Mi guardavo allo specchio: indossavo un pantalone a tuta blu e un top corto bianco, accompagnato da un copri spalle di lana leggera. Ai piedi avevo le New Balance completamente bianche e decisi di aggiungere all'outfit una piccola borsa a tracolla.
Io e Javon ci siamo dati appuntamento alle 20:30 ed erano solo le 19:35.
Scesi in salotto e mi sedetti comoda nella poltrona affianco ai miei genitori.
"La mia signorina che ha un appuntamento, ah!", esclamò ad alto tono mia mamma, che allungò una mano per afferrare la mia. La scansai subito guardandola male:"Non è un appuntamento mamma.", sbuffai, "Mi aveva chiesto di andare a pranzo da lui, ma gli ho detto di no e quindi per farmi perdonare l'ho invitato a cena fuori".
A mia madre scappò un sorrisino:"Si tesoro, si. E che mi dici? È carino? È simpatico?".
La squadrai arricciando le sopracciglia:"Mamma, per favore!". Le scappò una risata, per poi alzarsi lentamente per andare in cucina:"Vedrai", mi disse come ultima parola.
Rimanemmo io e mio padre:"Mi raccomando ritorna presto stasera, non voglio rimanere col pensiero che ti sia successo qualcosa. Alza anche la suoneria e rispondi alle telefonate", mi avvertì, mentre mi limitai ad annuire.
Si era fatto ormai un certo orario ed era l'ora di andare se non volevo fare ritardo. Di solito ci metto sempre un ammasso di tempo solo per scegliere quali vestiti indossare, invece per questa volta ho fatto più veloce di quanto potessi. Il motivo era semplicemente la mia agitazione e l'ansia che mi percorreva tutto il corpo. Sono una ragazza troppo ansiosa, che pretende che debba essere tutto perfetto prima di realizzarlo e farlo andare male.
La pizzeria non era molto lontana da casa mia, perciò mi godetti la passeggiata tranquilla.
Non appena arrivai, riconoscetti subito la sua figura: Javon era seduto davanti all'entrata, su una piccola panchina di legno. Teneva i gomiti sulle sue gambe e con la testa bassa verso quest'ultime controllava il cellulare. Mi immobilizzai per un attimo a poco di distanza per osservare i suoi movimenti. Il mio cuore batté all'impazzata ed un brivido mi percorse la schiena, risalendo poi sulle spalle e scendendo lungo le mie braccia fino alle mie mani fredde. Non sapevo il perché e tantomeno come. Ingoiai la saliva, ributtandola in gola. I miei occhi si focalizzarono sul suo abbigliamento: si era vestito in modo che potesse stare comodo, difatti indossava una leggera tuta nera della Jordan. Mi avvicinai con cautela stringendo il manico della mia borsa man mano che facevo un passo in avanti. Appena il ragazzo sentì il rumore dei miei passi, alzò il viso, riposando il telefono nella tasca della tuta e alla mia vista si alzò in piedi:"Ciao Allison", fece un piccolo sorriso mentre si avvicinò ancora di più, allargando le sue braccia per raccogliermi in un dolce abbraccio, "Stai bene?".
Sorrisi al suo gesto e lo strinsi leggermente poggiando le mani dietro la sua schiena:"Sto bene".
Aveva un buon profumo addosso, probabilmente uno della Saint Laurent, che io sapevo riconoscere perfettamente, il quale mi distraette dal chiedergli come stesse lui. Ci staccammo dall'abbraccio e ci guardammo per poco:"Entriamo?", mi chiese subito, mentre mi limitai ad annuirgli.
Lo seguii rimanendo al suo fianco e non appena varcammo la soglia della pizzeria, ci avvicinammo al bancone degli ordini.
"Che cosa prendi?", gli chiesi girandomi verso di lui col viso.
Guardò il menù che era ben descritto al muro:"Prenderò una semplice margherita e da bere, mh, dell'acqua naturale".
"Allora due margherite, una possibilmente piccola e due bottigliette d'acqua naturale, grazie", dissi alla commessa, mentre prese i nostri ordini.
Aprii la mia borsetta con un gioco veloce di dita e tirai fuori il portafoglio.
"Ehi ehi ehi, che vuoi fare?", con uno scatto deciso mi bloccò la mano guardandomi.
A quell'azione il mio cuore sembrava non fermarsi più. Lo guardai stranita:"Devo... pagare?" .
Scosse la testa tenendo con delicatezza la presa:"No, no, no, no. Non voglio che paghi anche per me, te lo scordi. Fai pagare me".
"Sono stata io quella ad invitarti fuori a cena, quindi sarò io quella a pagare", cercai di scansare la sua mano attorno al mio polso.
Riuscii per un attimo a scioglierla e a prendere i soldi, racchiudendoli poi nella mano velocemente per nasconderli. Ma nel mentre, guardai la sua mano che scivolò giù sul mio portafoglio. Me lo fece rimettere all'interno della borsa, chiudendomela:"Non mi va bene", rifiutò, spostando le mani per tirare fuori il suo portafoglio. Ma per fortuna feci in tempo a porgere i miei soldi alla giovane. Mi guardò male, arrugando la fronte e guardandomi, nel frattempo che richiudeva il suo portafoglio:"Sappi che mi hai offeso".
Feci finta di nulla senza guardarlo:"Possiamo accomodarci in un tavolo per due?", chiesi alla ragazza che nel mentre mi stava dando il resto:"Tutto in fondo, a destra, vicino alla vetrata". La ringraziai.
Guardai Javon con un piccolo sorriso, dandogli una spallata leggera e percettibilmente ironica mentre lo sorpassavo per andare al nostro tavolo. Mi seguì col broncio evidente e nel frattempo ci sedemmo uno di fronte all'altro.
"Non fare il bambino. Se proprio ci tieni e ti vuoi far perdonare, domani mi darai il doppio dei soldi che ho pagato", risi sistemandomi il copri spalle in lana.
"Non sei divertente", nascose un piccolo sorriso.
"Stai mentendo", notai.
"Non è vero" girò il viso verso la vetrata ed il paesaggio circostante.
"Lo stai facendo ancora", lo guardai con attenzione.
Si rivoltò per cacciarmi una smorfia, mentre risi nel vedere il suo viso buffo.
"Allora, che mi dici?", gli chiesi generalmente.
Mi guardò con un'espressione strana, poiché sembrava non aver capito quello che intendessi.
"Dai su, raccontami un po' più di te. Sono curiosa.", sistemai le mani sul tavolo incrociandole fra loro, "Da quanto pratichi boxe?".
"È da quando avevo quattro anni che vivo in palestra. La boxe mi ha appassionato fin dal primo momento ed avendo mio padre e mia sorella come allenatori ero più che motivato nel continuare. Ed ora sono arrivato a questi livelli. Tra poco ho il mio primo match professionale e non posso non essere più che felice di ciò", mi spiegò mentre spostava lo sguardo un po' sui miei occhi, poi su quello che c'era sul tavolo, e poi ancora sui miei occhi.
"Ho saputo anche che vuoi mettere da parte il mondo del cinema per la boxe, quindi deve avere un valore molto alto quello che stai facendo. Sai, quando ho visto il tuo profilo instagram, mi era sfuggito un sorriso d'orgoglio, perché mi piace vedere quello che sta raggiungendo un ragazzo giovane come te. Sei davvero un bell'esempio per tutti"' gli sorrisi.
"Grazie Alli", ricambiò il mio sorriso.
Il dolce momento venne interrotto dall'arrivo delle nostre pizze e dall'odore che emanavano sotto i nostri nasi.
"Che profumino", fece notare.
"Sembra davvero ottima", concordai con lui.
Le dividemmo in quattro fette ed iniziammo a mangiarla commentando insieme di quanto fosse deliziosa e nel frattempo, però, anche di quanto scottasse.
Durante un morso e l'altro mi ha raccontato dei suoi progetti. Ho scoperto che ha due tatuaggi sulla gamba. Mi ha parlato di quanto fosse fiero della sua famiglia. Sia Jaden, suo fratello gemello, che Jayla, la sorella maggiore, stanno facendo grossi progressi. Ed anche Daelo, il fratellino più piccolo, sta iniziando a cavarsela. Mi ha parlato di quanto non sarebbe mai abbastanza ringraziare i suoi genitori per quello che hanno fatto per lui, di come lo hanno cresciuto. "È solo grazie a loro se ora sono così", mi disse. Mi ha parlato anche di quanto la sua famiglia fosse fiera di lui; di quello che stava realizzando. Mi ha raccontato di aver fatto parecchie collaborazioni, ma soprattutto partecipare al brand Jordan è una delle più grandi. Questo discorso lo portò anche ad interessarsi di me, di come io ci fui finita all'interno di questo brand. Gli spiegai a parole povere la mia storia; di quanto per me è stato difficile diventare quello che sono oggi. Non avevo una situazione economica stabile. Mi buttai sui social per mostrare il mio talento, perché la mia mentalità era già:"Ho bisogno di aiutare la mia famiglia. Non sopporto più vedere mia madre non potersi permettersi ciò che dovrebbe avere". Andai virale dopo non molto, per la mia bravura, e poco dopo sono stata chiamata per un provino di un film molto importante. Sono stata un'attrice per poco, perché dopo questo primo film avevo ottenuto una marea di altre telefonate. Ho lasciato perdere, perché quello che m'importava era questa chiamata, quella di questo brand. Così anche io ho dato una pausa al settore cinematografico. E la mia vita si è radicalmente differenziata.
Fu una bella chiacchierata quella fra me e Javon. Continuammo a parlare così senza fermarci anche dopo aver finito di mangiare. Andammo a fondo della nostra conoscenza, aggiungendo i minimi particolari. Mi parlò dei suoi animali domestici, delle sue scarpe, delle sue vacanze estive e così feci anche io. Finimmo per parlare fino a tardi, fin quando non ricevetti una telefonata. Guardai prima l'orario e poi il mittente della chiamata: Papà.
Erano le 23:36 ed ero ancora qui con Javon. Mi scusai con lui e poi risposi al telefono. Papà voleva che tornassi a casa, poiché ormai era tardi per rimanere fuori. Staccai la telefonata dopo averlo tranquillizzato, dicendogli che sarei stata a casa tra non molto.
"Scusami Jav, dovrei proprio andare ora se non ti dispiace", mi alzai lentamente e vidi che fece la stessa cosa dopo di me.
Sorrise guardandomi:"È stato bellissimo stare qui con te stasera. Grazie per tutto"
"Mi ha fatto davvero piacere", sorrisi a mia volta notando il suo sorriso smagliante.
Le nostre strade si separarono all'uscita con un ultimo abbraccio e un ultimo saluto e mentre tornavo a casa, facevo fatica a non pensare a quella serata, tanto che il mio sorriso si faceva man mano sempre più grande sul mio viso.
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𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐫𝐨𝐧𝐠 𝐖𝐚𝐲 | Javon Walton
RomanceSembravi la 𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐞𝐝 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐯𝐢𝐚; la via che mi avrebbe portato lontana da tutto e da tutti. Ma un ostacolo ha bloccato la nostra strada e ti ha reso disperso nel nulla. Un ostacolo che possedeva una via che sembrava come la mia, ma alla...