12. Insieme.

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Le festività erano ormai passate portando con sé le decorazioni per strada e il clima magico che si respirava in quel periodo, o almeno Manuel immaginava fosse tale, per lui quei giorni erano stati come tanti altri, soltanto riempiti da più lavoro del solito. Gli ultimi giorni di dicembre e i primi di gennaio erano stati per il maggiore colmi di lavoro e di doppi turni, nei rari momenti di riposo era quasi sempre in compagnia di Simone e questo non aveva perso occasione per stare con lui anche durante le festività. Dopo la cena della vigilia e il pranzo di natale, Simone aveva infatti trascorso anche l'ultimo dell'anno al ristorante come cliente con il solo obiettivo di passare la mezzanotte con Manuel e, per rendere meno palese le sue intenzioni, aveva convinto anche i suoi amici e le amiche del maggiore a trascorrere la serata con loro. Quando mancava circa un minuto alla mezzanotte, Simone aveva praticamente costretto Manuel a stare a tavolo con loro e allo scattare del nuovo anno non ci aveva pensato un attimo prima di prendere il viso del maggiore tra le mani e baciarlo. Manuel aveva sentito il cuore esplodere a quel bacio, non era il primo e non sarebbe stato nemmeno l'ultimo eppure aveva un sapore diverso, sapeva di un nuovo inizio e ciò provocava in Manuel un misto tra gioia e paura. Con Simone era felice, molto più di quanto volesse ammettere, ma tutti i dubbi e le paure continuavano a tormentarlo e a niente valevano le rassicurazioni delle persone che lo conoscevano – ultima Monica che aveva cercato di convincerlo avesse frainteso il discorso di Carlo – il suo cervello non voleva saperne e lui non riusciva a lasciarsi andare come avrebbe voluto e, soprattutto, come Simone avrebbe meritato.
Simone, dal canto suo, cercava in tutti i modi possibili di dimostrare a Manuel che di lui poteva fidarsi e mai gli avrebbe fatto del male. Simone stava facendo con Manuel ciò che mai aveva fatto, lui era abituato ad avere tutto ciò che voleva con uno schiocco di dita, era abituato ad essere rincorso e corteggiato fino a che ne aveva voglia, con Manuel invece era l'esatto opposto. Manuel era sfuggente, c'era voluto un mese prima che tra di loro succedesse qualcosa, era anche spaventato e insicuro e Simone provava verso di lui l'irrefrenabile istinto di proteggerlo da tutti i mali del mondo, avrebbe voluto stringerlo tra le sue braccia e non lasciarlo mai più andare. Il minore capiva però che Manuel aveva bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi, aveva i suoi momenti no e lui non poteva farci nulla, poteva soltanto fargli sapere che c'era e che lo avrebbe aspettato per tutto il tempo necessario perché era lui la persona che voleva. Simone non poteva ancora dire di essere innamorato – era una persona estremamente razionale e prima di dichiararsi innamorato ci pensava bene e si prendeva il suo tempo – ma era certo che fosse proprio Manuel la persona in grado di far battere all'impazzata al suo cuore, farlo innamorare e riprovare sentimenti che non provava da troppo tempo o che, forse, mai aveva provato con una tale intensità. Simone riusciva ad immaginare una vita al fianco di Manuel e gli piaceva, quel futuro gli piaceva dannatamente tanto.

Quel lunedì era abbastanza uggioso, il cielo era grigio e un vento continuo smuoveva qualsiasi oggetto trovasse lungo la sua strada rendendo difficile passeggiare per le strade romane. Manuel aveva faticato a lasciare il letto quella mattina, la notte precedente era crollato non appena aveva toccato il materasso, era tanto stanco che era stato Simone a mettergli il pigiama – o meglio il pantaloncino e la maglia che usava sin dalla prima volta che era stato a casa sua – e si era preso cura di lui fino a quando si era addormentato. Anche il mattino successivo era stato lui a convincere Manuel a lasciare il letto, solo dopo però avergli portato la sua colazione – che comprendeva del latte con nesquik, un cornetto alla crema e delle fette biscottate ricoperte di marmellata ai frutti di bosco – e avergli dato il buongiorno con una buona dose di baci e di coccole.
- "Piccolo, ti svegli?" Gli aveva detto, e ripetuto, Simone mentre gli accarezzava la schiena. "Dai, ti ho portato la colazione!" Aggiunse, nella speranza di riuscire così a svegliare il maggiore.
Manuel, a quel punto, borbottò qualcosa di poco comprensibile e con un po' di fatica aprì gli occhi.
- "Che ore so'?" Biascicò mentre lottava contro se stesso per tenere gli occhi aperti.
- "Le undici passate." Rispose il minore e si sdraiò accanto a lui per poterlo guardare meglio. "Ti ho preparato la colazione." Gli disse nuovamente, incerto se l'altro l'avesse sentito o meno, e indicò il vassoio poggiato sul comodino accanto a lui.
Sul volto del cameriere comparve un piccolo sorriso e strisciò fino a raggiungere Simone.
- "Grazie." Sussurrò e gli baciò il petto. "Scusa pe' ieri, m'hai pure dovuto mette' er pigiama ma so' crollato." Si giustificò, notando il suo abbigliamento diverso rispetto alla sera precedente.
- "Non ti preoccupare." Lo rassicurò Simone. "Eri stanco, è normale." Disse. "E poi ormai 'o dovresti sape' che me piace spogliarti." Ridacchiò e gli fece l'occhiolino.
Il maggiore scosse la testa divertito e sorrise.
- "L'ho notato." Rispose lui e si mise seduto. "Allora, che offre oggi 'o chef?"
- "Lo chef offre 'a colazione tua preferita." Replicò Simone e si alzò per recuperare il vassoio. "Tieni." Aggiunse e sistemò il vassoio al centro del letto.
Non era la prima volta che Simone gli preparava la colazione, in realtà lo faceva quasi sempre quando dormivano insieme e, in generale, non si risparmiava in dolce attenzioni per lui eppure ogni volta era come se fosse la prima volta. Ad ogni attenzione, anche la più piccola, che Simone gli rivolgeva il suo cuore sembrava fare le capriole, le guance si tingevano di rosso e un sorriso spontaneo nasceva sul suo volto, proprio come in quel momento. Manuel si sentiva fortunato ad avere Simone nella sua vita, nonostante non fossero niente di ufficiale e quello che c'era sarebbe potuto finire da un momento all'altro, non riusciva però a dire a Simone come si sentisse, quanto fosse felice con lui e aveva anche paura di farlo, temeva sempre il peggio lo aspettasse dietro l'angolo e preferiva proteggersi per evitare di essere distrutto.
- "Grazie." Disse, ancora una volta, Manuel. La lista dei motivi per cui avrebbe dovuto ringraziare Simone era lunga e, in fondo, sperava continuasse ad esserlo sempre di più. "Te prendi sempre cura di me."
- "Lo sai che mi piace farlo." Rispose Simone e prese un bicchiere con del succo. "E mi piace anche come sorridi dopo." Aggiunse e allungò una mano per accarezzargli la piccola fossetta. "Te compare questa qui e a me fa proprio impazzire."
Il ventiseienne si mordicchiò il labbro inferiore e si avvicinò a lui.
- "Dovresti vede' quelle che compaiono a te." Controbatté. "Te le bacerei ogni volta."
- "E chi te impedisce di farlo?" Domandò il più alto. "Di certo non io." Aggiunse e bevve un generoso sorso del suo succo all'arancia. "Co' me te devi senti' libero, puoi fare ciò che vuoi, io non ti giudicherò mai."
Manuel prese un morso del suo cornetto alla crema e, subito dopo, si leccò le labbra per ripulirle da un po' di ripieno fuoriuscito.
- "Quindi te posso bacia' anche se nun ho ancora lavato i denti?" Scherzò Manuel e fece per dare un altro morso al suo cornetto ma venne bloccato da Simone che, dopo avergli messo la mano dietro la nuca, lo attirò a lui e lo baciò.
Fu un bacio breve, dolce, ma che stampò un sorriso sul volto di entrambi.
­- "Puoi farlo." Sussurrò il venticinquenne e poggiò la fronte contro quella del maggiore. "Te bacerei sempre."
- "Com'è che se dice? Pure se tu fossi 'n palloncino e io 'n cactus?" Ridacchiò Manuel nella speranza di calmare il suo cuore emozionato.
- "Nun so' tipo da 'ste cose." Rise il più alto. "Però puoi comunque baciarmi sempre." Aggiunse. "Ma adesso mangia, abbiamo da fare."
Manuel aggrottò la fronte confuso e addentò nuovamente il suo cornetto.
- "Abbiamo da fare?" Ripeté lui e ingoiò il boccone. "E perché io nun ne sapevo niente?"
- "Perché l'ho deciso stamattina mentre preparavo la colazione." Spiegò il minore. "Ho visto che ha aperto un nuovo ristorante e ho pensato fosse carino pranza' lì, no?" Aggiunse, dimostrandosi sicuro di sé ma in realtà temeva che Manuel potesse rifiutare il suo invito ad uscire insieme.
Manuel ci pensò su qualche momento, mentre finiva di mangiare il suo cornetto, per poi annuire.
- "Va bene, andiamo." Acconsentì lui e prese la tazza con il latte. Il maggiore sapeva che si sarebbe dovuto concentrare su altro ma la sua mente riusciva a concentrarsi soltanto sulla quantità di briciole che stavano cadendo tra le lenzuola e, mentalmente, si annotò di gettarle da qualche parte non appena si sarebbero alzati dal letto. "Offro io però." Aggiunse.
- "Cosa? No!" Protestò il più giovane. "Te l'ho proposto io, perché dovresti esse' tu ad offrire?"
- "Ancora non ho ricambiato er regalo tuo de natale." Rispose il più basso, con la faccia in parte nascosta dalla grande tazza di latte che reggeva tra le mani. "Quindi te offro er pranzo, semplice."
- "Allora andiamo da un'altra parte." Disse Simone, non sapeva su quale fascia di prezzo quel locale si aggirasse e non voleva mettere Manuel in difficoltà. "C'è una pizz-"
- "Andiamo lì." Lo interruppe Manuel. "Hai detto che te piace, no? Quindi ci andiamo." Concluse e poggiò sul vassoio la tazza ormai vuota.
- "Manuel." Sospirò il più alto. "Nun serve." Disse. "A natale ti ho regalato una sciocchezza, non mi devi niente."
- "Non era 'na sciocchezza, a me è piaciuto tanto." Controbatté il maggiore. "E lo so che nun te devo niente ma voglio farlo." Aggiunse. "Tu fai sempre tanto per me, ti prendi sempre cura di me, lascia che pe' 'na volta sia io a fare qualcosa per te."
- "Ma io lo faccio con piacere, mi piace renderti felice."
- "E anch'io voglio farlo." Disse Manuel e gli si avvicinò. "Per una volta voglio esse' io quello che fa qualcosa." Aggiunse. "Per favore, lasciamelo fare."
A Simone veniva spontaneo prendersi cura di Manuel, lo faceva con tutto l'amore del mondo e adorava i sorrisi che il maggiore gli regalava in cambio, non voleva niente di più, non lo faceva per avere un tornaconto. Manuel però sembrava essere davvero intenzionato a fare qualcosa per lui – inconsapevole di quanto facesse per lui ogni giorno – e non se la sentiva di dirgli di no, avrebbe lasciato che fosse Manuel ad offrire il pranzo e lui si sarebbe sdebitato successivamente.
- "Tu fai sempre qualcosa per me." Rispose Simone e allungò una mano per accarezzargli la guancia. "Me rendi felice ogni giorno." Disse. "Però va bene, se ci tieni tanto, offrirai tu."
Manuel sorrise raggiante e gli diede un bacio a stampo.
- "Ci tengo." Replicò. "E tengo a te, Simone."

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