CAPITOLO 6

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NORA

So che sono in ritardo e se non torno prima delle tre non verrò pagata. Non posso permettermi di non rientrare presto oggi. È il giorno del bonus e riesco a mandare i soldi anche a Grace. Però perché sono con mio fratello e Nate Diamond? Devo tornare o Ivan si incazzerà e non posso farlo arrabbiare di nuovo. Sono la sua preferita, ma sa essere crudele anche con me. L'ultima volta ho avuto un livido per tre giorni sulla pancia.

Doveva essere una consegna veloce, eppure quello stronzo ha insistito affinché provassi tutta la roba.

Mi guardo intorno e cavolo è già giorno e sono in ospedale. Oggi Ivan mi ammazza. Ho visto cosa è successo a Lisa quando ha tardato due ore al coprifuoco. Non riesce ancora a sedersi bene e io non posso ridurmi così. Se hai lividi non lavori e se non lavori non vieni pagata. Le regole sono semplici.

Nate Diamond esce dalla stanza e rimango sola con Jason. Non posso rimanere con lui, però non posso nemmeno guardarlo. Non siamo più fratelli. Ora la mia famiglia è Ivan e devo tornare da lui.

—Nora, cosa succede?— sto tremando e lo so perché. Se non torno da Ivan per la dose il corpo comincerà a bruciarmi completamente. L'altra volta per punirmi mi ha fatto saltare la dose e ho patito le pene dell'inferno. Preferisco mille volte essere picchiata che provare quel dolore assurdo.

—Jason, devo andare via subito. Sono in ritardo— dico e mi alzo dal letto staccando la flebo. Sono debole, ma non ho tempo. Guardo l'ora nella parete opposta e vedo che sono quasi le nove. Alle dieci devo essere nella sala da pranzo per la dose. Ivan non mi pagherà oggi e mi farà anche saltare la dose, lo so. Sento le lacrime bruciarmi gli occhi mentre mi metto le scarpe, che sono sistemate ordinatamente vicino al letto. Sicuramente è stato Nate Diamond a farlo. È ossessionato con l'ordine.

—Nora, stai ferma. Sei in ritardo per cosa? Dove devi andare?— Jason mi blocca e so che è più forte di me, ma provo comunque a liberarmi.

—Tu non capisci. Devo andare via subito. Sarei dovuta tornare prima delle tre. Sono quasi sei ore di ritardo.— mi divincolo con le lacrime che mi rigano le guance. Lui mi circonda la vita con un braccio e mi stringe per tenermi ferma provocandomi una fitta di dolore che mi fa urlare. Continua a ripetermi di stare ferma, ma continuo a divincolarmi e a urlare perché mi fa male. Ho ancora un livido sulla schiena per aver dimenticato un pezzo dell'ordine dell'altra sera.

Nella stanza entrano degli infermieri seguiti da Nate Diamond. Devo andarmene.

—Devo andare, lasciatemi. Starò bene quando me ne sarò andata. Lasciatemi andare— continuo a urlare. Perché nessuno di loro mi ascolta? Perché non mi lasciano andare? Jason non è più mio fratello. Se non ricordo male i suoi genitori hanno deciso di diseredarmi. L'unico con cui tecnicamente sono ancora imparentata in questa stanza è Nate Diamond. È mio marito dopo tutto.

—Nora, nessuno vuole farti del male, ti prego stai calma— mi dice una dottoressa e la guardo in cagnesco senza smettere di divincolarmi. Camille Stewart.

—Camille, devo andarmene. Non potete curarmi senza il mio permesso. Lasciatemi andare subito— mi divincolo, ma adesso a tenermi non è solo più Jason, ma anche altri infermieri.

—Nora, non vai da nessuna parte— dice Nate Diamond e vorrei che mi liberassero solo per poterlo prendere a pugni.

Continuo a urlare perché mi liberino poi qualcosa mi punge sul collo e tutto si fa nero.

Mi risveglio nella stessa stanza con la flebo al braccio e Jason e Nate Diamond ai lati del letto. Mi hanno sedata questi stronzi. Per ogni ora che tardo Ivan si incazza di più e la mia punizione diventa sempre peggiore. Se non mi amasse, probabilmente questa volta mi ucciderebbe.

CHIAMAMI PER NOMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora