Mariasole's point of view
Era euforico, forse troppo, ma era bello vederlo felice.
«Cosa prendi?» mi sorrise guardando il menù.
«Non ne ho la minima idea» risi guardando confusa il menù «Perché non fai tu?» gli chiesi ridendo e lui colse la palla al balzo.
Segnò su un foglio tutto ciò che volevamo prendere e lo consegnò al cameriere, solo dopo aver aggiunto di volere una specifica bottiglia di vino roso che avevo accuratamente scelto io.
«Ti piace il posto?» mi parlò tutto sorridente.
Io annuì con la stessa energia.
«É davvero bello, hai classe» lo presi in giro e lui rise.
«Non so niente di te» esordì dal nulla.
Io rimasi in silenzio, spiazzata dalla sua affermazione.
Il cameriere ci versò il vino nei bicchieri mentre noi continuavamo a guardarci in silenzio.
«Può lasciare la bottiglia?» domandai e lui la posò sul tavolo.
«Non prendermi per un maniaco, Sole» mi prese le mani «Mi piace conoscere la gente con cui lavoro, tutto qui» mi spiegò con un tono dolce.
Fu quella la frase a farmi perdere un po' di speranze, forse lo faceva con tutti i manager che aveva avuto.
Buttai giù il bicchiere di vino.
«Sono pugliese, non penso si capisca» iniziai a parlare e lui mi guardò stupito «Ho studiato teatro e recitazione per anni, per quello lo so ben nascondere».
«E come mai ti sei data al lavoro da manager?» mi chiese curioso prendendo il bicchiere fra le mani.
«Perché il teatro non era proprio la mia strada ecco» gli spiegai «Diciamo che come manager mi sono sempre rivista di più».
Lui annuì e le prime portate iniziarono ad arrivare.~•~
«Sole!» mi raccolse da terra Alberto.
Avevo bevuto troppo e, nonostante avessi le mie solite scarpe ginniche, ero riuscita a cadere non appena uscita dal ristorante.
«Sto bene» gli sorrisi con la voce impastata di alcol.
Lui scosse la testa ridendo e chiamò un taxi.
Salimmo e mi fece stendere con la testa sulle sue gambe.
«Ma io sto bene Albe» cercai di mettermi su ma lui insistette.
Sbuffai e sentì gli occhi farsi pesanti, ma non volevo addormentarmi.
Dopo qualche minuto arrivammo al nostro hotel.
«Cammina dritta» mi rimproverò il moro, come se fosse mio padre.
«Ho venticinque anni, sono indipendente» mi liberai da lui e provai a camminare da sola, fallendo e cadendo.
«Ne hai ventisei e non ne sei capace» mi prese in giro alzandomi di nuovo da terra.
Prendemmo l'ascensore e, mentre aspettavo che arrivasse al nostro piano, mi appoggiai alla sua spalle, chiudendo lievemente gli occhi per l'effetto sonnifero che l'alcol aveva su di me.
Mi accompagnò fino alla porta della mia stanza, poggiando al posto mio la chiave elettronica sul dispositivo.
«Grazie» sorrisi poggiandomi allo stipite.
«A te della bella serata» mi sorrise lui.
Avevo il cervello spento a causa del vino, non riuscivo nemmeno a riflettere.
Io e lui rimanemmo in silenzio a guardarci, mentre piano piano le distanze fra i nostri visi si accorciavano.
Fu lui ad azzerarle del tutto ed io a tirarlo nella mia camera.
Non ci aveva visti nessuno, vero?my space
la parte finale non mi ha cringiata, meno male che non ho dovuto descrivere passo passo...
come state?
vi sta piacendo la storia?
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eravamo da me e?||Tananai
Fanfictionlavoravano insieme, per questo lei non poteva. una sera il vino rosso le aveva annebbiato la mente, erano finiti da lei e? *questa storia non ha nulla di vero, l'unico personaggio reale è albe, per il resto è tutto frutto della mia immaginazione* bu...