Capitolo I

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Un bagliore di luce mi accecò la vista ed un suono assordante mi portò a coprirmi le orecchie il più possibile. È mattina, la sveglia è suonata e le tende aperte fanno penetrare la luce del sole in camera mia. Mi stiracchio portando le braccia indietro e sbadigliando appena, quindi tolgo la coperta scoprendomi del tutto ed allungo un braccio verso il comodino per raggiungere il telefono. Appena lo accendo vedo la sveglia ancora attiva:"Evento di questa mattina: Jordan".
"Questo me l'ero proprio dimenticata".
Sono Allison Brown, ho sedici anni, collaboro con il brand Jordan e sono il membro più giovane di questo team, ancora per poco. Oggi ho un evento speciale: la mia carriera su questo settore verrà rovinata da un ragazzino della mia stessa età, probabilmente anche più famoso di me. Si chiama Javon Walton e insieme saremo i membri più giovani del team Jordan.
Mi guardo allo specchio e faccio un'espressione schifata:"Sono un disastro". Decido di sciacquarmi il viso e di utilizzare i miei prodotti, sistemarmi i capelli in un cipollotto alto e mettermi gli orecchini d'argento a cerchio, i miei preferiti. Mi reco verso l'armadio, spalancandolo e guardandolo con le mani poggiate sui miei fianchi:"Bene, bene, bene...". Dopo aver dato qualche occhiata di qua e di là, opto per un top semplice accompagnato da dei pantaoncini e, ovviamente, dalle mie Jordan preferite: le Jordan 4 Retro Military Black. Mi metto un po' di profumo della Saint Laurent per poi uscire finalmente di casa in macchina con i miei genitori. Per tutto il viaggio non ho fatto altro che guardare fuori dal finestrino mentre mi mangiucchiavo leggermente le unghie dall'ansia.
"Con calma tesoro, andrà tutto bene" disse mio padre alla guida, mentre mi dava un'occhiata dallo specchietto.
"Non prenderà il tuo posto, anzi, ti potrà anche aiutare. Niente verrà rovinato, stai tranquilla" continuò, mentre intervenì anche mamma, seduta affianco:"Ascolta tuo padre, sarà un bravo ragazzo, non avrà intenzione di fare competizione, pensa a collaborare piuttosto".
Potevano avere ragione così come non potevano averne. Mi limitai a guardare entrambi per qualche secondo e sospirare profondamente.
Accostò perfettamente l'auto:"Siamo arrivati". Aprii lo sportello, scesi tranquillamente e salutai i miei genitori con un cenno di capo. Mio padre, con ancora una mano poggiata sul volante, mi fece un sorriso fiero e stessa cosa fece mia madre. Guardai l'enorme struttura dall'alto al basso, feci un grande respiro ed entrai con permesso.
"Oh Allison, ti stavamo aspettando" mi venne incontro Mike, il mio capo.
Mi guardai intorno cercando di capire e quando i miei occhi si fecero sempre più strizzati, capii chi avevo davanti, a non poco da me.
"Javon, lei è Allison Brown; Allison...", mi fece avvicinare di poco e mi indicò il ragazzo, "Javon Walton". Aveva un bell'aspetto: quegli occhi grandi e luminosi di un colore autunnale mi fissavano e io fissavo loro. Mi porse la mano sorridendo appena. La guardai per un attimo e, senza fare la maleducata, gliela strinsi con piacere.
Magari mamma e papà hanno ragione, vedremo come proseguiranno le cose con lui.
"Allison, perché non gli mostri i nuovi progetti che abbiamo in mente?", mi chiese per poi rivolgersi al ragazzo:"Walton, se hai delle idee, buttale fuori".
Era un attimo un momento d'imbarazzo, ma per non farlo notare fui la prima ad aprire bocca:"Seguimi", mi sforzai di sorridere leggermente.
"Qui come vedi abbiamo la nostra collezione: dalle Jordan 1 alle Jordan 4. Gli ultimi modelli sono più in alto.", gli indicai, "Di queste, Michael Jordan ha indossato tre delle quattro colorazioni originali durante una partita NBA. Le colorazioni OG di Jordan 4 uscite nel 1989 sono state in tutto quattro: Bred, Fire Red, White Cement e Military Blue".
Lo vedevo sorridere, non aveva parole, era incantato sia dalle scarpe che da quello che stavo raccontando:"Wow".
"Già", mi scappò una risata, "Vieni con me, ti porto dagli altri. Avrai già qualche idea per un tuo progetto, no?"
"Certo che si. Stavo pensando..." incominciò a parlare nel mentre che mi seguiva, ma lo fermai in tempo:"Ah ah, risparmia le parole. Butterai giù le tue idee proprio qui".
Mi sorrise mentre lo feci accomodare affianco ai produttori ed incominciò a parlare a vanvera con loro. Mi allontanai un attimo, presi il telefono e chiamai i miei genitori:"Potete venire a prendermi, per oggi non ho nulla di importante da fare qui" e staccai subito dopo aver avuto una risposta positiva.
Rimasi ferma a guardarli mentre parlavano e io aspettavo i miei genitori. Dopotutto ero felice di avere qualcuno con cui lavorare che avesse la mia stessa età. Feci per uscire dalla struttura, ma il mio capo mi fermò:"Allison, anche se domani è domenica, vorrei che tu venissi qui a lavorare dato che ora come ora abbiamo un nuovo membro. Domani alle 8 dovrete stare qui, entrambi. Dobbiamo iniziare a progettare nuove idee". Annuii alla sua richiesta, per poi uscire ed entrare in macchina coi miei genitori.
"Allora?", chiese mio padre alla guida.
Feci spallucce:"È un ragazzo molto famoso e sembra essere tanto appassionato del nostro brand, non so per quanto io possa durare qui"
"Non dire così tesoro, vedrai che continuerai ad andare bene, come stavi già facendo", intervenì mia madre, che portò una mano indietro sulla mia gamba per accarezzarla come segno di consolazione.

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐫𝐨𝐧𝐠 𝐖𝐚𝐲 | Javon WaltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora