La mattina dopo Calipso si risvegliò a bordo di Festus. Leo, davanti a lei, stava ancora dormendo... anche se teoricamente era lui il pilota, l'automa era in grado di muoversi e fare tutto da solo, quindi non c'era bisogno di preoccuparsi.
Decise di non svegliare il figlio di Efesto; in fin dei conti la sera prima aveva rischiato di morire... anche se non sarebbe stata la prima volta che moriva.
-Dove siamo?- chiese a bassa voce al drago di bronzo.
Lui cigolò e scese di quota. Sotto di lei per la prima volta Calipso non vide il mare, solo alti palazzi e strane costruzioni sconosciute. Si girò, sicura di vedere la spiaggia in lontananza, ma non fu così. Trovarsi sulla terraferma, in mezzo al continente, lontano dalla costa era un'esperienza piuttosto nuova per lei. Festus passò davanti a un enorme cartello con la scritta: "Benvenuti a Richmond". Certo che certe città avevano proprio degli strani nomi, pensò.
Leo aveva iniziato a russare, e Calipso fu tentata di dargli una botta per farlo smettere, se non avesse rischiato di farlo precipitare.
-Festus, atterriamo da qualche parte- sussurrò ancora.
Il drago allora si diresse verso una grande macchia verde, o almeno era quello che lei riusciva a capire a quella distanza e con la sua grande conoscenza del mondo moderno. Si fermò, e la ninfa si diede un'occhiata intorno. Erano in una specie di giardino. Non un giardino, si disse, un parco. Scese e posò i piedi sull'erba, poi si avvicinò a un piccolo recinto con dei fiori. Un'aiuola. Fu compiaciuta nel constatare che i mortali non erano e non sarebbero mai stati in grado di piantarne di belli come i suoi, che aveva lasciato su Ogigia. Lì intorno, dei ragazzini stavano rincorrendo una palla e una signora stava spingendo una culla con le ruote, un passeggino. Un tipo con uno carretto cercava di fermare i passanti per offrirgli uno strano cibo, che chiamava hot dog.
Il suo stomaco brontolò. Frugò nelle tasche nella cintura degli attrezzi di Leo e riuscì a trovare qualche soldo. Raggiunse il carretto e comprò due di quei panini, poi tornò indietro.
-Leo! Svegliati!- diceva, con il solo risultato di farlo russare più forte.
Sbuffò e usò la confezione di plastica del suo hot dog per raccogliere dell'acqua dalla fontanella accanto all'aiuola, che era gelata, poi tornò indietro e gliela svuotò in testa. Il figlio di Efesto si svegliò all'istante, emettendo un grido stridulo che la ninfa non gli aveva mai sentito. Calipso scoppiò a ridere. Leo la guardò, e realizzò in ritardo cos'era appena successo.
-Sai, non è carino riempire d'acqua le persone mentre dormono tranquillamente...- disse.
-Tranquillamente? Un trombone avrebbe fatto meno rumore.
-Hai qualcosa contro i tromboni?
Scese da Festus e si asciugò. Solo che lo fece dandosi fuoco, e i ragazzini che stavano giocando si fermarono a guardarlo stupiti.
-Che c'è?- domandò. -Non avete mai visto qualcuno prendere fuoco?
La ninfa non era sicura di cosa stessero vedendo, ma decise che non aveva importanza. Trascinò via il suo ragazzo -aveva iniziato a considerarlo tale- dai bambini traumatizzati e gli passò il suo panino.
-Ho pensato io alla colazione- disse porgendoglielo.
-Hot dog a colazione?- si mise a ridere. Dato che Calipso non capiva cosa ci fosse di tanto divertente, smise subito.-Dove hai trovato i soldi?- chiese.
-Ma non ci arrivi?- fu la risposta della ninfa, che diede lanciandogli un sorrisetto furbo.
Leo si tastò la tasca della cintura, solo dopo la aprì.
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Eroi dell'Olimpo: Non sarà davvero finita così?
FanficSu, su, non credo ci sia bisogno di una descrizione. Il titolo dice giá tutto. "Il sangue dell'Olimpo" mi ha lasciata con qualche domandina, e volevo inventare un piccolo seguito. Sapete benissimo tutti cosa troverete se mai deciderete di iniziare l...