CAPITOLO 3

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NORA

È passato un mese da quando mi sono trasferita da Nate Diamond e non sono ancora riuscita a trovare il momento giusto per affrontarlo. Non è un discorso facile da iniziare, visto e considerato che lui ha fatto di tutto per tenerlo nascosto.

Mia madre mi sta facendo impazzire perché vuole che rendiamo publica la nostra relazione. Crede che abbia finalmente accettato l'idea di sposarmi visto che non mi lamento più. So solo che c'è una speranza che io e lui possiamo trovare un'accordo senza che le nostre vite siano rovinate del tutto.

Non ho ancora pensato ad una soluzione, ma so per certo che qualcosa mi inventerò.

Grace mi aggiorna quotidianamente su quanto il mondo aspetti il coming out di Nate Diamond e non può immaginare quanto lo aspetti io. Sarebbe perfetto, perché i miei genitori non potrebbero mai e poi mai prendersela con me.

Mary mi ha raccontato che il signor Diamond non porta mai donne a casa e non passa mia la notte fuori, se non per i viaggi d'affari, quindi non sa quante ragazze possa aver avuto. Io penso che non ne abbia mai avute.

Più mi informo su di lui, più mi convinco che sia effettivamente gay.

Il mio mal di testa ormai è una cosa cronica e costante e mi sono arresa. Prendo l'aspirina e vado verso il bar in cui mi vedo con Lina per non ho ancora capito bene quale motivo. Dobbiamo vederci con urgenza, diceva il messaggio.

Mi siedo e la aspetto, perché è ovviamente in ritardo. Circa venti minuti dopo mi raggiunge e posa un raccoglitore enorme sul tavolo.

—Dobbiamo scegliere l'abito, la location e gli abiti delle damigelle— dice sedendosi con la sua solita aria da persona superiore alla specie umana.

—Chi si sposa?— chiedo guardandola allibita.

—Tu, sciocchina. Tua mamma mi ha detto che non ti lamenti più. Avete iniziato a piacervi?—

—Io e Nate Diamond non ci sposiamo. Non ne abbiamo ancora parlato e non devo scegliere proprio niente con te— dico sorseggiando il mio tè.

—Fai in modo di fermare le voci che ci sono su di lui. Rendi almeno publico il fidanzamento. Dicono che sia gay— dice abbassando la voce per non farsi sentire. Sorrido mio malgrado.

—E quindi?— chiedo divertita.

—Spero per te che non sia stata tu a mettere in giro quella voce, perché potrebbe finire molto male per te— dice lei diventando improvvisamente seria.

—Pensa quello che vuoi. Grazie per il caffè— dico alzandomi e andandomene via senza pagare. Stronza che non è altro.

—Era un tè!— mi urla alle spalle, ma non le do corda.

Il fatto che Nate Diamond sia così potente mi da un certo sollievo perché mi rassicura sul fatto che nessuno nella mia famiglia oserà lasciare dichiarazioni su di noi senza il nostro consenso.

Cammino svelta verso il suo palazzo perché non vorrei che quella squilibrata di mia cugina mi rincorresse come una pazza con il suo raccoglitore sulle nozze.

Per sua sfortuna ne ho uno anch'io. Non è la sola ragazza che immagina un matrimonio da sogno da quando era piccola e ha raccolto foto dai giornalini o che ha visto Friends e ha copiato Monica.

Davanti al palazzo trovo la macchina del Signor Diamond con lui appoggiato contro la portiera.

—Ciao— lo saluto io cercando di forzare un sorriso.

—Ciao. Sali, andiamo in un posto— dice lui aprendomi la portiera. Parliamo poco, ma quando lo fa non usa più il suo tono gelido. Tipo adesso è stato gentile e non autoritario come la prima sera.

CHIAMAMI PER NOMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora