chapter 4;

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Mariasole's point of view

Avevo freddo.
Mi rannicchiai nelle lenzuola, sentendole fredde a contatto con la pelle.
La tapparella della mia camera era già aperta; non l'avevo chiusa la sera prima?
Strizzai gli occhi e mi portai il cuscino sul viso, sentendo i postumi della sbornia raggiungere anche l'angolo più remoto del mio corpo.
Mi resi conto dopo di essere nuda.
Sgranai gli occhi e rimasi qualche attimo a riflettere sulla sera prima, senza riuscire ad evocare alcun ricordo, solo un insopportabile mal di testa.
Tante, troppe domande.
«Buongiorno» sentì dire, era una voce maschile.
Alberto era appena uscito dal bagno della mia stanza con un asciugamano in vita ed uno in mano per asciugarsi i capelli.
Urlai, urlai come se avessi visto un mostro.
«Che ci fai qui?!» mi coprì il seno con le lenzuola.
Non ricevetti risposta, solo una risata incontrollata del moro.
«Sei così rossa» rise ancora tornando in bagno.
Raccolsi da terra la sua camicia e la indossai per parlargli a quattrocchi.
«Senti tu» gli puntai il dito entrando in bagno ma i suoi occhi si spostarono da tutt'altra parte che sul mio viso.
Incrociai le braccia sentendo il viso arrossarsi fino alle orecchie.
«Cosa è successo ieri sera?» mi sedetti sul lavandino.
«Vuoi il disegnino o pensi di poterlo capire da sola?» domandó retorico levandosi l'asciugamano dalla vita.
Coprì la visuale con le mani per poter restare seria.
«Ma come è successo?» domandai andando nel panico.
«Pensi di aver perso la professionalità da manager?» rise mettendosi i pantaloni ed io annuì.
«Smettila di rispondere alle mie domande con altre domande» lo rimproverai seria.
«Va bene» sospirò «La camicia puoi tenerla».
Mi baciò sulle labbra prima di uscire dal bagno.
Si mise la giacca ed uscì lentamente dalla mia camera, sperando di non essere visto.
Io e Alberto eravamo andati a letto insieme?
Nessuna immagine della sera prima si azzardava a saltarmi in mente, i miei ricordi erano fermi a quando mi aveva chiesto di me.
Presi un antidolorifico e mi docciai, lavando via il sudore della sera prima e la sbornia a cui fui condannata tutto il giorno.

~•~

Ero sicurissima che una piccola parte di me fosse felice di quello che era successo, ma un'enorme parte di me si mangiava le mani pensando di aver fallito del mio lavoro.
Miravo molto alla mia immagine ed alla professionalità e, per colpa dell'alcol, mi ero ritrovata a perdere il controllo di entrambe, cosa che non mi andava per nulla bene.
Per quanto ci provassi, della sera prima non ricordavo nulla e, più ci provavo, più il mal di testa mi distruggeva.

~•~

Quella sera dovemmo lasciare l'hotel, e tirai un sospiro di sollievo per non aver superato i giorni che avevamo prenotato.
Ci trovavamo a qualche ora di macchina da Milano, così caricai le valigie in macchina e mi misi alla guida.
Speravo di essere sola durante il tragitto ma, a mia sorpresa, Alberto prese posto al lato passeggero prima che potessi mettere in moto.

«Hai intenzione di non parlarmi per due ore?» domandó ironico.
Eravamo in viaggio da solo un quarto d'ora e l'unico rumore in sottofondo era quello del motore dell'auto e della radio accesa.
«Tu cosa ne pensi?» mi voltai verso di lui.
Aveva gli occhi fissi su di me.
«Abbiamo ventisei e ventisette anni, possiamo parlarne anche come persone civili eh» rise «Ti vergogni a dire che hai fatto sesso con me?» sorrise fingendosi soddisfatto, ma leggevo anche sul suo viso dell'imbarazzo.
Mi voltai velocemente verso di lui per poi tornare con la stessa velocità con gli occhi sulla strada.
«Non è che mi vergogno» mentì.
«È che ti vergogni Sole» mi mise una mano sulla coscia e subito gliela levai.
«È che non è giusto» sospirai «Cioè mi sembra poco professionale per entrambi, ecco» cercai di spiegarmi.
Lo guardai con la coda dell'occhio: aveva lo sguardo fisso sulla strada.
«Parleró di un uomo ucciso» inizió a cantare la sua nuova canzone, "Abissale".
Non gli diedi molta corda, ma era giusto ammettere che viaggiare con la sua voce di sottofondo era piacevole.
«Io c'ho provato amore, ad essere speciale, almeno un po' per te» si avvicinò al mio orecchio cantando quella parte della canzone.
Mi voltai verso di lui, era ad un millimetro dal mio viso.
Mi baciò l'angolo della bocca prima che potessi tornare con gli occhi sulla strada.
«Potevamo fare un incidente per colpa tua» lo presi in giro.
«Intanto la strada è vuota, siamo stati fortunati» sorrise ed io feci lo stesso.

eravamo da me e?||TananaiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora