8. Futuro.

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Simone aveva capito Manuel fosse spaventato, non ne capiva davvero il motivo ma non aveva dubbi che le decisioni dell'altro fossero dettate dalla paura. Simone aveva visto Manuel spaventato subito dopo il loro primo bacio, l'aveva visto come temeva di aver fatto qualcosa di sbagliato, era anche pronto a scappare ma Simone gliel'aveva impedito e gli aveva detto che andava tutto bene. Per tutta la notte e la mattinata seguente Simone credeva che Manuel si fosse convinto che andava tutto bene, credeva che le paure fossero soltanto un lontano ricordo ma le aveva viste ritornare più forte di prima non appena il maggiore aveva varcato la porta del suo ufficio. Il più piccolo non era d'accordo con quanto gli aveva proposto Manuel, ché lui era abituato a concentrarsi su una persona sola alla volta, soprattutto se la persona in questione era qualcuno che gli piaceva e pure parecchio. Manuel gli piaceva, eccome se gli piaceva, e avrebbe voluto poterlo conoscere meglio, frequentarlo e costruire qualcosa di serio, il maggiore però sembrava non pensarla allo stesso modo e preferiva qualcosa di meno impegnativo.
Simone avrebbe anche potuto accettare l'idea di andarci piano, del resto nemmeno lui era innamorato e dovevano conoscersi, ma non gli piaceva affatto l'idea che entrambi avrebbero potuto conoscere altre persone. Lui non era un tipo troppo geloso, non lo era mai stato, ma l'idea che Manuel potesse lasciarlo per stare con qualcun altro gli faceva provare una sgradevole sensazione allo stomaco, aveva rincorso tanto il maggiore e di certo non si aspettava di perderlo prima ancora di averlo davvero.
Il più alto aveva però capito le motivazioni di Manuel – gli era bastato guardarlo negli occhi per capire che fosse spaventato – e sapeva bene quanto per lui fosse importante quel lavoro quindi aveva preferito accettare e fare come voleva lui, l'alternativa sarebbe stato perderlo subito e lui non voleva. Si sarebbe preso il suo tempo, sperando fosse il meno possibile, e avrebbe convinto Manuel che insieme potevano creare qualcosa di bello, lui l'avrebbe aiutato a superare ogni paura e insieme sarebbero stati felici.

