Capitolo 28

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Destiny

Tante volte ho sentito dire che il dolore cambia le persone. Cambia il loro modo di vedere, di percepire le cose, i sentimenti, addirittura cambia il loro comportamento. Il dolore, la sofferenza cambia così tanto che certe volte annebbia la ragione, ed io questo l'ho capito. Ho capito che le persone intorno a me sono cambiate, io sono cambiata, sia in negativo ma anche in positivo. Non nego di aver avuto quei momenti bui che mi fanno ferita forse maggiormente, portandomi certe volte a fare brutti e insani pensieri, proprio come è successo un anno fa, proprio come è successo due giorni fa quando non ho frenato la moto. A volte ci lasciamo trasportare dalla vulnerabilità, ed è ciò che ho fatto anche io, ma poi ho realizzato che autodistruggermi non porta a niente di buono, non per le persone che mi vogliono bene per davvero. Così come ho capito che mostrare le mie fragilità vuol dire dare agio a chi mi vuole male di godere e questo l'ho capito quando ero in ospedale dato che ho dovuto subire determinate visite.

<Destiny, hai finito?> domanda Trixy mentre mi affianca, sedendosi accanto a me.

<Guarda qua. Questi sono tutti i casi che mi ha dato il professore Marshall>

<Non di nuovo> dice mormorando per poi sbuffare disperata. Da quando sono uscita dall'ospedale non ho fatto altro che guardare e riguardare tutti i fascicoli che già in precedenza avevo esaminato.

<Lo sai quale è stata la prima cosa che ho notato quando ho esaminato questi fascicoli?>

<No, certo che no> risponde la mia amica mentre sbuffa nuovamente.

<L'avvocato della controparte è lo stesso>

<E cosa c'è di strano in questo?>

<Su cinquanta casi non pensi che è un po' strano il fatto che è stato lo stesso avvocato a difendere chi doveva andare in prigione?>

<Cosa vuoi dire?>

<Che l'avvocato Brown ha difeso cinquanta criminali, mandando in carcere cinquanta ragazze, donne non colpevole. Le stesse donne che ci sono in questa lista> dico solamente mentre metto davanti a lei la lista che ho trovato tra le cose di mia sorella Roxane. Quando ero in ospedale ho avuto modo di sentire una conversazione che mi ha aperto gli occhi, per questo appena sono stata dimessa mi sono chiusa dentro casa, cercando e guardando tutto quello che c'era dentro quei scatoloni che contenevano i ricordi di mia sorella, ed è stato allora che ho trovato questa lista. Praticamente la stessa delle donne che sono state condannate ingiustamente, anche nel caso della ragazza schizofrenica che aveva ucciso il padre, accoltelandolo. Qualcuno sapeva della sua malattia e ci ha giocato, portandola alla disperazione solo perché lei sapeva, solo perché lei, così come tutte le altre facevano parte della lista.

<Ma cosa è questa roba?> domanda Trixy mentre guarda quel pezzo di carta in modo confuso.

<La chiave di tutti i casi Trixy, compreso quello di Stephen> sussurro piano il suo nome mentre per un secondo abbasso lo sguardo.

<Quello, c'è bisogno che lo nomini ancora?> domanda infastidita mentre si alza, mettendosi all'impiedi davanti a me. Dopo il mio risveglio in ospedale io e Stephen abbiamo parlare, o forse sarebbe meglio a dire che abbiamo discusso, litigando per il modo in cui io avevo reagito, urlandomi contro e dato che eravamo entrambi un po' alterati abbiamo dato spettacolo praticamente davanti a tutti e da allora non ci siamo più visti.

Anima tormentataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora