«Vorrei proprio sapere come faccio a vedere in questo sotterraneo così buio.»
«È davvero questo quello che vuoi sapere, donna?» ribatté Sabato, impotente contro l'acqua, la cui corrente lo faceva sbattere contro le pareti rocciose. La difficoltà a mantenere a galla la compagna trattenuta con un giro di coda attorno la pancia. «Questa maledetta acqua, non diminuisce!»
«Vorresti che ci fosse un tombino?»
«Magari! Credo che l'architetto fosse ubriaco quando ha disegnato il progetto!» ansimò l'altro.
«Se non ce l'ha messo, che vuoi fare, mettercelo tu?»
Mi hai dato una bella idea. Cerca di rimanere a galla, io torno subito, forse...»
«No! Aspetta! Puoi usare il simbolo dell'acqua!»
«Fallo tu!»
«Non posso. L'ho già fatto quando ero negli abissi da Poseidone! Devi farlo tu perché i simboli si possono usare una sola volta per ciascuno di noi!»
Il soffitto era a un braccio di distanza. La difficoltà di rimanere a galla non dava alternative.
«E che devo fare? Come faccio!» sbraitò.
«Capo! Ci penso io Capo!»
«Che vorresti fare?»
«Suggerirti delle Naiadi, Capo! Vedrai che ti piaceranno! Chiedi aiuto alle Naiadi.»
«E che sono?» domandò annaspando.
«Sono le donnine dell'acqua! Chiamale con gentilezza e vedrai che ci salveranno!»
«E come? Hai il numero di telefono, oppure vanno contattate tramite sito internet?»
«Ma che dici Capo! Su, chiamale, presto, o annegheremo!»
Sabato si convinse più per disperazione e che per convinzione. «Ehi! Naiadi! Se ci siete, alzate le chiappe che stiamo annegando!»
«Quanto tatto Capo!»
Darlina, con l'acqua alla gola e il soffitto a solleticarle il naso, non ebbe alcun pensiero se non il maledirsi per aver aperto in modo incauto la prima porta a caso. Chiuse gli occhi in attesa del peggio. Senonché l'acqua prese a vibrare, come se stesse bollendo nonostante fosse fresca.
Il soffitto si allontanò rapido, l'acqua diminuì, i piedi artigliati della Chimera toccarono il pavimento. Decine di braccia a scioglierla dalla coda del Basilisco. Aprì gli occhi e la bocca alla vista della dozzina di fanciulle seminude, sorridenti e danzanti attorno al felice Sabato.
L'uomo, sciolto come non mai, gli occhiali in bilico sul naso, accoglieva carezze sul viso, sulle braccia, sotto il mento.
«Aaaa, Capo! Te l'avevo detto che ti sarebbero piaciute!»
«Eh! Sì, bravo ragazzo,» disse sornione lui, ammaliato dalle movenze ancheggianti delle Ninfe.
Darlina, fradicia, scosse la testa: per liberare i capelli dall'acqua; per la scena delle squittenti donnine festose; e per tutto. Una Naiade le si avvicinò, si chinò e protese le labbra a mo' di sbaciucchio.
«Ehm, gentile "escort", o quella che sei, io sono a posto, non mi servono servizi extra...» La bocca della procace creatura risucchiò l'acqua residua da dosso della Chimera. Sembrava un aspiratore. Il servizio offerto donò ai suoi capelli e al pelo degli animali sul seno l'aspetto vaporoso degno delle migliori sciampiste europee.
«Però! Grazie, "Cosa" dell'acqua!» Negli occhi della creatura sorridente Darlina individuò il proprio riflesso. Si trattenne le guance arrossite con le mani. «Ma tu sei così... pura!» Nemmeno il tempo di finire di dirlo che partì una musica tipo arpe in concerto. Dal soffitto spoglio e grezzo, tutto frastagliato e lugubre, scesero tralci fioriti a formare altalene subito occupate dalle ninfe dell'acqua.
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ANTIEROI ANTICHI COME NONNI
FantasySono nonni. Sono tre. Sono: Stella, Darlina e Sabato, amici inseparabili chiamati ad aiutare una giovane donna a cercare il marito perduto. Sembra un compito semplice e innocuo, ma così non è. Ritrovare quell'uomo è il riscatto della vita di migliai...