chapter 11;

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Mariasole's point of view

Quella mattina Alberto insistette per accompagnarmi a fare la spesa; sembravano una coppia sposata e questo quasi mi spaventava.
Probabilmente mia madre avrebbe detto "se non trovi ora uno che ti porta sulle spalle, non lo troverai mai", ma non volevo pensarci.
Fare la spesa con Albe era come farla con un bambino, con l'unica differenza che lui è un po' più alto di un bambino delle elementari.
«Albe dobbiamo capire cosa mangiare a pranzo» dissi camminando per le corsie del supermercato.
«Io propongo una triste pasta al sugo» disse mettendo nel carrello l'ennesimo pacco di patatine che misi a posto.
«Non hai fantasia» sbuffai.
Mi bació una guancia e mi guardai intorno più spaventata di lui: poteva vederci chiunque.
Lo avevano fermato già alcuni ragazzini e, come minimo, qualcuno sicuramente aveva visto la scena.
«Come fai a fingere che non sia una cosa da tenere segreta?» parlai a denti stretti.
«Tutti devono vedere quanto è bella la mia fidanzata» mi sorrise sistemandosi la visiera del berretto.

"La mia fidanzata".

Avvampai potentemente, così mi avvicinai al frigorifero degli yougurt per non farglielo notare.
«Prendiamo i fruttolo con gli smarties?» mise il broncio alle mie spalle.
Gli lanciai un'occhiataccia e si mise al comando del carrello tutto serio.
«Meglio i Mumù» sorrisi come una scema mettendoli nel carrello e le sue labbra si incresparono in un sorriso ingenuo.
Risi di cuore, mi faceva tenerezza.
Mentre camminavo distratta per le corsie del supermercato lo sentivo canticchiare qualcosa al mio fianco, picchiettando a ritmo le dita sul carrello.
«Fammi tornare alla notte che ti ho
conosciuta» si voltò verso di me smettendo di cantare quella dolce melodia e con un ghigno in viso, quasi compiaciuto.
Gli zigomi mi si colorarono di un leggero rosa e trattenni il bisogno di posare le mie labbra sulle sue.
Tornai con l'attenzione sulla corsia, mordendomi ripetutamente il labbro per controllare il bisogno di un suo bacio.
«Vedi che puoi baciarmi» sorrise alle mie spalle.
Mi voltai verso di lui con gli occhi spalancati, rossa in viso ed il labbro inferiore fra i denti.
«Alberto tu vuoi che le ragazzine che ti seguono mi vengano a trovare sotto casa con i forconi?» gli misi una mano sulla bocca e senti le sue labbra incresparsi in una risata, proprio sul mio palmo.
Ridussi gli occhi ad una fessura e tolsi la mano dal suo viso.
«Ammetto che mi diverte vederti preoccupata per la nostra relazione» rise di gusto.

«Per la nostra relazione».

«Avevamo detto con calma» mi avvicinai a lui parlando a bassa voce e mantenendo lo sguardo fisso sulla sua t shirt nera.
«Ma la nostra è comunque una situazione» sorrise alzandomi il viso «Vero?» chiese con un tono quasi preoccupato.
Annuì e lo vidi subito più rilassato.
Mi divincolai dal suo caldo tocco e riprendemmo a camminare.
«Quindi cosa mangiamo a pranzo?» chiesi sorridente nella speranza di ottenere una risposta.

Sembravamo una coppia, una di quelle tanto felici, e mi volevo godere ogni secondo di quella felicità.

eravamo da me e?||TananaiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora