CAPITOLO 9

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Il freddo al di fuori della sua camera era ancora più pungente. La casa buia, illuminata solo da poche candele.

"Era ora. Ci hai messo troppo tempo."

Margherita era seduta al solito tavolo con una tazza di tè fumante tra le dita affusolate.
"Perdonami, avevo bisogno di un bagno bollente."

La donna la squadrò da testa a piedi. "Immagino abbia aiutato un pochino la tua situazione."

Virginia ridacchiò, ma si zittì di fronte allo sguardo severo dell'altra.

Il vestito nero di Margherita frusciò a terra quando si alzò per raggiungere la ragazza.

"Lezione numero uno: mai dare del tu a chi non ti da espressamente il permesso."

Virginia alzò un sopracciglio e la donna si affrettò a replicare: "Io e Marco siamo l'eccezione. Lui si è preso la libertà di parlarti in modo informale e, in quanto a me, te lo concedo ora."

Le due si scambiarono un sorriso caldo e sincero.

"Ma non azzardarti a usare questa informalità quando siamo in presenza di estranei. Mai."

Virginia annuì. Osservò la stanza, contemplando il silenzio. "Dov'è Marco?"

"E' uscito presto, stamattina. Aveva delle... questioni da risolvere."

"Riguarda la leggenda?"
"Non ruota tutto intorno a te, signorina. Ci sono questioni urgenti. Quello che hai assistito qualche giorno fa, ad esempio."

"La... rivolta?"

Margherita annuì.

"Come mai quegli uomini hanno fatto irruzione?"
"Per reclamare i loro diritti, com'è giusto."

Virginia la osservò in attesa che continuasse. La donna sbuffò lievemente alzando gli occhi al cielo e spiegò: "La gente è povera. I padri non riescono a prendersi cura delle proprie famiglie. L'agricoltura, che già prima scarseggiava, ora è peggiorata. La terra è... secca da quando..."

"Da quando sono arrivata io qui..."
Margherita annuì. I suoi occhi velati di tristezza e impotenza. Si avvicinò alla finestra. "Molti dicono che è opera del diavolo. Altri dicono che sia stata una strega sotto richiesta dei nobili. In entrambi i casi, il popolo muore di fame."

Ci fu una pausa scandita solo dal cinguettio degli uccelli del mattino. Quella dichiarazione non la stupiva, eppure non poté non sentire pietà per quelle persone.

"Cosa possiamo fare?"

La donna si girò di scatto guardandola negli occhi.

"Noi non faremo niente. Sarà Marco ad occuparsi della situazione."

Sottomissione all'autorità maschile. Ovviamente. Non apprezzava sentirsi dire cosa fare, come comportarsi e tantomeno starsene con le mani in mano mentre la gente soffriva. Ma lì le regole le dettava Margherita e lei non poteva ribellarsi come avrebbe voluto.

"Perlomeno posso aiutare per l'altra... situazione? Riguarda me."

Margherita si sedette nuovamente al tavolo osservando Virginia, ancora in piedi davanti alla soglia, con occhi comprensivi.

"Anche quella situazione la sta gestendo mio nipote. Ha accesso a più informazioni di noi e non darà troppo nell'occhio. Se troverà qualcosa di rilevante ti informerà."

Virginia sbuffò. "Perciò noi, nel frattempo, cosa dovremmo fare?"

"Imparare." rispose indicando la sedia di fronte a lei.

La ragazza si trascinò fino al tavolo di legno.

"Schiena dritta." abbaiò la donna.

Virginia obbedì. La schiena oppose resistenza, ma la ragazza non cedette.

IL PORTONE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora