20. NICO

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Quando il figlio di Ade aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu la lampadina sul soffitto, sopra di lui. La luce non era così intensa, ma abbastanza forte da costringerlo a socchiudere gli occhi.

Si sentiva uno straccio: la sensazione di affogare era sparita, ma restava il fatto che era esausto.

-Dei- disse una voce. -Per fortuna stai bene. Avevo paura che non ti svegliassi più.

Davanti alla lampadina comparve l'immagine di Will, come un'ombra contro la luce.

-Che...?- cercò di parlare, ma venne preso da un attacco di nausea.

-Aspetta, ti do una mano.

Il figlio di Apollo lo aiutò a mettersi seduto, facendogli appoggiare la schiena sul suo borsone. Ora Nico riusciva a vedere meglio l'ambiente: una stanza mal illuminata, piena di scaffali colmi di cianfrusaglie di ogni genere e un bancone di legno bianco con una cassa. Doveva essere una specie di negozio. La sarancinesca alla porta era chiusa, cosa utile per tenere il più lontano possibile il freddo, ma non per far entrare luce. Era sdraiato su un mucchio di coperte.

Will lo aiutò a mangiare un po' di ambrosia, e il figlio di Ade si sentì subito meglio. Se non si contava la stanchezza, non si sentiva poi così male.

-Che è successo?- riuscì a chiedere alla fine.

Will si sedette accanto a lui. -è successo che sei un idiota, di Angelo.

-E andiamo, ci avrebbero uccisi tutti.

-Sarebbe stato meglio che vederti morire senza poter far niente.- si accorse di aver detto qualcosa di troppo e si affrettò ad aggiungere. -Sono un medico, mi sentirei un verme se non riuscissi a salvare la vita a qualche paziente...

L'ambrosia stava davvero contribuendo alla sua salute. Si sentiva quasi... bene. Come non lo era stato da settimane.

-Che hai combinato, comunque?- gli domandò allora.

-Potrei mentirti e dirti che sono il dottore migliore sulla faccia della terra, ma la verità è che non lo so. Ero nel panico, ho mischiato intrugli, chiesto aiuto e benedizioni a mio padre, ma non ho idea di come abbia fatto a funzionare. Dovresti essere morto.

-Grazie.- Nico sbuffò. -Ti capita spesso di farti prendere dal panico?

-Mai- rispose fieramente. -è solo causa di distrazione. Può benissimo farti perdere la concentrazione e farti finire per ammazzare il tuo paziente... ma mi hai spaventato a morte, Death Boy.

-Non chiamarmi così- trovò l'energia per lanciargli un'occhiataccia.

Will rise. Era una risata di sollievo. -Non la smetterò mai di chiamarti così. Facci l'abitudine.

Il figlio di Ade alzò gli occhi al cielo. Ora si sentiva abbastanza bene da alzarsi in piedi, o almeno credeva. Se l'altro non l'avesse preso al volo, si sarebbe ritrovato a terra. Il figlio di Apollo lo aiutò a risedersi dov'era prima.

-Non ti muovere- gli ordinò.

-E va bene... Dove sono gli altri?

-A cercare la dea della neve- Will aprì il borsone dietro di lui e lo riempì con alcune boccette che aveva tirato fuori, per lo più vuote, poi lo richiuse.

-Scherzi?!-Io scherzo spesso, ma dopo lo spavento che mi hai fatto prendere, non sono troppo in vena.

-Dobbiamo andare ad aiutarli...- fece per rialzarsi, ma il figlio di Apollo lo ri-spinse delicatamente giù.

-No invece- gli disse. -Se la caveranno. A differenza di te, se esci da quella porta.

-Will- Nico cercò di non far trasparire la rabbia dalla voce. -Non mi va di restare qui a non far niente mentre gli altri là fuori rischiano di morire.

Eroi dell'Olimpo: Non sarà davvero finita così?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora