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***Nella stanza di Alex, in Ospedale. Ora di pranzo***

**Alex's pov**

Guardo fuori dalla finestra le gocce che cadono dritte contro il vetro, scendono lentamente in fondo per poi sparire dalla mia vista. L'unica cosa che sento nella stanza sono i click che fanno le lancette, mi fanno notare come la mia vita sia a rallentatore in questa gattabuia.
Ma questo finisce non appena riconosco dei passi che mi fanno voltare verso la fonte, i passi cedono e sulla soglia della porta vedo lui: Giorgio.

Mi porge un dolce sorriso, uno molto sincero.

Giorgio:«Ciao».

Mi saluta semplicemente a filo di voce che ha fatica riesco a sentirlo. Mi viene spontaneo sorridergli.

«ciao anche a te, quale buon vento ti porta qui oggi?» gli chiedo essendo che ogni giorno viene sempre con una scusa nuova, quella di ieri è stata: "Passavo per di qua e ho pensato bene di salutarti", per poi rimare da me per tutto il pomeriggio. Quello della volta ancora prima è stata peggio! "Penso di aver dimenticato qualcosa di mio" e stranamente la volta prima era venuto da me a studiare.

Giorgio: «Anna voleva sapere come stavi, voleva venire oggi ma aveva cose da fare e mi ha mandata lei...» borbotta passandosi una sulla nuca.

«ah, e non potevi semplicemente mandarmi un messaggio?» lo smaschero.

Giorgio: «mi si è scaricato a scuola e non ho avuto tempo di metterlo in ricarica» mi rispose quasi subito come se avesse avuto già la risposta pronta.

«oh, ok. Ti dispiace se faccio una chiamata ad un mio amico?» gli sorrido facendo cenno che poteva anche avvicinarsi.

Si avvicina sedendosi sul bordo del letto, io sono seduto con le gambe stese per dargli spazio.

«puoi anche toglierti le scarpe e metterti con le gambe sul lettino, non c'è problema» dico prendendo il telefono.

Giorgio:«ma.. se entra qualcuno?» dice con quel suo tono così innocuo e dolce.

«che vuoi che pensi? Se io ti do il permesso non vedo che altro possano dire gli altri» sbuffo, anche ieri ha fatto così ma oggi non mi arrendo finché non l'avrò con le gambe sul lettino. «e suvvia topolino, vorrei sentire bene il tuo calore, mi fai sentire solo così» dico guardandolo con occhi grandi.

Lui distoglie lo sguardo guardando verso il pavimento, mi diverte come cerca di non incontrare i miei occhi. Lo sa che se succede non riesce a mentire e gli viene da dire ciò che pensa veramente.

«daiii! Altrimenti vai via, non ti voglio».

Giorgio:«ok!» mi risponde subito. Si toglie le scarpe tenendo i suoi calzini grigi e si mette seduto contro il cuscino, che gli condivido, e con le gambe stese come le mie.

Adesso riesco a vedere perfettamente quanto è piccolo rispetto a me. Di altezza. Ovviamente.

«mentre chiamo non fiatare» dico iniziando a digitare il numero.

Giorgio:«va bene...» borbotta.

Appena schiaccio il pulsante verde parte la suoneria del telefono di Giorgio che si prende un semi infarto. mi lascio scappare una risata.

Incidenti sul percorso[1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora