Capitolo 20

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Narrator's p.o.v
Camila era stata chiara, dopo il suo concerto si sarebbe lasciata alle spalle tutto quello che riguardava Lauren.
Non voleva vederla, non voleva ritrovarla a casa perché in qualche modo sapeva che rivederla avrebbe complicato ancora di più le cose
Quella sera guidò da sola verso il locale in cui erano attesi per un concerto, il locale che li avrebbe aiutati a farsi conoscere e a farsi apprezzare.

Si chiamava "Whisky a go go" Un'insegna luminosa brillava di rosso sull'entrata e sotto una grande scritta annunciava il sold out per quella sera, un tutto esaurito che non poteva che far sorridere Camila.
Ma quel sorriso non durò molto, anzi, scomparve quasi immediatamente, la cubana non se la sentiva di sorridere, dentro di se si stava scatenando una tempesta di emozioni, di dolore, di rabbia e confusione, che inevitabilmente si rifletteva anche sul suo viso.
Entrò a passi svelti, dirigendosi verso il retro del palco, dove avevano riservato un camerino solo per la sua band, erano già tutti lì, compresa Dinah che quando la sentì entrare si girò:
"Mila" La salutò con un sorriso enorme, che trasmetteva tutta la gioia che stava provando.
"Ei" Freddo, era la parola che meglio poteva descrivere il tono di voce di Camila, la sua migliore amica captò immediatamente quel segnale e si avvicinò a lei.
"Che succede?" Domandò a bassa voce, le sopracciglia corrugate e il tono preoccupato.
"Niente, niente sto bene" La latina provò a suonare convincente, cercò di metter su uno dei suoi migliori sorrisi, ma non poteva funzionare con Dinah.
"Non stai bene, non mentirmi Camila" Dinah era seria, non sopportava vedere la sua migliore amica in quel modo e non sopportava ancora di più quando le mentiva, pur consapevole che fosse tutto inutile.
"Ho litigato con Lauren, ho chiuso con lei" Le spiegò a bassa voce, dirigendosi verso le sedie davanti allo specchio.
"Cos'è successo?"
"È venuto fuori che per colpa sua, un uomo ha deciso di terrorizzare mia madre e irrompere in casa sua" Le spiegò velocemente, anche se Dinah sapeva già di quello che era successo a Sinuhe, rimase comunque stupita.
"Aspetta...cosa?"
"Non voglio parlarne ora Cheechee" Camila concluse la conversazione sbuffando, iniziò a truccarsi e a prepararsi mentre Dinah la guardava sospirando, era preoccupata ma non era il momento giusto per parlarne.

Lauren non aveva intenzione di disobbedire al volere di Camila, la latina la voleva fuori casa entro quella notte e lei non si sarebbe fatta trovare lì.
Quando rimase da sola in casa iniziò a camminare da una parte all'altra per prendere le sue cose, sbuffava e si malediceva, perché in fin dei conti era colpa sua, lei aveva permesso a Jhonno di avvicinarsi, era tutta colpa sua e non si dava pace.
Aveva provato a mettere a posto le cose ma non era bastato, a Camila non era bastato e non poteva fargliene una colpa perché era colpa sua se Sinuhe ora viveva con la paura che potesse capitarle ancora qualcosa.
"Cazzo!" A un tratto Lauren lasciò uscire tutta la sua rabbia con un urlo, si mise le mani tra i capelli e respirò profondamente più e più volte per cercare di calmare i suoi battiti accelerati.
Aveva bisogno di calmarsi e proprio in quel momento il suo sguardo cadde sulle sue scarpe da corsa, che aveva lasciato sul fondo del suo zaino, non le usava da tanto e forse era arrivato il momento per rimediare.
Si sedette sulla sedia della cucina, sospirò con gli occhi chiusi, correre in quello stato richiedeva uno sforzo enorme e lo sapeva, sapeva anche che il dolore sarebbe presto raddoppiato ai primi passi, ma non le importava, preferiva il dolore fisico a quello che ora risuonava nel suo cuore.
Si allacciò le scarpe, si tolse la felpa rimanendo solo con una canottiera e iniziò a scendere le scale, ora o mai più pensò.

Le urla della folla si sentivano in tutto il tunnel che portava al palco, Camila teneva gli occhi chiusi, poteva contare i battiti del suo cuore ed era come se in quel momento fosse completamente sola.
Obbligò se stessa a non pensare alla ragazza dagli occhi verdi, almeno fino a quando non sarebbe arrivato il momento di cantare le canzoni che erano state scritte proprio per quegli occhi verdi.
Il miglior modo per affrontare la cosa era quello di incanalare tutte le emozioni nelle parole delle sue canzoni, era pronta per cantare di lei, con la consapevolezza che tutto stava arrivando ad una fine.
Una mano si posò sulla sua spalla, facendola tornare alla realtà, era Dinah che annuì con la testa per trasmetterle un po' di sicurezza, che la latina accettò volentieri con un sorriso.
Sospirò un'ultima volta chiudendo gli occhi e poi riaprendoli, iniziando a camminare verso la tenda nera che li divideva da tutte le persone che stavano aspettando di sentirli cantare.
Appena salirono sul palco le urla si moltiplicarono, tutti gridavano i loro nomi, tutti alzavano le braccia al cielo, pronti per ascoltare
la voce della cantante della band

Purple Hearts (camren ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora