14. Ho bisogno di te.

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Tw: violenza, molestie

Vuoto. Manuel si sentiva vuoto, gli sembrava di essere poco più di un fantoccio con cui chiunque poteva fare ciò che voleva. Da quando Stefano l'aveva toccato la prima volta, il primo schiaffo, Manuel aveva smesso di sentirsi padrone del suo corpo. Sentiva un gran vuoto dentro di lui, tutto ciò che provava o pensava sembrava essere sparito in qualche meandro a lui sconosciuto e a cui non aveva accesso, anche ciò che proveniva dall'esterno gli giungeva ovattato, intravedeva soltanto Stefano su di lui e si era ritrovato a pregare un Dio in cui non aveva mai creduto che tutto quello finisse il prima possibile. Le mani di Stefano sembravano bruciare su di lui e poco c'entrava il fatto che lo stesse colpendo e si stesse prendendo con la forza ciò che lui non aveva mai voluto dargli, sembravano lasciare un solco sul suo corpo e temeva mai sarebbero andati via.
Un no più forte di quanto pensasse gli graffiò la gola per uscire quando il ragazzo dai capelli scuri e lunghi tentò di baciarlo mentre una mano di questo armeggiava con il bottone dei suoi pantaloni, aveva pensato davvero fosse la fine, sentiva di non avere forze per opporsi e non poteva fare niente per impedire a Stefano di fare ciò che voleva. Manuel cercò conforto nella pioggia che diventava sempre più intensa, la pioggia era sempre stata una costante nella sua vita e non lo sorprendeva ci fosse anche quella sera, era una fedele amica che lo sosteneva nei momenti peggiori oppure, come quella sera, piangeva con lui. Proprio mentre una goccia d'acqua più grande delle altre si infrangeva sulla sua fronte Manuel sentì qualcosa, seppur con gli occhi chiusi ebbe la sensazione di vedere una luce in fondo al tunnel e quando li aprì non si sorprese di notare che la sua luce avesse l'aspetto di Simone. Ci fu un momento in cui i loro occhi si incrociarono e in quell'esatto momento capì che sarebbe tutto finito, Simone non l'avrebbe mai lasciato. Simone era lì per lui.
Manuel si concesse di piangere soltanto quando si ritrovò stretto tra le braccia di Simone, soltanto quando il minore gli baciò la testa e gli sussurrò che non l'avrebbe mai lasciato, soltanto quando si sentì al sicuro si permise di crollare.
- "Simo' ma che sta a succede' qui?!" Chiese, visibilmente allarmato e preoccupato da quanto aveva appena visto, Carlo e si avvicinò ai due. "Manuel come stai?"
Il corpo di Manuel tremò quando l'uomo gli poggiò una mano sulla spalla, reazione che non sfuggì a nessuno dei due tanto che Carlo subito ritirò la mano e Simone lo strinse un po' più forte.
- "Ci penso io a lui." Disse Simone. "Ce la fai ad alzarti?" Gli chiese con tono dolce.
Manuel però non sapeva se poteva fidarsi delle sue gambe, del suo corpo che non sentiva più suo, scosse appena la testa e lasciò che fosse Simone a fare tutto anche per lui. Il minore lo prese di peso e si alzò portandolo con sé, al ventiseienne venne spontaneo allacciargli le braccia al collo, appoggiarsi a lui e sapere che Simone non l'avrebbe mai lasciato cadere.
- "Te serve 'na mano?" Chiese Carlo, nel tentativo di essere d'aiuto ma non aveva idea di che cosa fare, si sentiva anche inutile per aver permesso a Stefano di correre via.
Simone però scosse la testa, gli occhi erano fissi su Manuel e una morsa allo stomaco lo teneva in pugno.
- "Ci penso io." Ripeté ancora una volta per poi rivolgersi al maggiore. "Adesso andiamo in ospedale, mh?" Disse. "Andrà tutto bene, te lo prometto."

Manuel si era sentito vuoto anche mentre se ne stava seduto sul sedile del passeggero accanto a Simone, questo stava guidando come un matto soltanto per arrivare il prima possibile al pronto soccorso. Un occhio di Simone era fisso sulla strada mentre con l'altro teneva sotto controllo la ferita sulla fronte di Manuel che continuava a sanguinare e lo stava preoccupando, così come il volto tumefatto del ragazzo e non voleva neppure pensare a come fosse il resto del corpo, gli bastava quello che riusciva a scorgere dalla maglia strappata e non gli piaceva affatto.
La stessa sensazione di vuoto l'aveva accompagnato anche al pronto soccorso, mentre aspettavano di entrare e sentiva gli occhi dei sette presenti fissi su di lui ma non gli interessava di loro, non con Simone al suo fianco. Gli era venuto da sorridere quando era arrivato il suo turno e Simone aveva ignorato chiunque gli dicesse di aspettare fuori pur di stare con lui, gli aveva stretto la mano e aveva ripetuto a tutti loro che non si sarebbe mosso da lì, sarebbe rimasto accanto a Manuel e poco gli importava di chi diceva il contrario. Si era preso cura di Manuel in ogni momento, gli aveva sorriso mentre lo visitavano, gli aveva accarezzato il dorso della mano mentre gli mettevano i punti alla ferita sulla fronte e ad un taglio sulla pancia e gli aveva stretto ancora di più la mano mentre spiegava come se le fosse procurate quelle ferite. Non sapeva quali intenzioni avesse Manuel, non sapeva cosa volesse fare con Stefano, ma non voleva che il maggiore si sentisse obbligato a fare nulla, non voleva stargli addosso e voleva dimenticasse il prima possibile quella notte da incubo.
Manuel non aveva mai smesso di guardare Simone, da quando l'aveva visto arrivare da lui non era riuscito a fare a meno di guardarlo. Quando Stefano si era allontanato – o meglio era stato allontanato – da lui tutti i suoi pensieri e emozioni erano tornati ad assalirlo, trovava conforto soltanto quando incrociava lo sguardo di Simone, soltanto quando guardava lui quel mare in cui stava annegando sembrava calmarsi e dargli un po' di tregua. Gli occhi del maggiore erano fissi su Simone e non poteva fare a meno di chiedersi cosa avesse fatto di tanto buono per meritare una persona simile nella sua vita, aveva fatto di tutto per allontanarlo, poche ore prima gli aveva detto che tra di loro era finita, eppure Simone non aveva esitato nemmeno un minuto prima di salvarlo e prendersi cura di lui, non aveva esitato a stringerlo tra le sue braccia e non lasciarlo più andare.
Manuel si era sentito un po' meno vuoto soltanto quando si ritrovò sul letto a casa di Simone, tra le braccia di questo mentre gli accarezzava la schiena e lui, frastornato dagli antidolorifici dati in ospedale, si addormentava sapendo che lì era al sicuro e che, con Simone, non gli sarebbe capitato mai niente di male. Simone l'avrebbe protetto perché lui lo faceva sempre, perché Simone c'era sempre per lui e mai l'avrebbe lasciato andare.

Sotto la pioggia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora