2. Non prendere l'abitudine.

743 45 4
                                    

Se c'era una cosa che Simone amava era sentirsi libero, provare quella sensazione che gli dava i brividi e riusciva sempre a strappargli un sorriso. Simone associava la voglia di cambiamento al freddo, anche quando gli sembrava di avere tutto e di non poter chiedere di meglio nella vita gli capitava di essere investito da quel freddo e dalla voglia di rivoluzionare tutto, non si fermava a farsi domande, seguiva l'istinto e se avesse sbagliato pazienza, l'avrebbe rifatto ancora fino a trovare il suo posto.
Era stata quella stessa voglia di cambiamento a spingerlo a prendere alcune delle decisioni più avventate della sua vita, più di una persona gli aveva detto che era un pazzo, di accontentarsi di quanto aveva ma lui non voleva farlo, soprattutto a venticinque anni non voleva accontentarsi di un pizzico di felicità senza nemmeno sapere quanto sarebbe durato, voleva avere tutto e se non ci fosse riuscito c'avrebbe comunque provato. Quel freddo che gli penetrava nelle ossa l'aveva spinto a sedici anni a lasciare la scuola, Roma e tutti i suoi amici per trasferirsi in Australia e terminare lì la scuola mentre, parallelamente, si dedicava alla fotografia e conosceva persone che sapeva non avrebbe mai più rivisto ma che gli sarebbero per sempre rimaste nel cuore, difatti conservava un bel ricordo di quasi tutti coloro che aveva incontrato e ricordava quel periodo come quello in cui, più di tutti, si era sentito libero. Nonostante Simone fosse davvero spensierato dall'altra parte del mondo ad un certo punto la medesima sensazione che l'aveva spinto fino a Melbourne, dopo circa un anno e mezzo, lo spinse a spostarsi nuovamente e dopo un breve soggiorno parigino – di cui però non conservava proprio un bel ricordo – si era trasferito a Milano per l'università e dopo circa un anno era entrato nella sua vita Claudio e si era innamorato così come i suoi vent'anni gli permettevano di amare, follemente e incondizionatamente. Con Claudio era stato tutto perfetto, non avrebbe potuto desiderare di meglio dalla loro relazione, erano compatibili sotto ogni punto di vista, affiatati e i motivi di discussioni erano talmente stupidi che finivano per scoppiare a ridere poco dopo, Simone non avrebbe potuto chiedere di meglio. Le cose andavano talmente bene tra di loro che dopo appena quattordici mesi insieme i due affittarono un appartamento tutto per loro, doveva essere l'inizio del loro futuro insieme e invece, quella casa, fu la tomba del loro amore. Dopo i primi mesi di euforia ed entusiasmo per quella novità tutto andò pian piano a scemare, all'inizio complice la sessione universitaria, complici i lavoretti di informatica che Claudio faceva e i corsi di fotografia di Simone le cose tra di loro iniziarono a cambiare, l'amore c'era sempre, Simone era certo Claudio non avesse smesso di amarlo e, allo stesso modo, lui lo amava ma ad un certo punto l'amore sembrò non bastare più, non essere abbastanza per restare insieme. Dopo circa due anni insieme Simone aveva nuovamente avvertito quella sensazione di freddo, aveva cercato di non dargli ascolto, si era ripetuto infinite volte che tutto andava bene e che non avrebbe potuto trovare di meglio che Claudio ma la verità era ben diversa. Dopo settimane a cercare di ignorare quella sensazione che si faceva sempre più pressante, Simone, dovette ammettere la verità e riconoscere che lui e Claudio non erano più gli stessi e non gli piaceva ciò che erano diventati. Claudio sembrava aver perso tutti quegli interessi che l'avevano tanto colpito, non aveva più voglia di fare nulla e i tentativi di Simone di aiutarlo – che fosse con una sorpresa o proponendogli di farsi seguire da un professionista – risultavano vani, Claudio continuava a ripetere che andasse tutto bene e che, semplicemente, più passava il tempo più trovava stupidi quelli