23. ANNABETH

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Annabeth scoprì che volando, il sole si muoveva molto più in fretta. E così in fretta finiva il carburante.

Erano finalmente giunti a New York quando decisero di scendere di quota. Così, tanto per non farsi vedere dagli dei sull'Empire State Building. Leo non poteva atterrare nel centro di Times Square con Festus, quindi decisero di ritrovarsi più tardi, nei pressi di Long Island. Il figlio di Efesto aveva promesso di non entrare al campo senza di loro. Si sperava mantenesse la parola data.

Dopo venti minuti in cerca di un posto dove atterrare in mezzo al traffico della città, finalmente riuscirono a trovare un buco dove infilarsi. Quel giorno New York era piena d'auto, probabilmente perchè ormai l'estate stava terminando e sia i newyorkesi che i turisti stavano tornando a casa.

Dall'essere seccati per la coda di auto passarono al punto di esserne la causa. In mezzo alla strada, d'un tratto il sole si fermò. Percy cercò invano di farlo ripartire, ma niente.

-Proprio ora che abbiamo cacciato il figlio di Efesto...- sbuffò.

Dietro di loro iniziò un coro di clacson.

-Qual è il problema?- domandò Frank, che era comparso dietro al sedile...

Percy iniziò a premere pulsanti a caso e a tirare calci alla vettura. Non serviva essere figli di Atena per capire che era una pessima idea. Annabeth stava per gridare al suo ragazzo di farla finita, ma quello si fermò da solo dopo aver accidentalmente sganciato dei razzi in miniatura che avevano bucato le gomme dell'auto di fronte a loro. Che aveva la scritta 'polizia' su un lato.

-Sei proprio una Testa d'Alghe- lo rimproverò.

-Ok...- rispose il figlio di Poseidone. -Will! Hai idea del perchè ci siano dei razzi sul sole?

Si sentì una risata dal retro del furgone. -Se te lo dicessi, non ci crederesti. Diciamo solo che a papà rompono gli uccelli migratori...

Percy provò per la centesima volta a far ripartire il camper, senza successo.

-Faccio io- si offrì Annabeth. -Non vorrei che arrostissi tutta New York...

Si piegò sui comandi e gli diede un'occhiata. Sembravano a posto. Aprì lo sportello sotto il sedile del guidatore. Non c'era niente di strano. Si rialzò, grattandosi la testa.

-Non capisco... cosa c'è che non va?

-Forse- ipotizzò Frank. -è finita la benzina?

Stava indicando il contatore dell'olio sul cruscotto. La figlia di Atena si prese la testa fra le mani: come poteva non essersene accorta prima? Si sentiva sempre in imbarazzo quando faceva la figura della stupida, anche se era una delle prime volte che succedeva.

-Beh...- fece per ribattere, ma fu interrotta da un rumore. Stavano battendo sul finestrino.

Percy imprecò, poi premette la levetta per far scorrere il vetro verso il basso, trasformando la sua smorfia in un sorriso nervoso. -Sì?

Dall'altra parte c'era un poliziotto. Doveva essere sceso dall'auto a cui avevano appena bucato le gomme. Squadrò il ragazzo da capo a piedi con un'espressione piuttosto severa.

-State causando traffico. E spiegatemi come mai ci ritroviamo le ruote bucate.

-Ecco- iniziò Annabeth -Noi...

-Silenzio. - fece l'agente di polizia.

-Ma ci ha chiesto lei...

Liquidò la frase con un cenno della mano. Poi si rivolse al figlio di Poseidone.

-La patente.

-Subito.

Percy si tastò le tasche dei pantaloni e sbiancò.

Eroi dell'Olimpo: Non sarà davvero finita così?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora