Non questa sera

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ATTENZIONE IL PROSSIMO CAPITOLO CONTERRà LINGUAGGIO SESSUALE ESPLICITO, PER TUTTI COLORO CHE NON SE LA SENTONO SCONSIGLIO DI LEGGERE!

PERSEFONE

Dopo qualche ora, non avevo più lacrime da versare, non mi importava più di nulla, non sapevo nemmeno cosa fosse successo agli altri o se il Dio dei Morti fosse tornato in sé.

Il Tartaro non era stato aperto, la minaccia di mia madre eliminata non riuscivo a trovare la forza per imbarcarmi in altre imprese.

Mi sollevai da terra, quel luogo mi avrebbe per sempre ricordato quanto era appena successo, mi guardai intorno, in quel momento volevo solo tornare a casa, ci stavo pensando così intensamente e in qualche modo la cosa accadde. Un attimo prima ero in una terra inospitale, insolitamente fredda e morta e quello dopo i miei piedi si appoggiavano su un tappeto erboso, l'aria fresca e il tepore di una serata d'estate mi stavano attendendo non molto lontano da casa mia, in lontananza scorsi le luci delle torce, un manipolo di case delle driadi con cui abitavo si ergevano nel folto di una foresta, la quiete mi inquietò, tutto sembrava così normale da farmi mancare l'aria nei polmoni.

Anche se quelle ninfe preferivano riposarsi negli alberi avevano comunque deciso di creare un avamposto dall'aspetto umano, Dafne mi aveva spiegato che dovevano restare ancorate alla dimensione terrena perché se avessero passato troppo tempo negli alberi si sarebbero fossilizzate per sempre in quell'aspetto, non sarebbero morte ma semplicemente mutate e vissuto per il resto della vita sottoforma di alberi.

La stanchezza mi colpì come un macigno, non riposavo come si doveva da mesi e anche se ero una Dea il mio corpo sfinito esigeva un sonno liberatorio.

Ancora confusa sull'aver fatto la mia prima smaterializzazione mi incamminai verso la mia casetta. Mi interrogai se fosse grazie al potere amplificato degli Inferi o perché finalmente ero stata pronta a sviluppare quel particolare potere.

Non tutte le divinità minori come me lo avevano ma in cuor mio lo avevo sempre sperato.

Domani avrei fatto delle prove per capire meglio.

La mia casa era rimasta esattamente come l'avevo lasciata mesi prima, una modesta struttura in legno con travi solide e piante rampicanti di gelsomino e glicine ne disegnavano i contorni, appoggiai una mano sulla porta e le piante sospinte da un venticello caldo mi diedero il bentornato fiorendo. Il profumo mi inondò le narici regalandomi sollievo e beatitudine, una piccola panacea per i mali della mia mente sofferente.

Entrai in casa, il piccolo soggiorno era stato sistemato e la casa appariva pulita e frasca segno inconfondibile del tocco gentile delle ninfe, si erano prese cura del mio focolare, mi lasciai andare su una sedia guardando il camino spento, con una lieve rotazione del polso accesi il fuoco, le fiamme lambirono subito i ciocchi al suo interno, la rastrelliera della legna era piena.

Ringraziai mentalmente ancora una volta Dafne per quell'accortezza, e sorrisi, le ninfe avevano più fiducia in me di quanto non l'avessi avuta io sul mio ritorno.

Seduta nella mia casa con il silenzio a farmi compagnia il mio pensiero andò al Dio dei Morti, al nostro primo incontro proprio in quel soggiorno, allora non mi ero resa conto di quanto quel momento avrebbe contato nel mio futuro e anche se qualcuno me l'avesse detto non ci avrei di certo creduto. Lui si era seduto sulla sedia di fronte alla mia, la nostra prima interazione aveva decretato l'inizio di tutta quella follia, ricordai le ombre che lo avevano avvolto quasi completamente ma i suoi occhi luminosi mi avevano fissata con ilarità per tutto il tempo come se mi avesse trovato pittoresca, era riuscito ad irritarmi da subito, la sua voce calda e bassa mi aveva fatto venire i brividi sulle braccia.

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