Roma brillava sotto il sole di quel giorno, le gocce di pioggia scintillavano a contatto con i raggi solari e sembrava essere diventata una città diversa da quella preda della pioggia di quella notte, sembrava avere una nuova vita e tutto era più bello. Quel giorno sembrava che la primavera si fosse impossessata della capitale, in una sola sembrava essere mutato tutto o forse erano soltanto gli occhi dell'amore a spingere Manuel a vedere tutto più bello.
Quella notte era stata la più bella della vita e Manuel avrebbe voluto non terminasse mai, avrebbe voluto continuare a starsene tra le braccia di Simone e lasciarsi baciare e accarezzare da lui fino alla fine dei tempi, avrebbe voluto ripetergli per sempre che lo amava e che gli dispiaceva aveva perso così tanto tempo in cui potevano essere felici insieme soltanto per paura. Manuel avrebbe voluto che quelle ore diventassero eterne, vivere per sempre il momento più felice della sua vita ma si addormentò – per quanto non volesse pur di restare a parlare con Simone di tutto e di niente – con il sorriso stampato sul volto consapevole che quella fosse soltanto la prima di tante notti che avrebbero passato insieme consapevoli di amarsi e senza più alcuna paura di ammetterlo. Quella notte era solo l'inizio di tutto, l'inizio di qualcosa di tanto desiderato e che tanto li aveva fatti soffrire – inutilmente – e da quel momento entrambi erano certi che il destino avesse in serbo per loro soltanto cose positive.
Manuel aveva amato ogni istante di quella notte, aveva amato il modo in cui Simone si era preso cura di lui, era stato attento ad ogni minimo movimento e si era assicurato andasse tutto per il meglio, non voleva provasse neppure un briciolo di dolore e c'era riuscito. Manuel non era mai stato meglio e non aveva mai sentito Simone così tanto suo, si sentiva pieno di lui e d'amore e desiderava soltanto che da quel momento in poi la sua vita fosse sempre così, voleva continuare a sentire quel piacevole fastidio alla pancia crescere ogni volta che Simone gli sorrideva e sentire il suo cuore battere felice e sapere di essere ricambiato.
Se sua madre fosse stata ancora lì per lui gli avrebbe detto, con il suo solito sorriso rassicurante, che se lo meritava e che lei lo sapeva che, prima o poi, la vita gli avrebbe riservato qualcosa di positivo e che adesso doveva soltanto godersi tutto ciò che gli sarebbe capitato ancora. Per la prima volta in vita sua Manuel non aveva paura di ciò che sarebbe potuto succedere in futuro, per la prima volta aprire gli occhi al mattino non gli aveva fatto paura perché accanto a lui c'era Simone e lo stava stringendo forte più che mai con la promessa che l'avrebbe fatto ancora per molto, molto, tempo.
Quella mattina fu Manuel il primo a svegliarsi e, con suo stesso stupore, lo fece con il sorriso stampato sul volto e si concesse una manciata di minuti per osservare l'angelo che gli dormiva accanto – o per meglio dire sotto, considerato che lui se ne stava beatamente sdraiato sopra il minore – e osservare attentamente tutti quei dettagli che, negli ultimi mesi, si era imposto di non memorizzare per paura di poterli poi rivedere soltanto nella sua memoria, nei suoi ricordi più dolorosi. Manuel però non aveva più paura e si permetteva di osservare tutto ciò che nei mesi passati si era perso. Con il cuore leggero il maggiore diede un bacio sul naso a Simone – sorridendo quando questo, continuando a dormire, l'arricciò in un modo, a suo dire, adorabile – e si decise a lasciare quel caldo rifugio per potersi dirigere in cucina e preparare la colazione al suo fidanzato.
Il suo fidanzato. Simone era il suo fidanzato. Suonava decisamente bene, doveva ammetterlo.Il ventiseienne non era mai stato un grande mago ai fornelli, le sue abilità culinarie si limitavano al minimo indispensabile per sopravvivere e non dipendere totalmente dai servizi di asporto e infatti solitamente era Simone a cucinare per loro ma, per una volta, voleva essere lui a sorprenderlo. Il ragazzo dovette però accontentarsi di ciò che aveva in casa e non era tanto, data la sua scarsa predisposizione alla cucina non faceva mai grandi spese e, in quel momento, aveva poco più dello stretto necessario e sperava potesse bastare.
Circa mezz'ora più tardi il maggiore si ritrovò a camminare nuovamente verso la sua stanza con un vassoio tra le mani – contenente delle nastrine calde, dei biscotti al cioccolato, della nutella e della marmellata, del latte, succo di frutto e un caffè – e la speranza che il compagno non si fosse ancora svegliato così da poterlo sorprendere. Per sua fortuna, quando entrò in camera, Simone era ancora beatamente addormentato e si trovava ormai totalmente a dormire dal suo lato del letto, con un piccolo sorriso stampato sul volto e il suo cuscino stretto tra le braccia allo stesso modo in cui, fino a poco prima, abbracciava lui.
Davvero volevi perderti tutto questo? Si chiese Manuel e sorrise soddisfatto all'idea che fosse riuscito a mettere da parte l'orgoglio proprio al momento giusto.
- "Simone." Lo chiamò, con tono gentile, Manuel e poggiò il vassoio sul comodino. "Simo, svegliati, è tardi." Non era effettivamente tardi ma, se non si fossero sbrigati, da lì a poco lo sarebbe diventato se non si fossero sbrigati e immaginava non sarebbe stato facile spiegare a Carlo perché erano entrambi in ritardo e tremendamente felici.
Simone emise un mugolio appena udibile e strinse ancora un po' di più il cuscino.
- "Simo, dai, svegliati." Riprovò Manuel e si abbassò per baciargli i capelli. "T'ho preparato 'a colazione." Gli disse. "Ma se nun te sbrighi dovremmo anna' a lavoro senza fare colazione." Aggiunse. "O meglio, te nun la farai perché io c'ho tutte le intenzioni di mangiare." Continuò. "Ho bisogno de recupera' forze, sai?" Concluse ridacchiando e gli accarezzò i ricci morbidi.
- "Puoi recuperarle pure stando a letto co' me." Farfugliò, con la voce impastata di sonno, il minore senza neppure aprire gli occhi.
- "Ma se le ho perse proprio stando a letto co' te, Simo!" Replicò il più grande e si sdraiò accanto a lui. "Dai, amore, alzati. Dobbiamo andare a lavoro."
A quelle parole Simone aprì, effettivamente, gli occhi e li puntò in quelli di Manuel che gli stava sorridendo.
- "Ma buongiorno." Lo salutò Manuel e gli diede un bacio a stampo, incurante del fatto che nessuno dei due avesse ancora lavato i denti, gli interessava soltanto baciare il suo ragazzo.
- "Come m'hai chiamato?" Chiese il minore, con occhi leggermente sgranati e un radioso sorriso che minacciava di comparire in qualsiasi momento.
- "Che cosa?"
- "Poco fa." Disse il venticinquenne. "Come mi hai chiamato?" Chiese nuovamente.
Manuel ci mise un po' a capire di che cosa il ragazzo stesse parlando e, quando lo fece, le sue guance si tinsero di una leggera sfumatura di rosso.
- "Oh." Sussurrò lui. "I- io ho parlato prima de parla' e nun me so' reso con-"
- "Fallo di nuovo." Lo interruppe il più alto. "Chiamami di nuovo in quel modo."
- "Amore." Disse Manuel e si avvinghiò con le braccia al corpo del minore. "Amore. Amore. Amore." Ripeté. "Sei il mio amore, Simone."
Il sorriso presente sul volto del minore non accennava ad andare via e tantomeno a diminuire, sorrideva così tanto da sentire le guance fargli male ma non gli importava, era felice e voleva concentrarsi soltanto su quello.
- "Mi piace sentirtelo dire." Ammise lui, non che ce ne fosse bisogno ma voleva che l'altro lo sapesse.
- "E a me piace dirtelo." Replicò il padrone di casa. "Adesso però mangiamo, dobbiamo andare a lavoro, te lo ricordi, sì?" Aggiunse e gli rubò un bacio a stampo per poi recuperare il vassoio.
- "Sì, piccolo, però aspetta un attimo." Lo fermò il più giovane. "'n credi che dovremmo parla'?" Chiese.
Il cuore di Manuel prese a battere a ritmo accelerato ma non per i bei motivi della sera precedente, improvvisamente le paure che credeva di aver sepolto riemersero prepotenti e i pensieri negativi sovrastarono tutto quanto di bello aveva provato fino a quel momento.
Credevi davvero saresti stato felice? E sì, per una volta Manuel ci aveva creduto davvero.
- "T- ti sei pentito?" Gli chiese, con il cuore in gola e lo sguardò basso perché era incapace di guardarlo negli occhi mentre gli diceva fosse stato tutto uno sbaglio.
Il minore però gli mise due dita sotto al mento e gli alzò il viso per poterlo guardare.
- "Piccolo guardami." Disse, notando che l'altro cercava comunque di sviare il suo sguardo. "Non pensa' nemmeno pe' 'n momento che io possa essermi pentito." Aggiunse. "Ti amo e penso tutto quello che t'ho detto stanotte."
Il più grande tirò un sospiro di sollievo e si permise di rilassarsi per un attimo.
- "E allora di che cosa vuoi parlare?" Chiese, ancora un po' agitato ma molto meno rispetto a prima.
- "Credo dovremmo comunque chiarire tutto quello che è successo ed eliminare, 'na volta pe' tutte, tutti i dubbi che ci portiamo dietro da mesi." Rispose il più alto. "Credo sia er caso, tu no?"
- "Sì, effettivamente sì." Convenne il cameriere, erano arrivati a quel punto perché non erano mai stati chiari e non voleva di certo continuare in quel modo.
Simone gli prese le mani e gli accarezzò delicatamente i dorsi nel tentativo di tranquillizzarlo.
- "Io ti amo Manu, sul serio, sono innamorato di te e probabilmente lo sono dalla prima volta in cui t'ho visto." Iniziò a parlare Simone. "Nonostante tutto questi mesi insieme so' stati i più belli della mia vita e non li cambierei per nessun motivo al mondo, adesso però che so quello che provo ho bisogno de chiarezza pure da parte tua." Disse. "Ho bisogno di sapere se per te è lo stesso e se te la senti davvero di stare con me. So' disposto pure a darti 'n altro po' di tempo, non è un problema, però voglio tu sia sicuro di quello che fai, non voglio svegliarmi 'n giorno e scoprire che te sei pentito." Continuò. "Io voglio stare con te, voglio essere felice al tuo fianco, ma pe' farlo c'è bisogno che lo voglia anche tu. Capisci quello che intendo?"
Il maggiore aveva ascoltato con attenzione ogni parola che il compagno gli aveva detto, si era anche sentito in colpa per aver spinto Simone a credere non fosse sicuro di voler stare con lui quando invece era l'unica cosa di cui fosse certo in vita sua. Aveva impiegato tempo, forse troppo a giudicare dai risultati ottenuti, per arrivare a capirlo ma dopo averlo fatto non aveva alcuna intenzione di tornare indietro e pentirsi, voleva stare con Simone e voleva lui lo sapesse.
- "Simo io non ho più bisogno di tempo." Rispose lui e gli strinse le mani. "Ne ho avuto pure troppo ma, lo ammetto, so' arrivato a capire quello che voglio soltanto quando credevo d'averti perso." Disse. "E non voglio mai più pensare di dover passare la vita senza de te, te voglio ave' ar fianco mio e anch'io pensavo tutto quello che ti ho detto questa notte." Aggiunse. "Anch'io sono innamorato di te e mi dispiace averci messo tanto tempo per riuscire a dirtelo però adesso sono pronto a ripetertelo fino a quando non mi crederai." Continuò. "Voglio stare co' te, Simo, e questa volta lo voglio sul serio. Niente cose tanto per, non voglio più una cosa leggera, nun me interessa conosce' nessun altro, voglio stare con te. Solo con te."
Fu il turno del venticinquenne di mordersi il labbro inferiore per reprimere l'ennesimo sorriso di quella mattina.
- "Non immagini neppure quanto ho sperato di sentirti di' 'ste cose." Sussurrò il più giovane. "Non mi importa se c'hai messo tempo, non mi importa niente di tutto quello che è successo, mi importa soltanto di quello che sta succedendo adesso." Disse. "E adesso so' 'a persona più felice del mondo."
Manuel gli sorrise ancora una volta e gli diede un bacio a stampo.
- "Adesso possiamo fare colazione?" Chiese. "Tra poco dobbiamo davvero inizia' a prepararci per il lavoro." Aggiunse. "E speravo di resta prima 'n po' co' te a letto."
Il minore annuì un po' incerto e allungò una mano verso il vassoio per recuperare una nastrina ancora calda.
- "Sì, mangiamo." Borbottò distrattamente il minore e prese un morso del dolce preparato dall'altro.
Manuel però non ci mise molto a capire che Simone non fosse affatto convinto e che ci fosse altro di cui voleva parlare.
- "Simo c'è altro di cui vuoi parlare?" Gli chiese. "Lo vedo che nun sei convinto." Aggiunse. "Parliamone subito e togliamoci er pensiero, no?"
- "Scusa, davvero nun vorrei rovina' 'sto momento ma voglio che sia tutto chiaro." Sospirò il più alto. "Davvero non mi avresti mai detto che non esiste nessuna Sofia?" Chiese. "Avresti davvero rinunciato alla possibilità d'esse' felici insieme soltanto per non dirmi la verità?"
Il più basso sospirò e si sistemò meglio sul letto, poggiando le spalle contro la testiera del letto, sapeva quella domanda sarebbe arrivata ma sperava di avere un po' più di tempo per elaborare una risposta.
Sii sincero, vuoi davvero iniziare questa relazione mentendo?
- "Avevo paura. Ancora." Ammise Manuel e sospirò rumorosamente. "Nun è 'na cosa che avevo previsto, niente di programmato, e ho parlato prima de mettermi d'accordo cor cervello e quello è stato il risultato. Non volevo mentirti, mi dispiace." Disse. "Ho pensato più di 'na volta di dirti tutto, di chiederti pure scusa pe' tutte le volte in cui mi sono rifiutato di parlare di questo ma mi conosci, in certi casi nun riesco ad esse' razionale e ho preso la decisione peggiore." Continuò. "Speravo che sapermi con un'altra persona ti facesse ingelosire, speravo d'ave' l'ennesima dimostrazione da parte tua ma era sbagliato e me ne rendo conto, scusami." Aggiunse. "Avrei dovuto dirti tutto su 'sta cosa e anche ammettere di provare qualcosa per te ma, ancora una volta, se nun fosse stato pe' te adesso non saremmo qui. Scusami per aver quasi rovinato tutto di nuovo, sono 'na frana in certe cose." Concluse sospirando e abbassò lo sguardo.
Simone gli accarezzò i capelli e si allungò verso di lui per baciargli una guancia.
- "Grazie per essere stato sincero." Sussurrò. "Adesso però lasciamoci tutto alle spalle e pensiamo soltanto ar futuro, va bene?" Propose. "E a questo proposito ho una proposta."
Lo sguardo del maggiore saettò sul volto di Simone e lo guardò incuriosito e anche felice che non fosse arrabbiato per tutto quanto aveva fatto alle sue spalle nelle ultime settimane.
- "Che proposta?" Domandò lui.
- "Esci con me."
- "Che cosa?"
- "Un vero appuntamento." Disse Simone. "Il primo." Aggiunse. "Usciamo insieme, come 'na vera coppia, ti porto a cena o ovunque vorrai." Continuò. "Facciamo le cose sul serio questa volta, voglio darti tutto ciò che meriti, piccolo."
Manuel, con le guance un po' arrossate per le tante emozioni che stava provando, gli allacciò le braccia al collo e si sistemò a cavalcioni su di lui.
- "Per fare le cose per bene allora quello che è successo stanotte doveva succedere tra qualche appuntamento, nun te pare?"
Simone ridacchiò e gli cinse i fianchi nudi con le braccia.
- "Magari non facciamo proprio tutto per bene." Rispose. "Allora ci esci con me?" Chiese nuovamente.
- "Sì, Simo." Annuì Manuel. "Per tutta la vita, amore."
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Sotto la pioggia
FanficPer Manuel la pioggia significa una cosa sola: cambiamento. Quale sarà il suo?