Orione

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PERSEFONE

Oggi...

Un'altra giornata era passata, e finalmente dopo mesi mi concessi il lusso di godermi il Sole sparire dall'orizzonte con una certa tranquillità, le mie ricerche mi avevano portato a guardare una fatiscente bettola di quart'ordine sperduta nel cuore della Grecia.

Apollo mi aveva assicurato che il mortale che stavo cercando da due settimane sarebbe stato lì, quel miserabile aveva coperto bene le sue tracce ma io avevo dalla mia parte la disperazione, sentimento che mi aveva portato avanti per quel lasso di tempo, un tempo irrisorio per noi Dei ma mi era parso infinito.

La foresta sembrava immersa nella quiete, tranquilla come non lo era stata da tanto tempo, in qualche modo questa cosa mi innervosiva più del solito.

Tutto il contrario di come mi sentivo io.

Il cielo col passare delle ore si tinse di tonalità scure, le luci della locanda si fecero sempre più luminose in contrasto con la notte.

Quel dannato mortale non era ancora arrivato e non ero disposta a passare più tempo del necessario in quella sottospecie di bettola.

Un ricordo fugace mi inebriò: la prima volta che avevo visto il Dio dei Morti, si era presentato con tutta l'arroganza tipica degli Dei, i suoi occhi ipnotici mi avevano fatto infuriare fin dai primi minuti.

Relegai quei pensieri lontani come avevo fatto per tutti quei mesi, il solo pensiero mi faceva venire i brividi.

Avrei trovato il Dio dei Morti e mia madre, dopo averla affrontata sarei sparita.

Il mondo era grande e la mia giovane età non mi aveva permesso di vedere gran parte di esso, avrei rimediato una volta finita questa faccenda.

Quando tutti sarebbero tornati alle proprie vite.

Se c'era una lezione imparata da tutta quella storia era stata che affezionarsi alle persone non portava mai nulla di buono.

Rischiai di perdermi nei miei propositi tanto da non notare l'immensa figura incappucciata che si muoveva in direzione della locanda.

Orione.

Aspettai qualche minuto prima di entrare, non volevo destare sospetti, cosa che reputai stupido da pensare nello stesso istante in cui entrai e mi trovai ad avere tutti gli occhi addosso.

Effettivamente forse avrei dovuto scegliere un abbigliamento meno vistoso.

'Fiorellino l'hai pensata male.'

Queste sarebbero state le parole di Ade commentando il mio ingresso, con quel suo solito modo arrogante.

Scrollai le spalle e andai avanti.

Notai subito il mortale nell'angolo della stanzetta umida di quel locale. Il legno marcio sotto i piedi mi urlava di porre fine alle sue sofferenze, il tanfo di quel posto era un misto di mortali sporchi e urina.

Davvero disgustoso.

Mi diressi verso l'oste senza curarmi degli sguardi degli altri mortali.

L'uomo robusto che serviva da bere, se così si poteva chiamare quel liquido ambrato di dubbia provenienza, mi fissò con uno sguardo imbambolato non capendo come una donna avesse il coraggio di entrare in un posto del genere.

"Mortale, se vuoi vivere ti conviene tenere a freno i tuoi clienti." Gli dissi seria notando ora gli sguardi lascivi, l'uomo in questione mi fissò con più attenzione guardando il locale e i suoi clienti.

La Primavera e il CacciatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora