«Da-Darlina?» Sussurrò Stella, malferma sulle ginocchia, le mani sulla bocca e i lucciconi agli occhi. Si obbligò a raggiungere il muro interno dove l'amica era affissa, infilzata dalla moltitudine di frecce che aveva colto di sorpresa tutto il trio. La luce diffusa dal Basilisco sfarfallava, segno che si stava dirigendo verso l'entrata della grotta per scoprire chi aveva scoccato quei dardi.
La mano della Medusa Stella sfiorò una caviglia inerte della Chimera. Con la testa piegata in avanti. Come a imitare le testoline penzolanti delle bestiole che l'altra aveva al posto del seno. «Non può essere,» bisbigliò. «Non ci credo, piccola ciabattina_» Un'altra freccia invase la grotta, sfiorò il braccio destro di Stella e poi si piantò sulla caviglia che aveva accarezzato. Si voltò. La mano sul braccio ferito. «No...» disse con un respiro. Sembrava in trance. Strappata dalla logica del presente, iniziò ad avanzare verso l'uscio roccioso, dove Sabato stava facendo scudo ad altre frecce scoccate. Gli rimbalzavano sul corpo producendo scintille.
«Sabatino. Lei. È.»
«Cerchiamo di non esserlo anche noi,» suggerì l'uomo, mentre si affaccendava come poteva per parare quante più frecce possibili.
«Chi le sta lanciando?» Domandò retorica Stella, raccogliendo una freccia respinta dal Basilisco. «Dardo egizio. Sono reietti armati questi qua!» Si girò verso l'esterno della grotta, cercando d'inquadrare l'origine dell'assalto. Nel buio della notte, mescolato all'orizzonte nero, un plotone di reietti in corsa sollevava nuvole dense di sabbia. La moltitudine era tale da poter sentire il rumore dei passi di corsa. Le grida di carica rimbombarono nella caverna.
«Lo sapevo che non era per noi una cosa così folle!» Piagnucolò Stella, incapace di fare alcunché, a parte trascinarsi avanti e indietro nella grotta per vegliare l'amica, e attendere la fine a firma dei reietti prossimi all'assalto.
«Ehi! Capo! Qui la situazione comincia a non piacermi. Ti lascio il comando?»
Le guance cascanti di Sabato si sollevarono di pochi millimetri. Le frecce alle quali stava facendo da bersaglio aumentavano di attimo in attimo. Presto non avrebbe più potuto fare da scudo a tutte.
Si voltò. Vide Darlina, ancora affissa come un manifesto di morte sulla parete della grotta. Si accigliò al ricordo di quando l'aveva conosciuta. Era avvenuto al quinto anno delle elementari. Era successo dopo la prima medaglia d'oro vinta ai giochi della gioventù, specialità nuoto stile libero. Una vittoria che, sommata alle tre precedenti, avevano reso Sabato Dello Montesilvano uno tra i più popolari dell'istituto. A un passo dall'adolescenza, era più alto della sua età, e gli occhi celesti sotto il ciuffo biondo erano calamite per le ragazzine. Grazie a Stella, che già conosceva sin dai tempi dell'asilo, Darlina aveva trovato l'occasione per scambiare le prime due parole con lui. A dire il vero era una intervista per il giornale della scuola, del quale Stella era la direttrice e Darlina giornalista.L'uomo Basilisco sorrise ricordando quella Darlina bambina, pienotta e sempre con una merenda fatta in casa a portata di mano nel cestino. Sorrise ricordando, dopo tanto tempo, le prime parole: «Quanto coraggio ci vuole per affrontare l'acqua? Io ne ho una paura matta!» Aveva riso e arrossito di sé stessa la sua amica.
«Ehi! Capo! Ti sei incantato?»
Sabato scosse la testa. Si sistemò meglio gli occhiali di onice. «Non so cosa devo fare,» ammise.
«Allora sei pronto, Capo!»
«Abbi pazi, io_ OOOO!» Il corpo, già fluorescente di suo, s'illuminò per un attimo, poi si spense, il chitone porporato si ritrasse, la schiena si ingobbì, il collo tirò così forte da sembrare volesse staccarsi dal busto, le braccia si ingrossarono a dismisura e costrinsero l'uomo a posarle a terra.
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ANTIEROI ANTICHI COME NONNI
FantasySono nonni. Sono tre. Sono: Stella, Darlina e Sabato, amici inseparabili chiamati ad aiutare una giovane donna a cercare il marito perduto. Sembra un compito semplice e innocuo, ma così non è. Ritrovare quell'uomo è il riscatto della vita di migliai...