Aprii il mio armadietto posandoci la mia borsa termica da pranzo all'interno. Sentii vibrare il mio telefono, perciò lo tirai fuori dalla tasca dei miei pantaloni. Mia madre mi aveva scritto:"Tutto bene tesoro? Mi raccomando mangia tutto oggi, ti ho lasciato un panino col tacchino e delle verdure affianco".
Mia madre si preoccupa tanto per me ed anche se non ho più dodici anni, per lei rimango la sua piccola bambina.
"Sì mamma", le risposi aggiungendo un cuoricino di dolcezza e di ringraziamento.
Non appena riposai il telefono in tasca, sentii la voce di Javon alle mie spalle:"Hey Allison". Chiusi l'armadietto e mi girai:"Ciao Javon", gli sorrisi.
"Il foglio", sorrise anche lui, mentre mi ricordò.
Mi sbattei appena la mano in fronte:"Giusto". Riaprii l'armadietto e dal suo retro presi il foglio del nostro progetto.
"Oggi staremo qui anche per l'ora di pranzo, sarà la nostra unica pausa. Sono le otto e mezza ora e ci dobbiamo dare da fare. Appena finiremo di progettarlo lo consegnerò al capo, va bene?", aprii il foglio guardando il nostro progetto.
"No Allison, io non starò qui per l'ora di pranzo, andrò a casa prima", si grattò il braccio.
Chiusi il foglio e alzai lo sguardo verso di lui:"Come mai? Hai avvisato Mike?" .
Mi guardò come se fosse dispiaciuto:"Si l'ho avvisato, ho un pranzo di famiglia e non posso mancare".
"D'accordo, non ti preoccupare. Intanto andiamo, che se no si fa tardi", mi iniziai ad incamminare mentre mi seguiva. Quando arrivammo dentro la stanza posai il foglio al centro del tavolo e rimasi in piedi, vedendo lui che mi affiancò:"Ti andrebbe di venire a pranzo da me?".
Rimasi stupita dalle sue parole. Girai il viso per guardarlo:"No Javon, grazie, ma non posso".
Inclinò il viso guardandomi:"Perché no? Sarà una possibilità anche di vedere la mia collezione di scarpe", rise.
Sorrisi nel sentire la sua risata, ma ritornai per un attimo seria:"Davvero non posso. Mia madre mi ha preparato il pranzo e poi sarete tra famiglia, non vorrei essere d'intralcio".
"Non sarai d'intralcio. Ma se non puoi, non fa nulla, tranquilla.", spostò la sedia per sedersi. "Allora, come continuiamo?".
Ci rimasi un pochino male, perché non avrei voluto offenderlo e tantomeno avrei voluto rifiutare. Ma non potevo per davvero.
Spostai la mia sedia al suo fianco e mi sedetti con lui:"Arriva la parte più bella ora.", allungai un braccio per prendere colori e fogli posandoli di fronte a noi, "Dobbiamo cercare i colori. Avevi detto che la suola volevi farla blu, giusto?".
Annuì, mentre iniziai a cercare un blu che fosse adatto. Presi un pennarello ed un foglio di brutta scarabocchiandolo col colore:"Questo non mi piace", dissi mentre lui concordava.
Provai diverse tonalità di blu, con diversi pennarelli, ma tutti non erano di nostra soddisfazione. Provò a prenderne uno lui, facendo la stessa cosa e sembrava perfetto.
"Se sapevo che al primo colpo lo avresti trovato, mi sarei risparmiata tutta questa fatica", risi notando che il foglio era pieno di scarabocchi blu di diverse tonalità, "e dato che ti diverti molto... tieni, colora il progetto", spostai poi il foglio davanti a lui.
Fece una piccola risata ed iniziò a colorare velocemente la suola del disegno:"Questa parte la lascio vuota perché ci andrà il logo", fece un cerchio scrivendo Logo su quella zona e finì di colorare il resto della suola.
"Sei sicuro di volerle lasciare classiche così?", guardai che chiuse il pennarello e lo riposò. Allontanò il foglio dal suo viso per guardarlo con attenzione:"Sì, almeno si abbinerà a tutto. Più o meno il prezzo quanto sarà?"
Guardai da un'altra parte pensandoci su:"Sicuramente dai mille in su. Le scarpe da boxe sono più costose. Il prezzo definitivo ce lo dirà il capo quando l'avranno già messa in vendita".
"Posso vedere come le realizzate?", mi domandò curioso.
Mi alzai, prendendo il foglio in mano:"Seguimi".
Lo portai con me, facendomi seguire fino all'area di produzione delle scarpe. Man mano che camminavamo notavo che sbirciava qualsiasi angolo della struttura.
Vidi Mike e mi avvicinai a lui porgendogli il foglio:"Il progetto".
"Grazie ragazzi", lo consegnò ad un collaboratore che si occupava della realizzazione.
Mi allontanai, iniziando a camminare intorno ai macchinari e agli operai che lavoravano all'interno di quella enorme stanza:"Questa è l'area di produzione solo delle scarpe", mi girai verso il ragazzo fermandomi.
La sua faccia era incredibilmente stupita. Aveva un grande sorriso stampato sul volto, accompagnato ai lati dalle sue piccole fossette, il che fece sorridere anche me. Non aveva parole per esprimere quello che stava vedendo. Alzò le sopracciglia e si limitò a rimanere a bocca aperta. Finalmente riuscì a far uscire un semplice Wow dalle sue labbra. Si guardò intorno per un po' per poi spostare lo sguardo su di me:"Ci lavori mai qui?", mi domandò riprendendo a parlare.
Misi le mani sui miei fianchi:"Sì, a volte. Mi occupo più che altro della progettazione e del controllo fine preparazione".
"È davvero bello.", riprese a guardarsi intorno, "A che cosa stanno lavorando ora?", si avvicinò di più ai macchinari, mentre io mi avvicinai di più a lui:"Esclusivamente alle Jordan 4. Sono molto più richieste di quanto pensassimo".
Non facemmo in tempo a dire altro che il suono della campana dell'ora di pranzo suonò in tutta la struttura. Lo guardai e lui guardò me.
"Credo che tu debba andare", ne rimasi leggermente dispiaciuta.
"Sei sicura di non voler venire?", mi ripropose, mentre annui:"Non posso, davvero. Grazie lo stesso", gli sorrisi.
"Ci vediamo allora", fece un piccolo cenno con la mano mentre si allontanò verso l'uscita. Lo guardai uscire, per poi incamminarmi verso il mio armadietto e sedermi nella zona di pausa per pranzare. Il panino di mamma era ottimo e le verdure erano niente di meno. Me li gustai con voglia leccandomi subito dopo le labbra. Presi il telefono e decisi di scriverle:"Era tutto ottimo, tanto che ne avrei mangiato il doppio".
Risistemai la mia borsa termica e ripensai a Javon. Mi era dispiaciuto dirgli di no. La mia espressione si fece pensierosa, mentre guardavo il mio telefono spento senza far nulla. Fin quando non lo presi in mano e mi venì l'idea di scrivergli, per invitarlo a cena fuori. Non avevo nessun contatto con lui, così decisi di contattarlo su instagram:"Hey Javon, mi è dispiaciuto prima di aver rifiutato il pranzo a casa tua. Per farmi perdonare, ho pensato di andare a cena fuori, ti andrebbe?"
Glielo inviai e nel frattempo guardai il suo profilo. Guardando i suoi traguardi e tutto quello che era riuscito a realizzare. Mi scappò un sorriso, come se fossi fiera di quello che aveva fatto; un sorriso d'orgoglio.
"Hey, non ti preoccupare per prima. Comunque certo che va bene. Ci incontriamo direttamente al posto?".
Cliccai la sua notifica ed acconsentii alla sua domanda, inviandogli il luogo di una pizzeria.
Ero abbastanza stanca e per fortuna la mia giornata di lavoro ora era ormai finita.
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𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐫𝐨𝐧𝐠 𝐖𝐚𝐲 | Javon Walton
Lãng mạnSembravi la 𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐞𝐝 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐯𝐢𝐚; la via che mi avrebbe portato lontana da tutto e da tutti. Ma un ostacolo ha bloccato la nostra strada e ti ha reso disperso nel nulla. Un ostacolo che possedeva una via che sembrava come la mia, ma alla...