36 ~ Onda su onda

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È lecito pensare a sé stessi dopo aver forzatamente commutato una crociera di piacere in un'avventura garante di morte certa?

Sarebbe stato un ottimo tema di riflessione per Stella, dal momento che, un attimo prima di smettere di essere la Medusa e aver deposto in mare aperto lo spiazzo roccioso affollato di gente, stava precipitando, vedendosi passare davanti agli occhi le immagini di tutta la sua vita.

D'altronde era ciò che immaginava le sarebbe accaduto una volta raggiunto il momento del trapasso: un dinamico effetto Lumière di tutto ciò che la rappresentava.

E le arpe e cetre strimpellati tra le mani di paffuti puttini alati? Magari accompagnati da voci soavi? Tutto sostituito da una doppia voce arcinota, che riconobbe appena terminato di cadere in un cofano oscuro trainato da una quadriga di animali gobbe muniti.

«Dimmi quando schiatterai,
dimmi quando, quando, quando,
l'anno, il giorno, l'ora in cui,
forse tu le cuoia tirerai... Ciao nonnina Stella!»

«Uh, uoh! Oh!» mugugnò la donna spalmata a faccia in giù sul pavimento. Sollevò appena la testa. «Oh, mi sento male! Ma anche se è assurdo solo pensarlo, sono contenta di rivedervi, Terrore, Paura, oh... Non mi sento più le braccia!»

«E ci credo!» ridacchiò Terrore.

«Dopo aver trasportato in cielo un intero isolotto affollato, è già un miracolo che non le abbia perse, le tue braccine da vecchiettina!» puntualizzò Paura.

«Ah, vecchiettina, oh, non ho più nemmeno la forza per irritarmi, mascalzoni nomofobici!» li accusò, arcisicura che quei due, cellulari in mano, l'avevano ripresa mentre stava precipitando dentro la carrozza ombrosa. Spostò lo sguardo di lato, e un sorriso le migliorò l'umore. Vide Reva circondata dalle braccia dei suoi genitori, da poco ripresisi dal sonno sovrannaturale. Dalle espressioni di eccessiva gioia era evidente che avevano appena scoperto che la loro bambina ora ci vedeva.

«Non vedo Achille, Bellerofonte e Perseo. Che fine hanno fatto?»

«Non ti preoccupare, loro sono tornati al loro mondo,» assicurò uno dei cocchieri. La sirena di una nave militare italiana, e il gracchiare di quattro elicotteri da soccorso rincuorò Stella, e diede il segnale a Paura e Terrore di partire con la carrozza verso l'ultima meta.

Edgar Allan Poe, Mary Shelley, Stephen King e Drome-Dario Argento si misero in marcia oltrepassando la gente davanti, ignara della loro presenza.

«Ah, questa sensazione di fondermi con gli altri corpi come fossi un fantasma, proprio non mi mancava,» lamentò Stella, ancora asfaltata sul pavimento del magico mezzo. La situazione cambiò quando la quadriglia di camelidi guadagnò il mare blu del Mediterraneo. Puntò sulle braccia e nonostante la resistenza contraria dei nervi delle braccia, delle gambe, e un sospetto di colpo della strega, riuscì a buttarsi a peso morto sul divano con la testata rivolta verso il senso di marcia. Lei anche in treno odiava dare le spalle al senso di marcia, la sensazione di trascinamento la innervosiva.

E di Sabato e Darlina, avrebbe mai potuto dimenticarsene? Ovviamente no. Li aveva cercati sin dal momento in cui aveva realizzato di ritrovarsi nella carrozza dell'oltretomba. Ma era da sola a sopportare le canzoncine in sala funebre di Paura e Terrore. Non aveva coraggio. Per la prima volta forse in tutta la vita, non aveva coraggio. Coraggio di chiedere dove fossero, o che fine avessero fatto i suoi amici.

Chiuse gli occhi e rivide la corona di luce attorno all'isolotto che poche ore prima aveva magicamente trasportato in volo. Quella luce, oscurata dalla porzione di terreno imbrigliato alle catene di Zeus che aveva trattenuto col Caduceo di Ermes, era una luce di morte.

"Da quando sono così codarda?!" Tirò un respiro, raddrizzò la schiena sullo schienale e tuonò: «Ah no! Questo no! Assolutamente no!» Paura e Terrore si strinsero l'un l'altro. Gli occhi a palla come triglie. Poi si staccarono, si guardarono a bocca socchiusa, quasi ghignando, ma Stella non li fece commentare.

ANTIEROI ANTICHI COME NONNI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora