-Capitolo 21.

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Il telefono gli cade di mano. Sente le urla disperate della cugina.


Andrà tutto bene.


Deve andare tutto bene. I rumori si allievano, fino a sparire del tutto. e poi, i piedi del ragazzo cominciano a muoversi senza che il padrone glielo imponga, diretti verso la macchina. E anche le mani lavorano da sole, mettendo in moto l'auto e facendola partire verso quel dannatissimo posto chiamato ospedale. Calum scende dalla macchina, avviandosi verso l'edificio. Calum è assente. Questo è solo un incubo, dal quale si sveglierà presto. Sì, è solo un incubo e lui sta sognando. 

Il resto della famiglia è in sala d'attesa, le espressioni stravolte e le lacrime che invadono il più dei visi. E Calum continua a guardare un punto fisso nel nulla, senza l'ombra di una lacrima. Non una. Nemmeno mezza. Perché è troppo terrorizzato per piangere.

Si siede pesantemente su una poltroncina, poggiando le mani sui braccioli di essa. E aspetta, in silenzio. I singhiozzi di Francis, ritmici, incantano il ragazzo, ragazzo i quali occhi scuri vedono cose nella sua mente che nessun' altro vede. Ragazzo che non sa più chi è, cosa succede, che ruolo ha all' interno della sua famiglia. Ragazzo che ha paura della parola "solitudine". Qualcuno gli carezza la spalla, sussurrando qualcosa come: "Si rimetteranno." E' una voce calda e profonda, familiare. Calum si volta, vedendo per la prima volta, dopo tanti anni, il signor Hood. I capelli biondi oramai sono stati rimpiazzati da una chioma argentea, ma comunque ben curata. Gli occhi vispi e allegri, anche se in quel momento esprimono tutt' altro che felicità, sono rimasti quelli chiari di sempre. Non pensava e non aveva intenzione di rivedere suo padre in quel posto, in quelle condizioni. Ma è successo, e accenna un lieve sorriso d'incoraggiamento. Anche se lui è la persona più scoraggiata. Perché è lui che vive con Mali – Koa e Shirley Hood, loro sono la sua unica e vera famiglia. E Calum perdonerà, Calum perdonerà sua madre per il dolore che gli ha arrecato, può comprendere. L'amore di una madre vige su tutto. voleva solo proteggerlo. È pronto a fare di tutto, pur di non perdere le donne che lo hanno fatto diventare quello che è ora. Non può far altro che ringraziarle silenziosamente.

Perché non è lui al posto loro? Perché non è lui che sta combattendo per la vita? I perché sono troppi per essere risposti. Ma si sa, alcune domande sono fatte per non avere una risposta. Un medico dall' aria sofisticata ma gentile si avvicina al gruppo di persone. 

‹ I signori Johnatan e Calum Hood?  ›

Il padre afferra Calum per una manica, alzandosi con il figlio al seguito. 

‹ Seguitemi, perfavore. ›

Calum ritira il braccio, strappandolo dalla presa del padre. Lui non è un cagnolino, e suo padre non ha nessun diritto di prenderlo in quel modo.  

Passi lenti, sordi, accompagnano le tre figure lungo il corridoio che sembra mai finire. Tutto attorno si fa sempre più buio e più cupo, come Calum. Egli non osa pensare che cosa potrebbe succedere se sua madre e sua sorella lo abbandonassero. Egli non osa pensare a come possa cambiare la sua vita senza quelle due figure essenziali per lui. Lui non osa, e basta.

Il medico si arresta improvvisamente, si scosta e poi sussurra: ‹ Prego, entrate. ›

Un silenzio religioso avvolge il ragazzo e l'uomo, silenzio rotto talvolta da un debole "BIP". Il giovane Hood si guarda intorno, e poi la vede. Shirley respira a fatica, con tutti quei tubi che la rendono irriconoscibile, stesa su quel misero lettino. 

‹ La signora Hood è molto grave. Non ci resta che affidarci al buon Dio. Per quanto riguarda la signorina . . . lei si rimetterà. Ha subito qualche danno a livello cerebrale, qualche costola rotta, con il tempo si rimetterà in piena forma. ›

Social Casualty || Cashton. [ #Wattys2015 ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora