CAPITOLO 16

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"Pare che Marco e Margherita stiano ancora parlando." disse Virginia sentendo le voci al piano di sopra.

"Direi piuttosto che stiano discutendo." specificò Adrien mentre giocherellava con l'anello che aveva al dito. Era uguale a quello di Margherita, notò Virginia.

Riportò l'attenzione al presente: effettivamente le voci erano relativamente alte.

Del perché Marco avesse detto quelle cose era un mistero. Non sembrava il tipico ragazzo pieno di sé; Virginia era certa che non lo fosse. Forse voleva solo proteggere la zia dalle cattive compagnie.

"Vogliamo andare a fare una passeggiata? Potrei mostrarti casa mia." propose il ragazzo interrompendo bruscamente i pensieri della ragazza.

Virginia lo guardò alzando un sopracciglio.

"Non pensare che io ti stia facendo delle avance. Mi piacerebbe solo farti vedere il pianoforte, magari suonare qualcosa. Non amo questa atmosfera di... conflitto" continuò lui.

"Ma Marco e Margherita..."
"Loro ne avranno ancora per un po', credimi. Fanno sempre così. Torneremo prima che scendano per il tè."

Lei ci pensò: aveva strane sensazioni nei confronti del ragazzo, sensazioni che non riusciva ad identificare, e come avrebbe fatto se non tentava di conoscerlo a fondo? Alla fine rispose: "Va bene. Meglio che rimanere qui ad annoiarmi."

Adrien l'aiutò a mettersi il cappotto e, insieme, uscirono. Il meteo non era dei migliori: il freddo era pungente, le nuvole oscuravano il sole e la pioggia cadeva incessantemente. Il ragazzo aprì un ombrello offrendo il braccio alla ragazza, che accettò.

Decisero che, malgrado il tempo, fosse meglio camminare.

"Perciò suoni il piano." disse Virginia.

"Esatto. Suono, gioco a scacchi e sono discreto a tiro con l'arco."

"Tiro con l'arco?"

"Mio padre, quando eravamo in Francia, mi portava molto spesso con lui a caccia. Mi ha insegnato ad usarlo in una di quelle gite padre-figlio."

La voce di Adrien vacillò, come se ripensare a quei momenti lo facessero star male.

"Ora immagino ti serva a poco, tale abilità."

"Attualmente si. Ma non si sa mai quando può tornare utile." rispose sorridendole in modo gelido.

Virginia inghiottì la saliva e portò lo sguardo davanti a sé. Rabbrividì, dando la colpa al freddo invernale.

Torino sotto la pioggia era assolutamente magnetica. Tutt'intorno era come se rallentasse. L'atmosfera si faceva sui toni del beige, facendo risaltare i palazzi e i monumenti.

Camminarono per circa undici minuti. Marco le aveva accennato che l'amico viveva poco distante da lui.

"Eccoci arrivati alla mia umile dimora." disse Adrien fermandosi davanti ad una villa talmente grande da poter ospitare due famiglie.

La facciata era semplice: colorata di un beige rosato con qualche decorazione grigia e finestre strette ma lunghe. Al lato si trovava un'enorme terrazzo. La casa era collocata in una zona calma e a dir poco silenziosa che metteva quasi inquietudine.

"Umile?" replicò Virginia.

Adrien ridacchiò. "Vogliamo entrare?"

Virginia annuì seguendo il ragazzo oltre un cancello di rame. La prima cosa che la ragazza notò fu il giardino: un sentiero in ghiaia fiancheggiato da cespugli in fiore portava ad una sola ed unica panchina immersa nel verde.

IL PORTONE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora