chapter 6;

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Mariasole's point of view

La pausa pranzo fu il respiro di sollievo più forte che avessi mai tirato in tutta la mia vita.
Andai nel bar vicino all'ufficio per prendere qualcosa da mangiare, un po' come facevo tutti i giorni.
Fu Alberto a seguirmi.
«Che prendi di buono?» mi sorrise mentre guardavo il bancone del bar.
«Non so se una piadina o un'insalata per non sgarrare ancora» gli spiegai battendo il dito sul mento.
«Vai di piadina» mi appoggiò lui.
Io seguì il suo consiglio e lui prese lo stesso.
Andammo verso lo studio e ci sedemmo sui gradini d'ingresso a mangiare.
«Che fai stasera?» mi chiese addentando il suo pranzo.
Mi voltai verso di lui con gli occhi sgranati e la bocca piena.
«Vado in palestra» risposi secca.
Lui annuì e fra di noi cadde di nuovo un silenzio imbarazzante.
«Verresti di nuovo a cena con me?» chiese.
Aveva lo sguardo fisso davanti a se, non mi guardava nemmeno con la coda dell'occhio.
Non volevo ammetterlo, ma sicuramente ero arrossita.
«Seriamente o come la prima volta?» chiesi masticando.
«Dipende se non bevi troppo vino» rise voltandosi verso di me.
Aveva le orecchie rosse, forse si era un po' imbarazzato anche lui.
«Ci potrebbe stare» risposi.
I suoi occhi si illuminarono di una piccala lucina, mi fece sorridere il cuore.
«Io vado dentro» parlai alzandomi, cercando di sembrare il meno impacciata possibile.
Entrai in ufficio e mi chiusi in bagno.
Sciacquai il viso e fissai il mio riflesso nello specchio.
Sorrisi, forse uno dei migliori sorrisi che avessi mai fatto.

~•~

«Abbiamo finito per oggi» sorrisi ai miei colleghi sgranchendomi la schiena.
«Sole aspettami» mi rincorse una delle segretarie: Patrizia.
Lei era la tipica segretaria zitella che ti guardava male per qualsiasi cosa tu facessi, temevo mi volesse chiedere di Alberto, ma, infondo, lei era rimasta in studio, non era venuta alle riprese.
«Ma fra te e Alberto?» alzò seria un sopracciglio tirandomi qualche gomitata.
«Che? Niente» risi nervosamente cercando di negare un po' l'evidenza.
Stanto alle sue parole,per quanto lo volessi nascondere, io e lui ci eravamo inevitabilmente avvicinati dopo le riprese, più di quanto già non lo fossimo e, soprattutto, ancora di più dopo quella cena.
«Vi ho visti affiatati» sorrise acidamente.
«Siamo solo amici, Patti» sorrisi a trentadue denti e la superai.
Entrai in macchina e rimasi a fissare il muro del parcheggio con le mani sul volante.

«Verresti di nuovo a cena con me?»

La frase di Alberto mi risuonava in testa come una canzone, la scena fuori all'ufficio come un film.
Fui riportata sulla terra da una persona che bussò al mio finestrino: era lui.
Pensi al diavolo...
«Vai in palestra?» chiese appoggiando i gomiti sulla porta.
«Si, e sono in ritardo» sorrisi rossa in viso.
«Con me puoi anche non imbarazzarti» rise e mi baciò a stampo, senza neanche darmi il tempo di realizzare.

eravamo da me e?||TananaiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora