bianca c’era solo una riga scritta in traballante inchiostro blu. “Abbiamo l’incantesimo. Dove possiamo vederci?

Chiara si pietrificò, i muscoli d’un tratto rigidi e un respiro incastrato in gola. Sarebbe successo, dunque. Sarebbero tornati nel 1520 e avrebbero riparato quel che c’era  da riparare.

A casa di mia nonna, è in centro. Lì non c’è mai  nessuno, Lorenzo c’è già stato.” 

Butto giù in fretta quelle parole sul quaderno e glielo restituì.

Lo vide leggere in silenzio con espressione neutra e aggiungere una  frase: “Allora andiamo là dopo la scuola. Non torniamo neanche a casa, o non vi farebbero uscire. Dobbiamo farlo subito.

Grazie.”

Lo faccio per i miei amici, non per te.”

Dovresti farlo perché così streghe e stregoni vivranno in pace. Dovresti farlo perché è la cosa giusta.”

Edoardo non rispose a quella provocazione. Si tenne il quaderno tra le mani e portò gli occhi verso il professore, che spiegava una chiesa romanica di cui Chiara non aveva sentito nemmeno il nome. 

La ragazza sospirò, posò i gomiti sul banco appoggiando il mento ai suoi pugni. Edoardo ancora non voleva saperne di lei, e poi c’era la questione Cassandra, che le confondeva il cervello e la portava a non capirci più niente.

Almeno Lorenzo aveva mantenuto la promessa. Almeno aveva trovato l’incantesimo, con l’aiuto di Edoardo, e sarebbero potuti tornare indietro nel tempo. Quella notte sarebbe andata a dormire nel rinascimento, l’idea la spaventava e la eccitava al tempo stesso.

Arrivò la ricreazione e Edoardo si voltò indietro, verso il banco di Lorenzo e Laura. Chiara si alzò e andò a quello di Gennaro e Cassandra. Sentiva lo sguardo di Rebecca, ferito e deluso dal fatto che ancora una volta l’aveva trascurata per andare dalla sua nuova amica. 

Si ripromise di farsi perdonare, di chiederle di uscire, di presentarle Cassandra perbene – se si fossero conosciute meglio era sicura che le sarebbe piaciuta – ma non in quel momento. In quel momento doveva passare un’informazione importante.

Il Ritorno della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora