Non essere arrabbiata con me

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PERSEFONE

Delfi, qualche giorno dopo.

Ero arrivata da qualche giorno a Delfi per interrogare l'Oracolo sul mio futuro ma quella ragazzina non mi aveva voluto rivelare nulla di sensato tergiversando dicendomi che dovevamo aspettare.

Aspettare cosa?

Le giornate nel suo tempio passavano lente dando troppo spazio alla mia mente di soffermarmi sugli avvenimenti passati. La mia vita cambiata sembrava procedere in modo apatico, gli umani passavano nel tempio come le pecore con il loro pastore, per richiedere i consigli dell'Oracolo e ogni tanto anche i miei così coglievo l'opportunità di farmi distrarre.

Mi mancava Ade, non sempre ma quando succedeva mi lasciava di uno stato d'animo confuso, cercai di analizzare quei sentimenti più volte ma non sapevo nulla del mondo per capirli appieno.

Quel giorno mi ero sistemata ai piedi del piccolo trono dell'Oracolo ascoltando distrattamente le profezie che compiva, gli umani rispettosi sembravano prendere nota di tutto per poi arrovellarsi ore sulle parole del tramite delle Parche.

Il suono di passi sicuri sul pavimento di marmo richiamò la mia attenzione, erano diversi da chiunque altro fosse mai entrato dentro quel tempio, la curiosità mi fece alzare lo sguardo sul nuovo avventore.

Il Dio dei Morti era appena entrato arrogante come al solito, il suo elmo sotto il braccio, i pantaloni di pelle fasciavano ogni centimetro delle sue gambe, cinghie di pelle facevano aderire la camicia in modo sensuale, i capelli erano intrecciati sulle tempie appariva pronto per la guerra mi indispettii vedendo la sua espressione perfettamente a proprio agio in ogni luogo.

Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.

Lo volevo.

Incontrai il suo sguardo e gli lasciai leggere il desiderio nei miei occhi, lui mi ricompensò con un mezzo sorriso arrogante.

"Non sei facile da trovare Fiorellino." Il suo tono era di rimprovero.

"Magari cerco di tenermi lontano da un Dio fastidioso che sembra seguirmi ovunque." Le mie parole fecero eco al suo, non cambiai posizione con il braccio sostenevo il capo come se non fossi per nulla sorpresa di vederlo lì.

Il Dio si fermò davanti a me ignorando tutti gli altri e dal modo in cui mi guardava mi faceva dimenticare di non essere soli persino a me.

"Suvvia, non essere arrabbiata con me ho avuto un sacco di lavoro arretrato di cui occuparmi." Le sue parole erano leggere ma coglievo una nota urgente.

"Non lo sono, mi chiedo solo cosa ci faccia tu qui, non hai un regno da governare sotto il pugno di ferro?"

"Certamente ma li ho lasciati mentre facevano il bagno a Cerbero, avevo ancora qualche minaccia da dover far scontare arretrata, questo mi farà guadagnare qualche giorno prima che si accorgano della mia assenza." Il Dio porse il suo elmo con nonchalance ad un adepto senza prestargli attenzione. Se quell'umano avesse saputo cosa stava maneggiando, ovvero la corona degli Inferi, probabilmente gli sarebbe venuto un infarto istantaneo.

Ade si sedette dietro di me sollevandomi come se non pesassi nulla e mi sistemò su di lui, le mie rimostranze contro quell'atteggiamento dispotico caddero nel nulla, perfettamente ignorata sospirai risentita.

In quei giorni avevo sempre indossato degli abiti un po' più consoni: un peplo bianco con finiture dorate, la scollatura vertiginosa rischiava di dar spettacolo ogni qual volta decidessi di muovermi e gli spacchi sulle gambe erano profondi e si aprivano ogni volta decidessi di farmi una passeggiata.

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