Destiny
<Non ricordo l'ultima volta quando ti ho vista sorridere in questo modo> la voce di Clara mi fa sussultare nella sedia.
<Scusami tesoro, non volevo spaventarti> mormora piano mentre si abbassa di poco, baciando dolcemente la mia testa per poi accarezza piano Margot che dorme beatamente sopra le mie gambe.
<Ero soprappensiero>
<Pensieri belli suppongo> dice a bassa voce mentre si siede sulla poltrona che c'è davanti a me.
<Può darsi> rispondo mentre le mie labbra si curvano leggermente all'insù al solo pensiero di ieri sera.
<E questi pensieri possono essere condivisi anche con la tua dolce madrina?> domanda in modo dolce. Nonostante conosco Clara, anzi, lei conosce me praticamente da quando sono nata dato che lavora per la nostra famiglia da una vita e la mamma aveva scelto di farmi battezzare da lei dato che la considerava parte della famiglia e poi mia madre era molto legata a lei.
<Non fare la ruffiana con me, lo sai che non funziona> rispondo ridacchiando.
<Questo per caso è un modo alternativo per farmi capire che tieni per te quello che ti fa sorridere?>
<Non è niente di che> rispondo mentre lentamente mi alzo, sistemando in seguito Margot sopra la sua copertina.
<Vedremo> dice solamente per poi uscire dalla mia stanza e lasciarmi nuovamente da sola con i miei pensieri.
<Secondo te è sbagliato sorridere?> domando sussurrando tra me e me mentre guardo Margot.
<Forse non ho il diritto> mormoro piano mentre mi passo le mani nei capelli in modo nervoso. Negli anni sono stata messa alla prova tante volte, partendo proprio da quando era una ragazzina, poi e subentrato il periodo adolescenziale e nonostante le critiche sul mio aspetto fisico ho cercato di non fare un dramma, anche se certe volte i complessi tornano ma il colpo che più mi ha spezzato è stato tutta la faccenda con Roxane.
<Mi accompagni in un posto?> domando con la voce fioca appena Owen accetta la mia chiamata.
<Piccola Desy>
<Stephen?> domando incredula quando il timbro di voce della persona che parla dall'altra parte del telefono non sembra affatto quella di Owen.
<Ah, ma allora sai come mi chiamo> dice ridacchiando.
<Sei ubriaco per caso?> domando mentre inarco le sopracciglia allibita.
<Può darsi>
<Dove è Owen e perché hai risposto tu al suo telefono?> domando mentre apro la porta finestra che da sul piccolo balconcino e come sempre punto lo sguardo in avanti, osservando il ponte di Brooklyn che si vede in lontananza. Ed è in momenti come questi, quando guardo ormai da lontano il ponte che mi viene nostalgia della vecchia casa.
<Abbiamo deciso di passare la giornata tra ragazzi> risponde ridacchiando.
<Smettila di ridere e dimmi dove si trova Owen> dico in modo duro quando riprende nuovamente a ridere.
<Se trovi me troverai anche lui> dice solamente prima di staccarmi il telefono in faccia.
<Idiota!> sbotto contro il telefono, anche se in realtà il mio nervoso è rivolto a quel ragazzo che ha chiuso.
<Avrai dei giorni liberi dato che non puoi muovere la mano. Usali per rilassarti> borbotto a bassa voce le parole che mi disse Owen questa mattina al telefono.
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Anima tormentata
RomantizmSi pensa che il destino sia una forza o una volontà soprannaturale che decida fatalmente e irrevocabilmente tutto ciò che accade nella vita umana per questo ognuno di noi ha il proprio destino scritto è nessuno può cambiare il filo della vita. Quel...