Nei due giorni seguenti Manuel e Simone si erano visti soltanto a lavoro, il sabato e la domenica a lavoro erano per il maggiore tremendi, passava l'intero giorno al ristorante eppure si era comunque ritagliato un po' di tempo per stare con Simone. Durante la pausa tra il turno del pranzo e quello della cena, entrambi i giorni, i due erano stati insieme, Manuel si era lasciato convincere a riposare a casa di Simone – con la scusa che fosse più vicina al ristorante e avrebbe avuto più tempo per riposare, insomma per comodità – e questo non aveva avuto niente da ridere quanto, entrambi i giorni, Manuel era crollato addormentato al primo contatto con il letto. Simone era stato comunque felice di passare del tempo con Manuel e non aveva esitato a farglielo sapere e a prendersi cura di lui, facendogli trovare la merenda entrambe le volte e non lasciarlo mai solo mentre dormiva beato tra le sue braccia.
La domenica sera, invece, Manuel seguì ancora una volta Simone a casa, quella volta per restarci fino al martedì, passando con lui il suo unico giorno di riposo. I baci tra i due erano diventati di un numero tale da non poterne più tenere il conto, i due avevano passato una quantità di tempo indefinita con le labbra attaccate, i corpi che non volevano saperne di separarsi e la voglia incredibile di stare ancora insieme. Anche quando i due non erano impegnati a mangiarsi la faccia a vicenda e gemere l'uno il nome dell'altro, Manuel non si era mai allontanato troppo dalle braccia di Simone, aveva scoperto di sentirsi al sicuro avvolto tra le sue braccia e non vedeva motivo per cui allontanarsi. Simone, dal canto suo, aveva scoperto adorare portare l'altro in braccio da una stanza all'altro, sentirlo avvinghiato al suo corpo e i ricciolini che gli solleticavano il collo. Aveva scoperto Manuel fosse pieno di sfaccettature, il lato testardo e sicuro di sé che mostrava a primo impatto non era che una minima parte della splendida persona che era, era un ragazzo curioso, ironico e autoironico, si stupiva per le piccole cose, era affettuoso ma, soprattutto, aveva capito che mai nessuno gli aveva dato tutto l'amore che meritava. Simone non era sicuro di poter essere la persona giusta, era presto per dirlo, ma sapeva che fino a quando Manuel sarebbe stato nella sua vita lui avrebbe fatto di tutto per dargli ciò che meritava.
- "Simo, dai, devo anna' a lavoro." Ridacchiò il maggiore, seduto sulle a cavalcioni gambe di Simone ancora all'interno dell'auto di questo. "Non posso fa' tardi altrimenti tuo zio me ammazza."
- "Ce parlo io co' lui." Borbottò Simone e, stringendolo per i fianchi, lo attirò ancora di più a lui e fece unire le loro labbra.
Manuel si spalmò contro l'addome del minore e non esitò a ricambiare l'ennesimo bacio di quella giornata con la stessa intensità dell'altro. Le loro labbra si cercavano fameliche, le loro lingue si rincorrevano senza sosta e, di tanto in tanto, un sospiro di piacere lasciava le loro labbra gonfie e rosse. Le mani di Simone vagavano lungo la schiena di Manuel, più di una volta si erano inoltrate anche oltre andandosi a fermare sul fondoschiena del ragazzo a cui non sembrava dispiacere affatto. I due sembravano non averne mai abbastanza, non erano mai sazi l'uno dell'altro, si cercavano e si vivevano più che potevano, Manuel sembrava anche aver dimenticato della sua decisione di andarci piano ma Simone non l'aveva fatto e continuava a dimostrargli, come poteva, che loro ne valevano la pena.
- "Appena finisco er turno ricominciamo, va bene?" Disse Manuel, ansimante, e poggiò la fronte contro quella di Simone. "Adesso devo proprio andare." Aggiunse e lanciò una veloce occhiata al ristorante. "E dovresti pure tu."
Il minore sbuffò annoiato e alzò gli occhi al cielo.
- "E va bene, 'a smetto, ma solo perché non ho voglia de inventarmi scuse co' mio zio." Rispose lui. "E non mi sembra er caso de dirgli che eravamo troppo occupati a limonare in auto come due adolescenti."
- "Gli adolescenti non hanno le auto, Simone." Ridacchiò Manuel e gli diede un bacio a stampo.
- "Quanto sei precisino oggi." Sbuffò il più alto ma, subito dopo, gli sorrise divertito. "Con te mi sento proprio bene." Ammise e allungò una mano per accarezzarmi il volto. "Come non mi sono mai sentito prima."
Manuel, in un primo momento, gli sorrise ma subito dopo prese a mordicchiarsi il labbro inferiore con fare nervoso.
- "Che succede?" Gli chiese il minore e aggrottò la fronte. "Ho detto qualcosa di sbagliato o che ti ha dato fastidio?"
Manuel però scosse la testa.
- "Posso farti 'na domanda?"
- "Tutte quelle che vuoi, piccolo, lo sai."
Manuel abbassò lo sguardo sulle sue mani, ferme sul petto di Simone, e parlò a voce non troppo alta.
- "Ce pensi mai al tuo ex?" Chiese lui.
- "Claudio?"
- "Eh, io quello che conosco." Sussurrò lui.
Simone aggrottò la fronte a quella domanda.
- "Perché me lo chiedi?"
- "Curiosità." Si strinse nelle spalle il maggiore.
- "Ogni tanto." Ammise il più alto.
- "E- e ti manca?" Domandò Manuel esitante.
Simone in quei pochi giorni passati insieme aveva imparato anche a capire quanto Manuel fosse insicuro, non credeva mai di meritare davvero quello che di bello gli capitava, aveva costantemente bisogno di rassicurazione e temeva che il peggio fosse sempre dietro l'angolo ma dopo la vita che aveva avuto Simone non se la sentiva di biasimarlo. Anche in quell'occasione Simone gli sorrise, gli prese entrambe le mani per poi portarsele alle labbra e baciarle.
- "Mi manca quello che eravamo all'inizio sì, perché ero felice ed era tutto ciò che volevo da 'na relazione." Disse Simone. "Mi manca come mi sentivo, stavo bene e nun potevo chiede' di meglio." Aggiunse. "Mi mancano le emozioni che provavo, non lui. Tra me e lui è 'na storia finita da 'n pezzo." Continuò. "Non ti nasconderò che penso a lui ogni tanto, me chiedo come stia andando la sua vita perché, nonostante tutto, è stato 'na persona importante per me e nell'ultimo periodo non stava bene. Spero sia riuscito a riprende' er controllo della sua vita, questo sì, ma se anche dovesse ritornare da me com'era all'inizio a me nun cambierebbe niente." Disse mentre accarezzava le mani del maggiore. "Tra me e lui è finita, Manuel, e sto bene così. Sono andato avanti e Claudio nun fa più parte della mia vita, guardo avanti e spero possa esserci tu nel mio futuro."
Manuel non riuscì a trattenere un sorriso a quelle parole e, d'istinto, gettò le braccia al collo di Simone.
- "Come fai a sape' sempre quello che devi di'?" Borbottò mentre nascondeva la testa nell'incavo del collo del minore.
- "Dico solo quello che penso, piccolo." Gli disse Simone. "Tra me e Claudio nun c'è più niente, adesso ci sei tu e spero di averti ancora per tanto tempo nella mia vita."

Sotto la pioggia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora