Il solito culo

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PERSEFONE


Quello stronzo mi aveva davvero lasciata lì.

Erano passati all'incirca venti minuti ed ero sicurissima sarebbe tornato subito per darmi una sorta di lezione da imparare ma così non era avvenuto. Il mio sgomento si trasformò in nervosismo.

Cosa faccio ora?

Mi guardai intorno cercando di capire dove potessi andare per ritrovare i miei compagni di viaggio, dovevo tornare da loro avevamo una missione da compiere. Una lieve brezza tiepida si alzò da nord-ovest, mi voltai per capire meglio quell'anomalia, in lontananza scorsi delle montagne di un grigio talmente chiaro da luccicare.

Qualcosa mi spingeva in quella direzione ma dentro di me ero convinta non fosse la direzione giusta per il Tartaro, volsi il mio sguardo nella direzione opposta e dei brividi iniziarono a coprirmi le braccia.

In qualche modo più restavo nell'Oltretomba più iniziavo a comprenderlo, sembrava che la terra di quei luoghi stesse cercando di entrare in contatto con me come se mi stesse dando il benvenuto e mi richiamasse a sé. Era sorprendente il fatto fossi anche l'unica al di fuori di Ade ad avere accesso ai poteri.

Il fuoco dell'Acheronte mi aveva incendiato il sangue dandomi una scarica di potere mai provata prima, non ero mai stata brava a manipolare quell'elemento sulla Terra se non per aizzare un po' il focolare ma lì avevo creato palle infuocate su cui avevo avuto un perfetto controllo, per non parlare della terra anch'essa mi era venuta incontro in modo così naturale.

Chiusi gli occhi per concentrami meglio ed entrare ancora di più in connessione con ciò che mi circondava.

Non successe nulla.

Forse la mia era solo una stupida paranoia, era assurdo pensare che quel luogo così cupo e inospitale avesse una coscienza propria.

Sbuffai.

Non c'era tempo per quelle stronzate, cercai di riflettere un po' meglio sulla direzione così mi sedetti per far riposare un po' il mio corpo martoriato e in un battito di ciglia vidi tutto, tutto esplose come un lampo di luce nella mia mente.

Nella mia testa contorni di una terra morta iniziarono a formarsi, una mappa si stava delineando come se fossi un'abitante di quei luoghi. Guardai quelle strane montagne e capii di cosa si trattasse, le montagne di sale. Il bosco dalla quale eravamo passati era la foresta oscura dove le piante in realtà erano anime rincarnate degli oracoli morti, il loro scopo era quello di proteggere ciò che nascondevano le montagne. Pensai alla porzione di deserto in cui ero stata presa da Ade quello era il deserto della follia dove le paure divenivano reali, in realtà ci era andata di sfiga, anche se era la strada più diretta per arrivare al Tartaro era anche quella più insidiosa.

Quando si dice il solito culo.

Guardai nella direzione opposta alle montagne di sale e seppi con una certezza assoluta che il Tartaro si trovava da quella parte. Mi sarebbe occorsa qualche ora di cavallo per raggiungere i cancelli ma a piedi sarebbe stato circa un giorno e mezzo di cammino. Mi fissai oltre le spalle quella era la direzione dalla quale ero arrivata. Non mi conveniva tornare indietro e sperare di trovare i miei compagni dove li avevo lasciati.

Ci avrei messo troppo tempo, tempo che per inciso non avevo, e non ero sicura li avrei nemmeno trovati, erano abbastanza furbi da capire quale fosse la cosa migliore da fare, ovvero di continuare la missione senza di me e se fossi stata abbastanza fortunata sarei riuscita a raggiungerli ai cancelli del Tartaro prima della battaglia.

Mi alzai da terra e mi scossi quella fastidiosa sabbia di dosso e mi misi in cammino. Quando Ade mi aveva trascinata avevo perso i calzari e la sabbia mi tagliava ad ogni passo. Cercai di ignorare il dolore ma il sale in essa era deleteria per le mie ferite.

La Primavera e il CacciatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora