1.7

81 18 3
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Capitolo 17







Per tutta la sera Sara non si è mai osata a scrivere un messaggio per sapere se sia tutto ok, è un po' preoccupata anche perché non sa quale sia il reale motivo del perché se è dovuto andare da casa sua.

Non sta calcolando minimamente i ragazzi che stanno parlando per i fatti propri e non sa nemmeno di cosa diamine parlano, ha la testa altrove.
Si sente un po' sola, ma forse perché si trova a fare la candela della situazione e non si sente al suo agio, ma la gemella capisce che c'è qualcosa che non va in Sara perché lo sente dentro di sé.

Cerca di considerare la sorella, ma non riscontra niente e non sa come fare per catturare la sua attenzione e l'unica cosa che le viene è di alzarsi dalla sedia e di prendere le chiavi della macchina. Lo sa che in questi casi sia meglio farla sfogare a guidare, ma Sara è talmente distratta quando Dalila le passa le chiavi.

Ogni tanto stringe la mano sui suoi pantaloni per trattenere la sua ansia e rabbia.
Rabbia per cosa? Forse, delusione. Non lo sa nemmeno la bionda.

«Non mi piace il suo sguardo» sussurra Francesca all'orecchio della gemella. Dalila alza le spalle per dirle che non sa che fare.
«Le dobbiamo parlare secondo te?»
«Vi sento ragazze» dice all'improvviso Sara così da fare mettere imbarazzo alle ragazze.

Lando e Charles si guardano e decidono di lasciare sole le tre ragazze, forse la loro presenza è di troppo, ma Dalila li ferma.
Sara ha lo sguardo serio e il suo respiro è forte, capisce che è meglio non affrontare questo discorso, ha voglia di svagarsi, forse sarebbe meglio uscire. Prende le chiavi e si alza lasciando i quattro in silenzio.

Guidare la fa sentire libera, musica a palla in macchina e non sa quanto sia lontana da casa è talmente distratta per sapere dove si trova. Nella sua testa ha solo il pensiero di Esteban, non sa nemmeno se sarebbe il caso di presentarsi all'autodromo per guardare la gara di domani.
Le farà male rimanere lì e forse non sembra neanche corretto essere sempre attaccata a lui.

Si trova vicino al parco dell'albero stregato, un magnifico arbusto con i suoi rami e l'arbusto intrecciato come se fosse stato qualcuno ad aver creato le trecce. Esce dalla macchina e inizia ad avvicinarsi e c'è qualcosa che l'attira in quell'albero, forse per la sua maestosità.

Inizia ad accarezzare la corteccia e lascia andare un sospiro. Aveva il bisogno di essere sola con i suoi pensieri, ma ha solo in mente quegli occhi pieni di passione, il suo viso che trasmette sicurezza in lei e ricordarsi del primo bacio dato. Forse, Sara ha veramente il bisogno di viverlo al cento per cento, si siede sul ramo e con le cuffie alle orecchie ascolta la sua canzone preferita ricordandosi in questi due giorni passati assieme, vissuti alla velocità della luce, ma è così che nasce un'amore?

Non importa che tipo di amore sia, ma lei sente il bisogno di sentire la sua voce, la sua risata e sentire le sue mani accarezzare la sua guancia. Stare assieme ad Esteban le è suscitato la voglia di un'amore unico.

«Anche qui la trovo signorina Tulli»
«Anche qui Esteban»

Sorride per quel strano incontro, forse era destino.
I loro occhi parlavano, i loro sorridi erano la loro arma per farsi piacere con tanta differenza.

«Cosa mi combini?» dice mentre alza il viso verso il cielo contornato da stelle luminose, una magnifica vista e ti ci puoi perdere, la luna illumina bene il bosco che è facile vedere la strada.
Adora stare fuori a vedere la luna, quella piena.

Sarebbe in grado di stare fuori diverse ore, ma ha tante domande in testa, ha senso ascoltare i consigli e di lasciar perdere tutto questo o continuare per capire più a fondo delle sue intenzioni.

Dentro a questi dubbi ci sono anche due mezzo i suoi genitori, oppressivi e non danno la libertà di quale ne ha bisogno. Non ha mai provato nulla in tutta la sua adolescenza, sempre chiusa in casa e sottostare alle regole stupide, ma non si sono resi conto che le loro uniche figlie iniziano a ribellarsi, ma la cosa è più giusta, adesso è ora di fare più idiozie e provare molte esperienze e crescere di più.

Sta portando con sé un enorme fardello e dato l'orario sarebbe anche l'ora di rientrare.

Dalila è su tutte le furie perché il telefono di sua sorella è spento,  quella maledetta segreteria telefonica. Non sa dove si sia cacciata, Lando è con lei che cerca di tranquillizzarla, sa cosa significa cosa vuol dire quando non vuoi essere cercato da nessuno.

«Ritornerà a casa»
«Non ha fatto così, piuttosto lasciava suonare a vuoto, ma il telefono spento mai e sono preoccupata» chiude gli occhi.

Lando accarezza la gamba della ragazza per confortare la sua tensione, è talmente naturale questo gesto e per lei suscita qualcosa. Non hanno mai avuto un contatto tra di loro.

Dalila si sente a disagio per quello e sente il bisogno di prendere le pastiglie, ha tanto voltastomaco e le avevano consigliato di farne uso solo quando sentiva questo sintomo, si alza e raggiungendo il mobiletto posto accanto al divano apre il suo zainetto e cerca il cofanetto. Ha dovuto metterle in una scatolina che non andasse troppo nell'occhio a chiunque era accanto e di solito, la sua dose è di una pastiglia, ma ne prende due.

«Dalila, cosa sono?» Lando si avvicina velocemente, non sembra entusiasta di vedere una persona prendere qualcosa.
«Pastiglie» risponde freddamente. Lando incrocia le braccia. «Cosa c'è?» inspira forte per non perdere la pazienza e di sicuro non vuole essere alterata con il ragazzo.
«Come mai ne fai uso?»
«Sono ansiolitici» è la prima volta che ne parla, è sempre stata discreta. Diceva che erano per il mal di testa e ci credevano.

Lando si rilassa appena ha scoperto per cosa siano quelle pastiglie, lui era partito in quinta e d'improvviso l'abbraccia, ne sente il bisogno.
Dalila rimane di stucco, ma ricambia subito.

«Ti va di dormire qui?»
«Certo»

Improvviso - Esteban OconDove le storie prendono vita. Scoprilo ora