che prima erano i loro passatempi. Una sera la situazione peggiorò precipitosamente, i due erano stati invitati al compleanno di un loro amico e Claudio era fermo sulla convinzione di non andare a quella festa e che, nei giorni seguenti, avrebbero potuto invece fare un pranzo tutti e tre insieme, per Simone quello fu un punto di non ritorno e dopo un'accesa discussione i due capirono di avere idee ben diverse per il loro futuro che l'amore non li avrebbe salvati da una vita infelice. Quella sera stessa Simone raccattò le sue cose e, dopo un ultimo bacio, lasciò quella casa senza mai guardarsi indietro, non ebbe più notizie di Claudio e nemmeno cercò di avere contatti con lui, era deciso quando chiudeva qualcosa e non sarebbe ritornato sui suoi passi. Meno di due settimane dopo Simone lasciò il capoluogo lombardo per trasferirsi in quello piemontese, in cui continuò i suoi studi, coltivò i suoi interessi e si avventurò nel mondo delle app di dating conoscendo più persone di quante ne potesse ricordare, pochi di loro però gli erano rimasti impressi e con nessuno di loro superò il terzo appuntamento, nonostante tutto però stava bene ed era certo che, prima o poi, avrebbe incontrato la sua persona ma nel frattempo nessuno gli vietava di divertirsi. L'anno precedente Simone aveva conseguito la sua laurea e dopo un paio di lavori che non l'avevano particolarmente entusiasmato – e per questo durati ben poco – aveva deciso di raggiungere i suoi genitori a Dublino, aveva passato lì però appena quattro mesi quando suo zio Carlo gli propose di lavorare da lui nel frattempo che cercava altro e lui, spinto dalla medesima sensazione di sempre – aveva capito che Roma lo aspettava, era lì che la sua nuova vita lo attendeva e, con un po' di fortuna, sarebbe stata anche quella giusta.
La vita a Roma non era poi così male per Simone, aveva un appartamento tutto suo – di proprietà dei suoi nonni paterni ma che suo padre gli aveva regalato alla laurea – la città era piena di persone interessanti, era piena di luoghi con cui esercitarsi con la fotografia e il lavoro al ristorante lo divertiva, adorava passare del tempo con suo zio e la presenza di un certo ricciolino di certo non lo infastidiva, anche se non poteva dire fosse la stessa cosa dall'altra parte.
Quando Simone aveva deciso di portare Alberto a cena nel ristorante di suo zio aveva pensato sarebbe stato un buon modo per fare colpo su quel ragazzo che, tramite chat, gli sembrava tanto interessante ma non avrebbe mai immaginato l'epilogo di quella serata. Ad accoglierli al loro ingresso nel ristorante era stato proprio Manuel – assolutamente ignaro che Simone fosse il nipote di Carlo – e da quel momento Simone non era stato in grado di staccargli gli occhi di dosso, per quanto Alberto con i suoi grandi occhi verdi fosse un bel ragazzo sembrava sparire accanto a Manuel e le sue labbra rosse per i troppi morsi che si dava mentre appuntava gli ordini dei clienti. Il venticinquenne aveva ascoltato ben poco di quanto Alberto gli aveva detto durante tutta la serata, occupato com'era ad osservare un certo cameriere che sembrava essere diventato una calamita per i suoi occhi, e l'episodio della bottiglia di vino era stato per lui l'occasione perfetta per liquidare Alberto a causa del suo comportamento e anche per parlare finalmente con il riccio, seppur questo non avesse detto molto a causa della scenata del suo accompagnatore. Il giorno successivo, però, aveva avuto la conferma della prima impressione avuta su quel ragazzo di cui poi aveva scoperto il nome: aveva un gran bel caratterino e lo divertiva da morire punzecchiarlo e infastidirlo, niente di troppo pesante ma era abbastanza per strappargli un sorriso e farlo divertire, per il momento pensava potesse bastare ma di certo non si sarebbe accontentato di così poco.

Sotto la pioggia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora