CAPITOLO 6

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Virginia non sapeva cosa fosse "appropriato" per l'epoca, non conosceva le regole dell'Ottocento. Si ritrovò davanti ad un'ampia scelta di vestiario, un'enorme variazione di colori e stoffe che non aveva mai visto prima. Evidentemente ciò che stava indossando in quel momento non era abbastanza adatto per ciò che gli aspettava, perciò cercò qualcosa di più semplice ma che non sembrasse una vestaglia da notte, elegante ma non troppo vistoso.

"Credo che questo possa andar bene" disse mentre tirava fuori dall'armadio un vestito con ampia gonna color lilla, ornato con fiori bianchi.

Non era decisamente il suo stile, non era nemmeno certa che il colore le donasse, ma sicuramente le calzava a pennello, sembrava quasi fatto su misura per lei. Si mise ai piedi delle scarpe simili a ballerine, ma con il tacco e si osservò allo specchio: il suo viso aveva ripreso un po' di colore e i capelli mossi le cadevano sulle spalle in modo caotico ma nello stesso tempo armonioso. Non riusciva a riconoscersi totalmente nella figura che osservava. Era la stessa ragazza, ma in qualche modo diversa.

Qualcuno bussò alla porta, riportandola alla realtà.

"Avanti" rispose la ragazza.

"Siete pronta?" chiese Marco entrando nella stanza.

"Credo di si. Spensi che il vestito vada bene?"
Il ragazzo la osservò intensamente qualche minuto, il suo sguardo la scrutò dalla testa ai piedi. Un lieve sorriso comparve sul suo viso mentre riportava gli occhi sul viso di lei.

Virginia colse l'occasione per osservarlo di rimando: i ricci tirati leggermente indietro, indossava dei pantaloni con stivali neri, camicia con maniche a sbuffo e un gilet bordeaux.

"Siete bellissima! Questo vesitito vi sta benissimo"

Non era solita ricevere dei complimenti, solitamente li sminuiva con un'alzata di spalle poco convinta. Tuttavia le parole di Marco le sembravano sincere a tal punto da sorridere. "Anche tu non sei male"

"Indossate questi" disse Marco, porgendole un paio di guanti lunghi di seta bianca. Dopodiché si avvicinò al comodino, aprendo il primo cassetto e prendendo una collana di perle.

"E' stupenda!" disse Virginia

"Era di ma mamà."

Calò il silenzio. Virginia non sapeva come reagire. Stava per prendere parola quando la voce di lui, velata di nostalgia, riprese subito la solita rigidità. "Posso?"

La ragazza annuì raccogliendosi i capelli per permettergli di allacciare il gioiello al suo collo. Le mani del ragazzo sfiorarono delicatamente la pelle di lei, provocandole un brivido lungo la schiena. Virginia si girò verso Marco, perdendosi suoi negli occhi profondi e misteriosi. Erano vicini a tal punto da poter sentire l'uno il respiro dell'altra, come se i loro corpi si potessero fondere in uno solo.

"Forse dovremmo andare, altrimenti faremo tardi." disse Marco interrompendo il loro contatto visivo e avviandosi verso la porta.

Virginia annuì, fece un bel respiro e lo seguì fino all'ingresso. Ciò che aveva provato in quei pochi minuti era per lei sconosciuto. Una sensazione intensa e sincera, quasi spaventosa e piacevole al contempo. Il suo cuore ancora non accennava a calmarsi quando Marco le porse il soprabito color panna.

"Non avete freddo con solo questo cappotto addosso?" chiese lei mentre il ragazzo l'aiutava a indossarlo.

"Ci farete l'abitudine." rispose ammiccando.

Quando uscirono di casa, il freddo la travolse, provocandole un sussulto. Percorse il vialetto al fianco di Marco, in assoluto e imbarazzante silenzio.

Il tempo era tetro, annuvolato e grigio ma, in qualche modo, affascinante. Con la luce tenue del pomeriggio, Virginia potè osservare ciò che la circondava: abitavano davanti ad un parco, che riconobbe come il probabile parco del Valentino. C'erano poche ville, simili a quella di Marco, e le solite macchine che conosceva erano sostituite da carrozze con maestosi cavalli.

IL PORTONE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora