CAPITOLO 11

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Virginia si svegliò senza difficoltà e in assoluta pace. Nessun incubo e nessuno che piombava nella sua stanza senza darle il tempo di metabolizzare. Si stiracchiò provando sollievo nel muovere i muscoli irrigiditi e aprì lentamente gli occhi. Il sole inondava la stanza vuota rendendola piacevole e accogliente. La ragazza fece lunghi respiri mentre fissava il soffitto decorato, dando il tempo al suo corpo e alla sua mente di risvegliarsi a dovere.

Aveva bisogno di una doccia. Ormai era l'unica cosa che le permetteva di rilassare i suoi nervi costantemente tesi.

Si ricordò che quella mattina avrebbe dovuto fare una lezione con Margherita. Non l'entusiasmava dover ripetere i nomi dei nobili, ricordarsi di stare dritta, sorridere, porgere la mano e evitare di parlare di cose che non riguardavano il tè, la moda o la cura della casa. Non era il suo mondo e avrebbe preferito sedersi al tavolo con gli uomini e discutere di storia o politica. Invece era una donna in un'epoca che non le apparteneva e non poteva far altro che obbedire e fingere di stare a proprio agio in quelle vesti.

Virginia fece un grugnito che avrebbe sollecitato un'occhiataccia da parte di Margherita e scese pigramente dal letto. Si mise una vestaglia e andò alla finestra: la neve si era sciolta e la gente aveva ricominciato a camminare per le strade. Il sole osservava tutto dall'alto. Sorrise. Ha sempre amato le belle giornate, il calore e l'allegria che esse portavano. Avrebbe superato la giornata con un pizzico in più di buonumore.

Qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare.

Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere "Avanti" che Margherita irruppe con i suoi modi teatrali incitandola a svegliarsi perché era tardi.

Non vedendo Virginia nel proprio letto si bloccò sul posto. Rivolse uno sguardo alla ragazza e disse: "E' un miracolo. Sei già in piedi. Bene, meglio per le mie corde vocali."

Virginia scosse la testa ridacchiando.

La donna le rivolse un sorriso accennato, dirigendosi verso il bagno e socchiudendo la porta. "Scegli un abito dall'armadio, cara."

La ragazza si avvicinò al sontuoso mobile in legno, aprendo l'anta. Guardò gli abiti appesi con cura. Sembravano essersi duplicati.

"Ci sono abiti nuovi o sbaglio?"

"Non erri, ragazza. Mi sono presa la libertà di ordinarti nuove vesti."

Si poteva dire tutto su Margherita, ma non che avesse cattivo gusto. Ogni stoffa, merletto e tinte, uniti insieme, erano assolutamente spettacolari.

Virginia aveva ampia scelta, così ne afferrò uno di suo gradimento: un abito semplice di tulle color panna con decorazioni corallo. Pensava potesse abbinarsi a quella giornata così soleggiata.

"Ottima scelta! Uno dei miei preferiti." Margherita le si avvicinò osservando il vestito. "La vasca è pronta. Ti attendo in cucina per il tè e la colazione."

Detto ciò uscì dalla stanza lasciandola da sola.

La ragazza poggiò l'abito sul letto e si diresse verso il bagno.

Osò guardarsi allo specchio. Stentava a riconoscersi: le occhiaie rendevano i suoi occhi verdi più scuri e la pelle era spenta. Non aveva l'aria di una giovane felice e in salute. I perpetui incubi e la lontananza dalla sua famiglia, nonché il costante stress, la stavano mettendo a dura prova.

Si lasciò scivolare nell'acqua bollente, lavando via ogni dubbio. Ma la sua mente difficilmente amava star ferma, perciò ripercorse la sua conversazione della sera prima con Marco: le sue scuse sincere, i suoi occhi neri così profondi e la sua generosità nell'aiutarla a tornare a casa. Non aveva mai incontrato un ragazzo che catturasse immediatamente il suo interesse, che si preoccupasse di lei e che la facesse sentire, in qualche modo, al sicuro.

IL PORTONE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora