Prologo

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Quando hai 20 anni e vivi in una delle città più caotiche di Porto Rico, spesso ti lasci trascinare da questo caos.

Perché pensandoci, quando vivi qualcosa quotidianamente, questo qualcosa finisce per plasmarti. Finisce per cambiarti.
Uno dei fattori che influenza maggiormente l'uomo nello sviluppo della sua personalità è, difatti, l'ambiente esterno.
Viviamo in una società di massa in cui vige la tendenza al volersi omologare alle altre persone, in cui si fa fatica a creare una personalità del tutto propria perché noi stessi, in primis, non ci conosciamo davvero.
"Chi sono io?" è una domanda a cui non sappiamo rispondere, perché siamo inglobati in una grande bolla in cui si seguono certi standard, certi stili di vita e fingiamo, quindi, di essere ciò che non siamo.
Mentiamo a noi stessi e agli altri, per non far scoppiare questa bolla; per non dover affrontare la paura di annegare nella verità di quel che siamo davvero.

All'interno della grande bolla di Ponce, Porto Rico, è difficile non imboccare la cattiva strada vivendo in un contesto in cui sparatorie, aggressioni, traffici di droga sono all'ordine del giorno. E purtroppo chi ne fa più esperienza sono i ragazzi che appartengono alla strada; non che ci siano figli di ricchi intoccabili da queste dinamiche, tutti possono rimanervi coinvolti. Ma spesso questi ultimi lo fanno più per capriccio, per questione di ribellione, che per bisogno.
È come se ci fossero due poli a dividere l'isola: da un lato chi vive una vita agiata e con notevoli comfort, dall'altro chi per andare avanti ha bisogno di buoni pasto forniti dallo stato stesso. Secondo un rapporto dell'Istituto per lo Sviluppo della Gioventù, il 57% dei giovani portoricani sotto i 18 anni vive al di sotto della soglia di povertà.

In un mondo del genere, dove i valori e gli ideali non sono mai omogenei e si è destinati a seguire gli altri, sta a te decidere a quale parte della massa ti vuoi omologare. A quella sbagliata o a quella giusta?
Ma soprattutto si può davvero fare una distinzione così netta tra giusto e sbagliato?

Manuel e sua madre, Anita, vivono a metà di questa polarizzazione sociale che caratterizza il paradiso caraibico: Anita grazie alla sua laurea in lingue ha avuto l'opportunità di lasciare l'Italia, per andare a insegnare in uno dei licei locali. Certo non possono dire di essere ricchi sfondati ecco, ma il suo stipendio garantisce a lei e suo figlio una vita tranquilla e questo è tutto ciò che importa.

Manuel ama sua madre più della sua stessa vita, ed è felice che finalmente abbia avuto un'opportunità lavorativa che le ha concesso di ripartire da zero, come desiderava; dopo l'abbandono da parte del compagno di Anita, nonché padre di Manuel, lei si era ritrovata a dover crescere un figlio da sola e senza un soldo, perché Satana - così Manuel ha sempre chiamato suo padre - si era portato via tutto lasciandola in balia di sé stessa.

Non è stato facile risollevarsi, Manuel questo lo sa.
Ed è per questo che sua mamma è la persona che più ammira al mondo.

Lui ha dovuto lasciare tutti i suoi amici, il nuoto, la scuola. Ma ha sempre avuto un senso di protezione nei confronti di Anita e se trasferirsi dall'altra parte del mondo poteva farle del bene, era disposto a farlo.
Così cinque anni prima erano arrivati nella città di Ponce, la città più grande di Porto Rico dopo la capitale, San Jùan.
Manuel aveva continuato i suoi studi in un istituto che gli dava modo di farlo in italiano (grazie a Dio non aveva dovuto rinunciare al suo romanaccio), anche se alla fine lo spagnolo non lo trovava poi così difficile. Anita invece, non aveva avuto difficoltà alcuna in quanto parlava sia spagnolo - lingua dominante - che inglese.

Con gli anni si erano ambientati abbastanza bene: il ragazzo ha trovato nuove amicizie, di cui Anita non è molto felice perché crede abbiano una brutta influenza su suo figlio; quello che la madre non sa, è che il più piccolo spesso e volentieri svolge dei lavoretti diversamente legali - come dice lui - ma non perché influenzato della sua compagnia (o meglio, non del tutto);
lo fa per mettere da parte qualcosina e aiutare sua madre a spaccarsi un po' meno la schiena.

Ormai, a vent'anni, può permettersi di prendere in mano la situazione. Tanto Io de studià ancora, non c'ho sbatti. Vojo vive facendo surf e trovà un modo pe diventà ricco.

In effetti, da quando è iniziato il suo soggiorno a Ponce ha scoperto nuove passioni, tra cui il surf. Quest'ultimo è diventato ad oggi il suo porto sicuro: quando qualcosa non va, percepire il movimento del mare sotto di sé, provare quella sensazione di pace e libertà scaccia via ogni cattivo pensiero.
Chiunque lo conosca sa che, se all'improvviso si perdono le sue tracce, è sicuramente in spiaggia con la sua tavola.

A Ponce, in estate, la maggior parte dei giovani trascorre molto tempo in spiaggia, sia perché il surf a Porto Rico è un'attività molto comune, sia perché l'intera costa presenta numerosi chioschi in cui è sempre piacevole gustarsi una piña colada o dei pinchos.
In uno di questi chioschetti lavora Simone, un diciannovenne italiano che sta vivendo il suo sogno di studiare all'estero.

Simone ha sempre desiderato essere indipendente, per cui il fatto che i suoi genitori avessero provveduto al pagamento dei suoi studi, non gli andava giù.
Aveva deciso che gli avrebbe restituito fino all'ultimo centesimo a costo di studiare durante il giorno e lavorare per tutta la notte, e così è stato.

Il ragazzo lavora tutti i giorni (mercoledì escluso) in turni serali in uno dei baretti più frequentati dai suoi coetanei. Il titolare, Antonio, è italiano (quando Simone lo ha scoperto, ha tirato un sospiro di sollievo perché il suo spagnolo non è tanto buono, ma sta migliorando) e ha voluto sfruttare la sua provenienza per attirare più clienti: il locale propone ogni fine settimana delle squisite pizze italiane per cui i portoricani vanno pazzi.

Simone si è guadagnato molto velocemente la fiducia del titolare, tant'è che molto spesso rimane addirittura da solo a gestire il chiosco.
Se un anno prima gli avessero chiesto dove si vedeva in futuro, sicuramente non avrebbe neanche immaginato che la risposta sarebbe potuta essere Porto Rico.
Quando gli si è presentata l'occasione di prendere tutto e partire per andare a studiare alla Ponce Health Sciences University non ci ha pensato due volte: a Roma, non aveva niente che lo trattenesse. Certo, c'erano i suoi genitori Dante e Floriana e sua nonna Virginia, qualche amico di vecchia data ma niente più.

Nel corso della sua vita, non era mai stato pieno di amicizie, ha sempre preferito avere intorno poche persone, ma fidate; perché la fiducia sta alla base di ogni rapporto interpersonale ed è una cosa che purtroppo lui ha sperimentato poche volte.

Lo hanno sempre pugnalato alle spalle le persone di cui più gli importava, a cominciare dal ex suo migliore amico che dopo il coming out era uscito dalla sua vita, per finire col suo ultimo ragazzo, Mimmo, che lo aveva tradito.

Col tempo ha imparato a selezionare con più cura le persone da avere intorno, anche se questo comportava rimanere solo.
Era stato ferito così tante volte, che la solitudine non gli faceva paura, ma portava con sè il timore di affezionarsi.
Meglio solo che mal accompagnato.

Dunque, il prospetto di una vita completamente nuova, di una vita felice, era stato allettante dal primo istante.

Simone e Manuel vengono da mondi diversi, hanno ambizioni e stili di vita diversi; apparentemente sono incompatibili, ma nella magia di questo piccolo paradiso terrestre, c'è qualcosa che non può accadere, o tutto è possibile?
Io dico la seconda.

Alla fine, se c'è il destino di mezzo, c'è poco da fare.

                                                                                                        * * *

Ci tenevo a ringraziare Elena (sublivme) per avermi supportata in questa piccola follia e Mode (modchlmt)
per aver realizzato la bellissima copertina.
Grazie anche a chi ha letto, spero continuerete a farlo.

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