3. Pensaci.

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La gamba destra di Manuel tremolava, lo faceva da sempre, da quando era appena un bambino e iniziava a capire che, a quel mondo, esistevano azioni giuste e sbagliate e lui, con l'innocenza dei suoi pochi anni, aveva fatto qualcosa che avrebbe fatto arrabbiare la sua povera mamma. La prima volta che la gamba di Manuel – lo ricordava ancora, era lasciata in parte scoperta dal costumino corto rosso che indossava – aveva tremato aveva due anni ed era la prima volta che andava al mare, sua madre era stata invitata da un'amica a passare qualche giorno con lei a Fregene e Anita non c'aveva pensato due volte a cogliere la palla al balzo e portare il suo bambino al mare. Nonostante fosse molto piccolo Manuel ricorda benissimo quella giornata che, a distanza di ventiquattro anni, continuava a classificare come la più bella della sua vita, ricordava bene però anche il terrore provato dalle grida del loro vicino d'ombrellone dopo essere stato ricoperto da una grande dose di sabbia che Manuel, inconscio del fastidio che poteva provare, continuava a lanciare in qualsiasi direzione, a quel punto la sua gamba prese a tremare per lo spavento e l'arrivo di sua madre gli confermò che sì, aveva sbagliato ma a casa finì per ridere del suo strano tremolio. Da quel momento la sua gamba prese a tremare ogni volta che qualcosa non andava, all'inizio era solo quando commetteva qualche marachella ma, con il passare degli anni, iniziò a tremolare ogni volta che qualcosa gli faceva provare grandi emozioni, che fosse in positivo o in negativo. In ogni ricordo importante del ragazzo c'era quel dettaglio onnipresente, c'era al suo primo giorno d'elementari, alla prima festa di compleanno a cui era stato invitato, al primo giro al parchetto con un amico, c'era alle medie, c'era alla sua prima cotta per la ragazzina della classe di fronte alla sua che non se lo filava di striscio, c'era anche le superiori quando si metteva nei guai per racimolare qualche soldo per aiutare sua madre e, soprattutto, c'era quando Manuel aveva capito che a lui quel Luca della 5L non era indifferente, che i suoi tocchi lo eccitavano come quelli della sua ex Camilla e di tutte le altre ragazze, c'era quando aveva capito che a lui i ragazzi piacevano e che no, non era un problema e che nessuno l'avrebbe accettato se non l'avesse fatto per prima lui.
Quel tremolio era ormai per lui indice di forti emozioni solo che, anche a distanza di anni, spesso faticava a capire se fossero positive o negative, tutti gli avvenimenti della sua vita lo avevano spinto a credere, a primo impatto, il più delle volte che fossero negative e per tale motivo si era lasciato sfuggire importanti occasioni, negli ultimi tempi però stava cercando di accettare l'idea che anche a lui potessero succedere cose belle e cercare, almeno ogni tanto, di vedere il bicchiere mezzo pieno e aprirsi alle opportunità che la vita gli presentava. Manuel voleva essere più felice e credeva fosse il momento giusto per esserlo.

Nonostante tutte le buone intenzioni quel giorno, Manuel, non riusciva proprio a vedere il bicchiere mezzo pieno, in realtà non lo vedeva affatto, nervoso com'era aveva finito per romperlo e i cocci lo stavano distruggendo. La gamba tremolava a tal punto da far traballare il tavolo rotondo in legno – coperto con una tovaglia a scacchi bianca e rosa, in tinta con il resto del locale in cui il colore predominante era il rosa in tutte le sue sfumature – e più di una goccia di succo era caduta a macchiare la tovaglia in tessuto, il ragazzo però sembrava essere fin troppo perso nei suoi pensieri per rendersene conto e soltanto una mano sventolata davanti agli occhi, più di una volta, riuscì a farlo tornare con i piedi per terra.
- "Manuel, oi, ci dici che succede?" Domandò la sua bionda amica Laura, la stessa che gli aveva sventolata la mano candida davanti al volto per attirare la sua attenzione. "Non hai praticamente aperto bocca, se non per ordinare, da quando siamo arrivati." Gli fece notare, con il suo solito tono calmo ma l'espressione apprensiva che le rendeva, se possibile, il volto ancora più dolce con quei grandi occhi azzurri messi in evidenza dal maglione indaco.
- "Ed è evidente che tu sia nervoso." Aggiunse Monica e si sistemò il collo del suo maglione rosso – perché si fosse messa un maglione a collo alto pur odiandoli Manuel non lo capiva ma, del resto, la sua amica era fatta così – e accavallò la gamba sinistra sull'altra. "Va tutto bene?" Gli chiese. "È successo qualcosa a lavoro?"
Manuel grugnì e si lasciò andare contro lo schienale della sedia bianco imbottito, lasciando così in pace quel povero biscotto al burro che stava riducendo in briciole da qualche minuto ormai.
- "Sì." Rispose secco. "Cioè no, o almeno non a lavoro lavoro." Aggiunse, in un vano tentativo di spiegarsi ma in realtà rese solo il motivo del suo nervosismo più confuso.
- "Manuel, tesoro." Lo chiamò Monica. "Perché non ti spieghi meglio?"
- "Noi studiamo arte, non lingue per tradurre il tuo linguaggio alieno." Lo prese in giro Laura, con il solo scopo di strappargli un sorriso, ma in realtà fu soltanto l'ennesimo boccone amaro per il ragazzo.
Aveva conosciuto Laura e Monica all'università, si erano laureati quasi insieme, avevano seguito lo stesso percorso ma se quello di Manuel aveva subito un brusco arresto, se il ragazzo era stato costretto a cambiare vita e rimboccarsi le maniche, il destino delle due ragazze era stato ben diverso. Laura e Monica, infatti, erano entrambe iscritte all'ultimo anno di magistrale e ad entrambe mancavano appena un paio di esami per raggiungere quel traguardo che Manuel, dopo aver tanto corso, aveva visto svanire tra le sue stesse mani, aveva dedicato anima e corpo a quella facoltà, aveva lottato per mostrare al mondo che lui era in grado di farcela e non poter frequentare la magistrale era per lui una ferita che non aveva ancora smesso di sanguinare. Lui adorava Laura e Monica, non immaginava una vita senza di loro, e sapeva che le due ragazze facevano di tutto per non fargli pesare la sua mancata immatricolazione però c'erano dei momenti come quelli in cui anche una sola parola, seppur pronunciata con buone intenzioni, era in grado di farlo sentire nuovamente inadeguato. In momenti come quelli Manuel sentiva che tutti coloro che lo deridevano in passato avevano vinto, avevano ragione loro, e lui aveva perso. Di nuovo.
In quel momento, però, Manuel preferì mandare giù quell'ennesimo boccone e concentrarsi sul motivo che lo rendeva tanto nervoso.
- "È per il lavoro ma non per il lavoro." Disse Manuel, facendo sospirare Monica. "Cioè a lavoro va tutto bene, niente de novo, co' Carlo nun ce stanno problemi."
- "E allora qual è il problema, Manu?" Chiese, con tono gentile, Laura mentre stringeva la sua tazza di cioccolata calda tra le mani per contrastare il freddo di novembre.
- "Er problema." Sospirò il riccio. "Er problema è il nipote di Carlo."
- "Ah." Esclamarono in coro le due ragazze, nient'affatto sorprese, difatti Monica roteò gli occhi color nocciola e Laura prese a ridacchiare senza farsi notare troppo.
- "Potevi dircelo subito che si trattava di Simone." Disse la bionda.
- "Anche se avremmo dovuto capirlo da sole, Lau." Rispose Monica, scostandosi dal volto i lunghi capelli lisci e castani, palesemente divertita. "Ultimamente non parla d'altro che di lui." Aggiunse. "E Simone di qua e Simone di là, Simone ha fatto questo, Simone mi ha detto quello." Continuò. "La tua vita è diventata Simonecentrica." Ridacchiò lei.
Manuel mise su un broncio offeso e incrociò le braccia al petto, assumendo la stessa posizione e postura che assumeva da bambino quando sua madre non voleva dargli un altro pezzo di cioccolata.
- "Che ce posso fa' se quello me ronza sempre 'ntorno?!" Replicò, stizzito, lui. "Nun me lascia 'n pace nemmeno a pagarlo!"
- "Io non credo serva pagarlo." Rispose Laura e arricciò il naso a causa della bevanda bollente. "Magari potrebbe bastare dirglielo." Propose.
- "Ma tu non lo farai perché ti piace averlo intorno." Disse Monica. "E, soprattutto, perché ti piace lui."
Gli occhi e la bocca di Manuel si spalancarono in maniera innaturale a quelle parole che, per lui, rappresentavano un vero e proprio affronto. Come potevano le sue migliori amiche pensare una cosa simile? Come potevano pensare gli piacesse uno come Simone? Uno che si credeva il migliore del mondo, che con il suo ego rischiava di sfondare il ristorante, che non sapeva chiedere scusa, era fastidioso ma era bello, era dannatamente bello e Manuel non poteva fare a meno di notarlo.
- "Assolutamente no!" Gridò il riccio, attirando l'attenzione di alcuni clienti del bar scelto da Laura e con cui si scusò sottovoce. "Come me può piacere uno come Simone? Cioè dai, nun è proprio er tipo mio."
- "A giudicare dalla foto che ci hai fatto vedere, sarebbe proprio il mio tipo!" Esclamò Laura, facendo ridere e annuire in accordo Monica.
Manuel, pochi giorni prima, aveva infatti mandato un messaggio nel gruppo che condivideva con le amiche per mostrare loro una foto di Simone che aveva trovato su instagram – lui sosteneva che anche il social ce l'aveva con lui, proponendogli totalmente a caso il profilo di Simone, ma la presenza di almeno sette profili di nome Simone Balestra presenti nella sua cronologia lo tradivano – in cui era davanti ad uno specchio, con solo un asciugamano bianco in vita, gli addominali in bella vista e l'effetto bianco e nero a mettere in evidenza il tutto. Il ragazzo aveva inviato quella foto alle amiche per lamentarsi di Simone e dare sostegno alla sua tesi che fosse un narcisista e tutta un'altra serie di parole poco carine che nelle loro due settimane di conoscenza gli aveva riservato, in risposta però aveva soltanto ricevuto commenti positivi su Simone e incitazioni a non lasciarselo scappare.
Manuel arricciò il naso lui cercando di scacciare via dalla testa l'immagine vista sul social, non poteva lamentarsi di Simone mentre se lo immaginava mezzo nudo.
- "Nun è questo il punto." Borbottò Manuel e si avvicinò la tazza di tè alla menta piperita. "Me sta sempre 'ntorno, sta sempre a punzecchiarmi e a farmi proposte sessuali nemmeno troppo velate."
- "Che tu non vedi l'ora di accettare." Disse Monica, ghignando. "E, onestamente, non capisco che aspetti." Aggiunse. "È palese che a lui piaci, a te piace, che vi serve? Un invito scritto?"
- "Se serve per farlo calmare sono disposta a scriverglielo io." Rispose Laura, lanciando un'occhiataccia all'amico che continuava a far traballare il tavolo e il succo di Monica, ormai più sulla tovaglia che nel bicchiere.
- "Io non andrò mai a letto co' Simone, nemmeno se fosse l'ultima persona su 'sta terra." Disse Manuel. "Mettiamo subito in chiaro questo."
- "Ne riparliamo tra un po', mh?" Replicò Monica.
- "Comunque, che ha fatto questa volta che ti ha dato tanto fastidio?" Chiese Laura, sperando che parlarne sarebbe bastato per calmare l'amico.
- "Esiste, nun te pare abbastanza?!" Controbatté Manuel, facendo sospirare esauste le due ragazze. "Stamattina s'è presentato in ritardo a lavoro, er turno era già iniziato, e nun m'ha minimamente calcolato!" Esclamò. "Cioè, me chiedi de scopa' 'n giorno sì e l'altro pure e poi nun me calcoli?!" Continuò, offeso come se stesse raccontando la più grande ingiustizia di quel mondo. "Io ho pure cercato de avvicinarmi, de attira' la sua attenzione ma zero, nun m'ha manco guardato."
Sui volti di Laura e Monica comparvero delle espressioni a metà tra il confuso e lo sbalordito. Le due ragazze si guardarono per qualche momento, in totale silenzio, per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
- "Manuel, te lo giuro, sei assurdo!" Disse, tra le risate, Laura. "Prima ti lamenti che non ti lascia in pace e poi ti offendi se non ti calcola, sei incredibile!"
Il ventiseienne digrignò i denti infastidito e sbuffò rumorosamente.
- "Io me sfogo co' voi e voi me prendete pure pe' er culo, brave."
- "No, tesoro, quello potrebbe farlo Simone ma non noi." Scosse la testa, faticando a non ridere ancora, Monica. "Noi ti diciamo soltanto la verità." Spiegò. "E la verità è che Simone ti piace da morire, molto semplice." Aggiunse.
- "E puoi negarlo quanto ti pare ma lo sai anche tu qual è la verità." Disse Laura. "Se ti fosse così indifferente, o addirittura ti infastidisse come dici, cosa te ne importerebbe del suo comportamento?"
Manuel sembrò farsi immediatamente piccolo su quella sedia, si strinse su se stesso e abbassò il capo imbarazzato.
- "Ma- ma lui nun è coerente così." Balbettò sottovoce e con le guance un po' arrossate.
- "Manuel, lo sai che noi ti vogliamo tanto bene, no?" Chiese Laura e il ragazzo annuì. "Vogliamo solo il meglio per te e, attualmente, crediamo sia Simone il meglio per te." Aggiunse.
- "Ma se anche così non fosse, cos'hai da perdere?" Intervenne Monica. "Nessuno ti dice che devi sposarti con questo Simone, dagli però una possibilità." Aggiunse. "Prova ad essere meno schivo con lui, pure meno stronzo."
- "Io nun so' stronzo, lui lo è." Si difese il riccio ma Monica non tenne conto delle sue parole.
- "Vivitela con leggerezza, prendila come viene." Disse lei. "Te la meriti un po' di felicità."
- "E se questa felicità dovesse essere Simone, meglio ancora, no?" Continuò Laura. "Pensaci, Manu, magari questa è l'occasione che aspettavi da tempo per essere felice." Aggiunse. "Ma se così non dovesse essere potrai sempre contare su di noi, saremo sempre qui con te a sostenerti, non dimenticarlo."

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