CAPITOLO 4

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"Non... non può essere vero." disse Virginia accovacciandosi a terra, con le mani che le coprivano la faccia. " E' uno scherzo. Come può essere possibile?"

Non attendeva una risposta, parlava più a sé stessa. Una lacrima le scese sul volto, e si affrettò ad asciugarla. Il cuore le si era fermato, la testa le pulsava e aveva la nausea. Il gelo le bloccava ogni singolo muscolo.

"So che è bizzarro, ma è la verità. Guardate questo giornale, leggete la data"

14 febbraio 1842.

Marco si accovacciò di fianco a lei, poggiando delicatamente una mano sulla schiena e muovendola in modo circolare per calmarla. "Riusciremo a trovare una soluzione, ve lo prome..."

La sua voce si interruppe.

Virginia percepì la tensione di Marco a tal punto che sollevò lo sguardo verso di lui. Il suo viso serio era sfumato da un briciolo di paura mista a preoccupazione, mentre si guardava intorno in modo agitato. La ragazza seguì il suo sguardo, setacciando le vie della città lievemente illuminate dall'imminente alba. Nulla attirò la sua attenzione, se non i primi uccelli che si libravano in cielo.

Il panico di Virginia aumentò quando il ragazzo le afferrò un braccio e, aiutandola ad alzarsi, le disse: "Dobbiamo andare. Ora."

"Cosa succede?"

"Pensa a camminare."

Non oppose resistenza. Avanzando spedita a fianco di Marco che non sembrava intenzionato ad allentare la presa.

I piedi le facevano male, avrebbe voluto togliersi i tacchi e camminare scalza, ma ovviamente non lo fece. Non faceva mai nulla che fosse troppo avventato o non programmato, non si lasciava mai andare veramente. Il caos non le piaceva, preferiva avere tutto ben sotto controllo, anche il dolore.

"Mi puoi dire cosa succede o dove stiamo andando?" chiese al ragazzo che continuava a guardarsi intorno come se temesse che qualcuno li aggredisse da un momento all'altro.

Nessuna risposta. Virginia si bloccò sul posto, facendo bloccare di colpo anche lui che la guardò con durezza.

"Marche."

La ragazza non si mosse. Poteva finalmente riprendere fiato e guardarsi intorno. La città, ancora addormentata, si stava dipingendo dei colori caldi dell'alba. Non riusciva a riconoscere la via in cui erano.

"Allez, siamo quasi arrivati."

"Credi davvero che seguirò uno sconosciuto che mi ha appena aggredita e si comporta come uno schizzato senza nemmeno dirmi il motivo?"

Lui la guardò e con aria seria rispose: "Avete altra scelta?"

Non avrebbe dovuto fidarsi, eppure qualcosa in lei le diceva che poteva farlo. Forse stava seguendo il suo istinto, oppure era troppo offuscata dal fascino che il ragazzo emanava, oppure era semplicemente troppo stanca per obbiettare. In ogni caso, lo seguì sbuffando ma senza replicare. Lui sorrise prima di proseguire.

Le sembrava ancora surreale che fosse in un'epoca diversa, eppure non poteva certo dire di trovarsi nella sua stessa città. Tutto era mutato: le vie, le strade, le abitazioni, l'atmosfera. Qualsiasi cosa. Ma com'era possibile?

Erano ore che camminavano. Ormai Virginia aveva perso l'orientamento: non aveva la pallida idea di dove fossero. Ma continuò a seguire Marco verso La meta sconosciuta. Alla fine non aveva altra scelta: o seguiva lui, fidandosi, oppure girovagava da sola per quelle strade che le erano diventate così sconosciute. Tuttavia doveva lottare contro se stessa per non scappare da quel ragazzo misterioso e stranamente gentile.

IL PORTONE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora