chapter 19;

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Mariasole's point of view

Ero felice perché per la prima volta sarei stata io a far emergere una stella, senza prendere i lavori lasciati a metà da altri - come nel caso di Alberto.
Quel giorno andai in studio con un sorriso enorme, che partiva dall'orecchio destro e terminava al sinistro.
Mi ero messa in tiro: gonna grigia e lunga fino al ginocchio, con un blazer che riprendeva lo stesso colore della gonna, spezzando il completo con una camicetta bianca.
In studio non ci andavo mai vestita elegante, anzi!
Mi era capitato fin troppe volte di andarci in ciabatte, un po' di meno di andarci in pigiama, ma per l'incontro con quella ragazza volevo dare l'impressione di essere una donna responsabile e capace di prendere in mano il suo futuro.
Entrai in ufficio sorridente tenendo strette fra le braccia cartelline di ogni colore, sotto lo sguardo attento ed accusatorio dei miei colleghi.
Ridacchiavano e parlottavano, fingendo che non li potessi sentire, ma io tirai un lungo respiro e mi chiusi nel mio studio; non mi importava molto della loro opinione, ma mi era bastata quella piccola passerella in studio a farmi capire che un aspetto formale lo avessi.
La ragazza sarebbe stata in studio per l'ora di pranzo, così decisi di sbrigare faccende su faccende che avevo lasciato a metà, partendo soprattutto dal riordinare la mia scrivania.
Mi soffermai più e più volte sulla foto di famiglia che avevo sulla scrivania, chissà se anche a loro sarebbe piaciuto Alberto tanto quanto piaceva a me.
«Permesso, avanti, si, mi accomodo» entró tutto contento Alberto nel mio studio, dandosi da solo le risposte che gli avrei dato io.
«Entusiasta?» sorrise ed io annuì enercica.
«Un po' in ansia non guasta, spero solo che non sia una brutta persona» parlai scarabocchiando su un post-it.
«Qualunque scelta prenderai io sarò dalla tua parte» mi strinse la mano il moro, chiudendola fra le sue, ed io sorrisi calorosamente.
Mi bació il dorso ed andó via.

~•~

Per pranzo mangiai tanto, cercando di colmare il buco nello stomaco che l'ansia mi aveva creato con qualche panino del fast food o qualche ciambella al cioccolato del bar di fronte allo studio.
Quando Federica si affacció per annunciarmi l'arrivo della mia cliente scattai seduta composta, come se dovessi essere io quella ad essere giudicata da lei.
Sospirai profondamente ed assieme a lei entrarono nel mio studio quelli che parevano essere i suoi genitori.
Le sorrisi calorosamente, stringendo la mano dei suoi genitori e poi la sua: avevo davanti a me il mio nuovo orgoglio.

eravamo da me e?||TananaiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora