CAPITOLO 10

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Virginia si svegliò di soprassalto. Il fiato corto come se avesse corso una maratona. Si buttò velocemente giù dal letto e aprì la porta della sua camera. Emise un urlo quando andò a sbattere contro un'altra figura.

"Ma si può sapere cosa ti prende?" borbottò Margherita.

"I-io..."

La donna, vedendo il viso terrorizzato della ragazza, addolcì il tono corrugando la fronte con preoccupazione.

"Cos'è successo?"

Virginia scuotè la capo come per scacciare quel ricordo. Alzò di scattò la testa strabuzzando gli occhi. Osservò la porta dove l'ombra scomparve e sussurrò: "Marco".

Scostò con forza Margherita, che si appoggiò alla parte per non perdere l'equilibrio, e bussò con prepotenza.

Poco dopo il ragazzo aprì. Era a petto nudo, i suoi addominali scolpiti avrebbero distratto Virginia all'istante, ma in quel momento sollevò lo sguardo verso quello di lui. Il suo volto era confuso e assonnato, come se si fosse appena svegliato anche lui da un incubo.

"Stai bene?" chiese con urgenza la ragazza.

"Oui. E tu?"

Virginia annuì distogliendo lo sguardo per paura che ne leggesse ogni segreto.

"Cosa sta succedendo qui fuori? Avete organizzato une fête senza invitarmi?" Marco osservò la zia. Quest'ultima sollevò le spalle.

Gli occhi di entrambi erano puntati su di lei, volevano una spiegazione. Virginia si sentiva pazza. Era il secondo sogno che faceva e, in entrambi, quella figura ne era la protagonista. Avrebbe potuto dirlo a loro due, chiedere se avessero una risposta a quell'enigma; ma per qualche ragione mentì. "Scusatemi. Avevo sentito un rumore dalla camera di Marco e credevo si fosse fatto male. Tutto qui."

Ridacchiò. Forse ciò che aveva detto era poco credibile, anzi quasi sicuramente lo era. Tuttavia era riuscita a fornire una risposta leggermente sensata in modo da buttarsi questo fatto sconvenevole alle spalle.

Si voltò verso Margherita ancora appoggiata alla parete. "Ti andrebbe un tè?" Non attese una risposta. Diede le spalle ad entrambi e si diresse in cucina.

Mise l'acqua sul fuoco e si andò verso la finestra osservando il giardino. Il cielo non accennava a schiarirsi, la neve si scioglieva lasciando pozzanghere e fango. Si sentiva sopraffatta, la mente offuscata dalla nebbia. Non sapeva come agire e questo la lasciava indifesa. Si portò una mano dietro al collo dolorante e irrigidito, massaggiandolo.

Dei passi entrarono nella stanza. Virginia si girò lentamente, rivolgendo prima lo sguardo stanco alla donna e poi alle spalle di quest'ultima.

"Non scenderà. Non voleva turbarti ulteriorimente dopo questo pomeriggio."

La ragazza accennò un sorriso, annuendo. Lui non sarebbe accorso a chiederle cosa fosse successo. Non sarebbe stato lì ore finchè lei non avesse ceduto raccontando ciò che l'aveva turbata tanto. E perchè mai avrebbe dovuto farlo? Lei stessa si era rifiutata di raccontare ciò che le accadeva, non poteva biasimarlo se aveva altre questioni di cui lei non faceva parte.

"Credi che io abbia esagerato a parlargli in quel modo?"

Margherita la guardò, prendendo tempo per trovare le parole più corrette. "Marco è sempre stato un ragazzo che cerca di aiutare i più deboli. Sicuramente non gli ha fatto piacere sentirsi messo all'angolo, non è abituato: ogni ragazza cade ai suoi piedi anche solo se respira. Tuttavia credo che tu gli faccia bene, lo metti in riga."

"E' solo che mi sento in colpa."

"E per cosa, cara? Per aver detto apertamente ciò che pensavi? E' una sua responsabilità decidere come reagire alle tue parole."

IL PORTONE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora