Capitolo V

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Ieri sera mi ero stesa sul letto dopo l'appuntamento con Javon. Sdraiata a stella sul mio comodo materasso, sorridevo. Sorridevo per qualcosa che non sapevo nemmeno io. So solo che pensavo alla sua risata che mi risuonava nelle orecchie e nel cuore. Al suo viso che s'illuminava di gioia quando rideva. Alle fossette che risaltavano sul suo sorriso e i suoi denti perfetti. Poi mi accorsi di star sorridendo senza volerlo. Quella non ero stata io a deciderlo, ma era il mio cuore che voleva mostrarsi mentre sorrideva. Stavo pensando troppo, mi accorsi anche di questo, perciò smisi di sorridere e mi coprii il viso con entrambe le mani. Mi girai a pancia in giù, nascondendo il viso nel cuscino quasi come per punizione per quello che avevo fatto. Non dovevo pensarci; perché lo facevo? E poi mi addormentai; mi addormentai con i pensieri che mi invadevano la testa.

Ero seduta a gambe e braccia incrociate sul divano, mentre guardavo uno stupido programma in televisione e mia madre mi preparava la colazione. Spensi la TV sbuffando con un'espressione schifata:"Come fanno ad esserci ancora questi programmi?", dissi tra me e me ad alta voce.
Sentii i passi di mia madre avvicinarsi alle mie spalle. Girai appena il viso quando affiancò il divano. Le mani rivolte in avanti sostenevano un piatto, che a sua volta sosteneva una torre di pancake. Mi porse il piatto ed io lo presi delicatamente, sorridendole:"Grazie mamma". Lo poggiai sulle mie gambe. I pancake erano ricoperti di sciroppo d'acero ed erano circondati da qualche fragola rossa e succosa. Presi la forchetta e il coltello, poggiati anch'essi sul piatto e cominciai a gustarmi il dolce sapore di quegli ottimi pancake. Ansimai con la bocca piena da quanto erano buoni.
A mia madre scappò una risata e si sedette affianco a me:"Com'è andata ieri, tesoro?", mi chiese poggiando una mano sulla mia spalla.
Smisi di masticare a quella domanda e mandai giù il pezzetto di pancake perdendomi il retrogusto dello sciroppo d'acero. Guardai il mio piatto in bilico sulle mie gambe, poi alzai il viso e mi rivoltai verso mamma:"Sì, è andata bene".
"Sembravi molto felice ieri sera", fece un piccolo sorriso accarezzandomi la spalla.
Mi irrigidii alla sua affermazione e i miei occhi si spalancarono. Come faceva a saperlo? Deglutii un altro pezzo di pancake, limitandomi ad annuirle.
"Da cosa lo deduci?", le chiesi curiosa di come facesse a saperlo.
"Semplicemente ieri ti ho sentita entrare. Volevo assicurarmi che stessi bene, così sono venuta in cameretta tua ed aprendo la porta ho sbirciato appena e, sai, ti ho vista sdraiata sul letto. Il tuo sorriso si vedeva da un chilometro di distanza", spiegò mentre sentivo le sue dita che gesticolavano e si muovevano sulla mia spalla picchiettandomela.
Presi una fragola in mano e ne assaporai il gusto dolce e saporito. Ne presi poi un'altra:"Vuoi?", la porsi a mia madre.
"No, grazie tesoro", la respinse verso di me, mentre gustai anche quella.
Posai il piatto sul tavolo e quando mi stavo per alzare con lo scopo di andare di sopra in cameretta, venni fermata dal suono del citofono.
"Vado io amore", mia madre si alzò facendomi un piccolo sorriso. Aprì la porta, ma la sua figura copriva la visuale di chi si era presentato.
Quando sentii la sua voce il mio cuore si irrigidì. Non riuscii più a muovermi. I miei occhi si persero nel vuoto e i brividi cominciavano a percorrermi il corpo in ogni secondo. Il mio respiro si fece affannoso e pesante. Buttai giù la saliva ed ebbi il coraggio di girarmi verso la porta. La sua voce era così riconoscibile. Il suo tono ben marcato e il suo accento americano si sentivano a chilometri di distanza.
"Sono qui per Allison", riuscii a sentire.
Mia madre, come me, era incredula e non sapeva che fare. Feci un respiro profondo e mi alzai andando verso la porta, facendo segno a mia madre di andare via e di non preoccuparsi.
"Che ci fai qua?", gli chiesi incrociando le braccia e guardandolo con sguardo stranito.
Mi guardò, squadrandomi dall'alto al basso e viceversa, mentre un piccolo sorriso gli comparì sul volto:"Sei diventata ancora più bella", disse solamente mentre si portava il ciuffo all'indietro per sistemarlo.
Roteai gli occhi al cielo:"A quante già lo hai ripetuto?", ribattei stufa.
"Per favore Allison, sono venuto qui per te. Mi manca sentirti dire che ti manco io e ti manca vedermi; vedere i miei occhi, il mio viso, toccare le mie labbra. Sono qui per te. Voglio farti vedere che sono cambiato, e per davvero. Desidero riprovarci, ho bisogno di te ora", mi supplicò in ogni maniera possibile con un'espressione dispiaciuta.
Sbuffai ascoltando le sue parole:"Quante volte ancora ci dovremmo riprovare? Hai bisogno di me solo ora. È una cosa passeggera, perciò ti passerà".
Avvicinò una mano alla mia, afferrandola con più delicatezza possibile:"Riconquisterò il tuo amore, te lo prometto. Perché piuttosto non vieni a cena con me, invece che andare con quel tipo lì?".
Rimasi sconvolta da quello che aveva appena tirato fuori:"Come diamine fai a saperlo tu?", alzai il tono della voce scansandogli la presa.
Si avvicinò a me sempre di più:"Sai, ormai lo sa chiunque, siete già sui social. Ci sono le vostre foto in giro. Te e lui che andate a cena insieme. Ieri sera. È vero?".
Dio. Maledetti paparazzi. "Non è un problema tuo", risposi con tono infastidito.
"Ti prego, almeno accetta una cena con me, ti farò sentire come quando stavamo insieme; un momento indimenticabile", mi riprese la mano.
Sentivo la sua dolcezza. Un piccolo brivido mi salì lungo la schiena:"Non farai mica sul serio? Non ci verrò a cena con te, James", risi appena dalla sciocchezza che stava chiedendo.
"Per favore, solo per questa volta", continuò a supplicarmi.
Ci pensai su. Non volevo andarci, ma sembrava davvero sincero. Alla fine accettai, non riuscii di nuovo a dirgli di no. Sarà solo per questa volta, poi non ci sarà più nulla tra noi. Era solo per accontentarlo e poi sbarazzarmene:"D'accordo. Ma solo per questa volta", gli alzai un dito contro.
"Grazie angioletto", le sue labbra morbide si posarono sulla mia mano, poco tremolante, lasciandoci su un dolce bacio.
Sorrisi al suo gesto e al modo in cui mi aveva chiamata. Era il nome che usava da quando eravamo dei piccoli bambini innocenti, fino a due anni fa. Ed oggi mi ha richiamata in quel modo. Mi chiamava angioletto perché diceva che quando c'ero io, nulla di brutto poteva capitargli. E diceva che i miei lineamenti sembravano quelli di un angelo; che io gli ricordavo un angelo.
"Per dopodomani non prenderti impegni, ok? Ti passerò a prendere io e andremo a cena fuori, io e te", mi sorrise. Guardai il suo sorriso per poi alzare lo sguardo sui suoi occhi verde scuro ed annuire.
Mi porse un ultimo sguardo per poi voltarsi ed andare via. Lo guardai andare via per qualche istante: la sua camminata era rimasta la stessa. Era diventato solo un po' più alto.
Rientrai in casa e chiusi la porta con un gesto lento e cauto. Mia madre mi guardò preoccupata quando vide i miei occhi guardare il vuoto e me che rimanevo ferma con una mano sulla porta. Si avvicinò a me, posando delicatamente una sua mano dietro la mia testa, mentre mi accarezzava i capelli:"Tutto ok amore?".
Pensai. Pensai a quando eravamo io e lui insieme. Pensai a cos'avrebbe fatto dopodomani, a come sarebbe stato, a come si sarebbe vestito. Adoravo quando si metteva la giacca in pelle da motociclista e il mio ex lo sapeva. James è il mio ex. Quando stavamo insieme, stavamo benissimo. Ma poi baciò un'altra ragazza davanti ai miei occhi. Mi disse che lui non lo aveva mai voluto fare e che era stata lei a baciarlo. Ma lui si era trattenuto al bacio.
"Sì... sì, mamma. Sto bene", mi girai verso di lei sforzando un sorriso:"Vado di sopra".
Diedi un'ultima occhiata a mia madre, per poi raggiungere la mia cameretta. Mi sedetti al bordo del letto e la prima cosa che feci fu prendere il telefono. Dovevo trovare quelle foto. Digitai il mio PIN ed aprii instagram. Il primo post che mi apparì era di Webboh, pubblicato ieri. Era stato più facile di quanto pensassi trovare certe foto, ma d'altronde aveva ragione James, i social erano pieni.
"Allison Bennet e Javon Walton paparazzati a cena da voi! I due questa sera erano in una pizzeria di Atlanta, Max's Coal Oven Pizzeria; molto vicini, seduti in un tavolo per due. Cosa ci sarà tra loro?", lessi ad alta voce. Che cazzate stanno sparando? Dio, odio questa gente. Chissà ora Javon come la prenderà a vedere ciò. Ce lo dovevamo aspettare. Gliene parlerò domani.

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐫𝐨𝐧𝐠 𝐖𝐚𝐲 | Javon WaltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora