Capitolo otto

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Dopo un po' di tempo decisi di alzarmi dal mio letto. Mi alzai molto lentamente per evitare capogiri e poi uscii dalla mia camera facendo molta attenzione a dove mettevo i piedi. Sapevo che se avessi fatto rumore i ragazzi mi avrebbero chiesto dove stessi andando.
Mi fermai davanti alla soglia del salotto, ero consapevole che loro fossero lì, sentivo le loro voci. Mi abbassai e iniziai a camminare a quattro zampe, quando raggiunsi la porta d'ingresso, la varcai con un movimento di scatto.
Quando fui fuori sospirai di sollievo e mi diressi verso il giardino.

Quando fui definitivamente fuori presi il mio telefono e gli auricolari, e ascoltai della musica.
Passai per la piscina del Palm Woods, per il giardino, per le strade affollate di Los Angeles, e tutto questo sotto le note confortanti dei Big Time Rush.
Passando per le strade una strana tristezza si impadronì di me, tutti erano in compagnia di qualcuno, e io?
Da quando ero arrivata a Los Angeles mi era capitato solo una volta di sentirmi davvero triste, ma forse questo faceva parte del gioco.

Quando guardai il cielo mi resi conto che stava per fare buio, mi chiesi quanto avessi camminato. Decisi di tornare al Palm Woods per non fare preoccupare i ragazzi, quindi mi girai iniziando a percorrere la strada di ritorno. Mi tolsi le cuffie dalle orecchie e le riposai in tasca. Mi girai verso la strada ma all'improvviso sbattei contro qualcuno.
«Adele!» esclamò lui. Mi girai verso il ragazzo che aveva quasi urlato il mio nome e rimasi perplessa per un attimo di secondo.
«Kendall?»
Lui mi scrutò dolcemente, io gli sorrisi. «Eravamo preoccupati per te.» spiegò lui.
Sospirai. «E quindi sei venuto a cercarmi.»
Ci furono degli attimi di silenzio, ma non furono imbarazzanti, anzi, quasi mi rilassarono.
«Stai bene, Adele?»
Dopo aver udito questa domanda decisi di farmi coraggio, e lo guardai negli occhi. Ci lessi pura preoccupazione, ma c'era anche qualcos'altro, che purtroppo non riuscii a decifrare.
Sorrisi dolcemente. «Sì, Kendall.»
Lui sfoggiò un sorriso a trentadue denti. «Questo non è vero, e quindi io risolverò la situazione.» disse prendendomi la mano e costringendomi a seguirlo. Di norma non mi sentivo in imbarazzo, ma in quella situazione sentii un sentimento simile.
Kendall Knight era riuscito a vedermi triste nonostante io fossi un'attrice perfetta e aveva deciso di sua spontanea volontà rendermi felice? O almeno, di provarci?
Da quanto ero immersa nei miei pensieri non mi accorsi neanche che Kendall si fosse fermato. Guardai la struttura davanti a me e lo guardai interrogativo.
Lui sorrise per l'ennesima volta. «Logan mi ha detto che ami i frullati.»

Dopo aver fatto il giro di tutti i negozi possibili, Kendall mi disse che aveva un posto che sicuramente mi sarebbe piaciuto e avrebbe fatto sparire definitivamente la mia tristezza, anche se lui non sapeva che la mia tristezza era scomparsa non appena l'avevo visto.
Tuttavia mi disse che aveva voluto lasciare quel posto esattamente per ultimo, perciò ci stavamo dirigendo in quel momento. Kendall non voleva che io guardassi, perciò mi stava coprendo gli occhi mentre la sua altra mano era intrecciata alla mia.
«Siamo arrivati!» esclamò lui. Sembrava più euforico di me.
Tolse la mano dai miei occhi e rimasi sorpresa.
Sorrisi con tutta me stessa e lo guardai. «Anche questo ti ha detto Logan?»
Lui scosse la testa ridendo dolcemente. «No. Ho visto che stai leggendo sempre libri, e per di più sono tutti vecchi, quindi eccoci qua.» fece un sospiro senza smettere di guardarmi neanche due secondi, per poi continuare, «Logan mi ha detto solamente che non avevi intenzione di comprarne altri perché quando si tratta di libri non sai controllarti, e quindi hai paura di sprecare tutti i tuoi soldi. Io ti ho portata qua perché potrai prendere tutti i libri che ti piacciono con i miei soldi, e io ti aiuterò a scegliere, anche se non me ne intendo troppo.»
Rimasi più sbalordita di prima e il mio sorriso si fece più ampio. Tuttavia, mi sentii in colpa. «Kendall tu sei carinissimo ma io non posso farlo.»
Il biondo sorrise come se si aspettasse questa risposta. «Adele, io ti voglio bene, un mondo di bene. Da quando ti ho vista all'aeroporto ho visto in te una luce diversa da quella di tutte le altre ragazze, tu puoi fare grandi cose, e tutti se ne accorgono; emani una luce tutta tua che è in grado di abbagliare tutti, anche chi tenta di non vedere. Tutto questo per dirti che non devi sentirti in colpa, non devi farlo. Intesi? Sto facendo tutto questo con il mio cuore, e se a me questo rende felice, perché a te non dovrebbe? Ora entriamo qua dentro e scegliamo i libri più belli del pianeta.»

Ci trovavamo nell'ascensore, stavamo ridendo come dei pazzi per chissà quale motivo.
Ero rimasta sorpresa dalle parole di Kendall, ma quello che mi sorprese di più era che quelle parole non erano rivolte a una ragazza qualsiasi, ma a me. Non sapevo cosa significava, ma non volevo preoccuparmene in quel momento. Quando arrivammo davanti alla porta dell'appartamento, Kendall parlò.
«Allora Adele, sono le undici, e mia mamma l'ha tenuta occupata Katie. Quello che mi spaventa però, sono i ragazzi.»
«Perché?»
Lui mi guardò inserendo la chiave nella serratura. «Ora vedrai.» disse aprendo la porta.
Appena varcammo la soglia si posizionarono davanti a noi i tre ragazzi, uno con una faccia più ridicola dell'altro. Io e Kendall ci girammo a guardarci esattamente nello stesso momento e vidi nel suo sguardo una sorta di divertimento. Era lo stesso sguardo che avevo io, lo sapevo. Sogghignò e mi fece cenno di seguirlo. Ci sedemmo sul divano e i ragazzi accesero la luce del salotto, ritrovandoceli davanti a noi.
«Kendall Knight tu sei consapevole di aver infranto un codice.» disse con aria solenne James.
Guardai il biondo in modo interrogativo. Lui mi fece cenno di non preoccuparmi.
Tuttavia la mia curiosità ebbe la meglio, e chiesi: «Codice?»
Carlos mi guardò. «Non c'è tempo di spiegare.»
Kendall li guardò come per dire: Oh, davvero?
Logan roteò gli occhi al cielo. «Beh forse un po' di tempo c'è.» si girò verso di me, «Alle medie abbiamo fatto dei codici che dobbiamo tutti rispettare altrimenti ci sarà una severa punizione.»
Quei ragazzi non smettevano di stupirmi...
«Punizione? Tipo correre per tutta la città in mutande?» chiesi ironica io, aspettandomi un Ma sei pazza? come risposta. Tuttavia i loro sguardi erano seri.
«Hai indovinato la punizione che spetta a me adesso.» mi disse Kendall.
Sgranai gli occhi.
«Ce lo vuoi dire tu il codice che hai infranto o lo diciamo noi?» chiese Carlos usando ancora lo stesso tono che aveva usato James.
Kendall sospirò. «Lo so. Non si può tornare a casa con una ragazza dopo le undici a meno che non sia stato concordato.»
Lo guardai perplessa. «Ma ragazzi noi siamo tornati alle undici in punto.» dissi io rivolta agli altri tre.
«Sbagliato. Siete arrivati alle undici e due minuti.» corresse Logan.
Cominciai ad odiare la sua precisione.
Kendall si girò verso di me. «Ti dispiace tenermi i pantaloni?»

You're Not Alone - Kendall KnightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora