19. PERCY

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Aveva iniziato a nevicare. I sei semidei si stavano dirigendo verso il centro città, anche se non sapevano cosa sperassero di trovarci. Percy, almeno, non lo sapeva. Come al solito.

Erano quasi stati ammazzati tutti dai mostri di Frozen, se non fosse stato per Nico. Il figlio di Poseidone aveva saputo che aveva dei problemi a utilizzare i suoi poteri, ma non pensava così grossi. Dopo aver salvato le chiappe a tutti, aveva perso i sensi. Fin qui niente di così strabiliante. Poi però si erano accorti che stava fumando. Che? Aveva brillantemente pensato il figlio di Poseidone. Will, in veste di medico, aveva raccontato loro tutto: di come il figlio di Ade fosse già quasi morto a causa del troppo viaggio d'ombra e di come il coach e Reyna erano riusciti a salvarlo, poi di come ogni minimo utilizzo dei poteri degli Inferi lo sfinisse. E il suo intervento nella battaglia era stato enorme. Il figlio di Apollo, la preoccupazione fatta persona, aveva detto che non avrebbe potuto usare la tecnica del coach Hedge in quanto i nuvoloni coprissero il sole, e che doveva trovare un altro modo. Tutti, Percy compreso, si erano offerti di dargli una mano, ma Will aveva rifiutato.

-Andate avanti- aveva detto. -Sconfiggete quella stupida dea. Noi vi rallenteremmo e basta.

-Non vi lasceremo indietro!- aveva protestato Hazel.

-Non ci state lasciando indietro. Tornerete quando tutto sarà finito.

Il figlio di Poseidone non l'aveva mai visto più serio. A quel punto era caduto un primo fiocco di neve, e Will aveva deciso che avrebbe dovuto trovare un luogo riparato per cercare di curare Nico.

Visto che non c'era nessun mortale in giro, Annabeth aveva scassinato l'entrata di un negozio chiuso. Non si capiva bene cosa vendesse, perchè aveva di tutto. Doveva essere un piccolo emporio. Percy e Jason avevano sollevato il figlio di Ade e l'avevano portato dentro, seguiti da Will che controllava e ricontrollava il suo borsone in cerca di qualcosa.

Poi avevano chiuso la porta, avevano tratto un grosso respiro, e se n'erano andati. Lasciandoli da soli. Indifesi. Il figlio di Apollo aveva sempre avuto idee suicide, ma forse quella le batteva tutte.

Ora camminavano tutti pressoché in silenzio, pensando a cosa stavano andando incontro.

Percy era sicuro che gli altri lo stessero pensando. Lui pensava solo a quanto facesse maledettamente freddo o quanto avrebbe fatto comodo una stufa portatile che, a quanto ne sapeva, non era stata ancora inventata.

Si strinse nel cappotto. Anche Annabeth aveva i brividi. Le si avvicinò e le mise un braccio sulle spalle, avvicinandola a sè.

-Freddo?- le chiese. Poi le diede un leggero bacio sulla guancia.

-Concentrati, Testa d'Alghe- rispose. Nonostante il tono duro, stava sorridendo. -Non è il momento per questo.

-è sempre il momento di riscaldare la mia ragazza con la mia tenerezza da Olaf- disse stringendola più forte. In effetti, aveva meno freddo.

-O di irritarmi con il suo cervello minuscolo...

-Andiamo- sbuffò. -Già ho un cervello d'alghe, deve essere anche minuscolo?

Annabeth rise. -Beh... a quanto pare sì.

Continuarono a camminare. Si erano avvicinati al centro, perchè le strade erano più larghe. Quella che stavano percorrendo loro era larga. Altre stradine affluivano a quella da quartieri che dovevano essere abitati. Dov'erano tutti mortali? Dormivano?

A un certo punto, la neve si infittì. In lontananza videro qualcosa di strano, nel modo in cui cadeva: fiocchi di neve si univano per formare qualcosa di più grosso e letale. Chione, pensò. Era come se stesse attaccando qualcuno.

Eroi dell'Olimpo: Non sarà davvero finita così?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora