Capitolo XIII

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Ero tornata a casa. Durante il viaggio ero così silenziosa perché l'unica cosa a cui pensavo era:"Quello sarebbe stato il momento giusto".

Ero sdraiata sul mio letto a controllare il cellulare, quando ad un certo punto sentii una voce provenire da fuori. Mi voltai verso la finestra di camera mia e decisi di alzarmi per andare a controllare. Quando mi affacciai non potevo credere ai miei occhi: James era lì, in piedi, che mi cercava. Non appena mi vide, il suo sorriso si fece sempre più ampio e da dietro la schiena tirò fuori una rosa completamente fucsia. Lui sapeva che fossero le mie preferite. Sorrisi nel vederlo. In tutto il tempo in cui stavamo insieme, non aveva mai fatto una cosa simile e questo mi portava a pensare che ci teneva davvero a riprendere una strada giusta per noi.
"James, che diavolo ti passa in mente a quest'ora?", risi.
"Volevo vederti", disse semplicemente.
"Adesso ti apro, però non fare rumore", chiusi la finestra e rimasi un attimo ferma a sistemarmi i capelli. Poi scesi lentamente le scale a punta di piedi ed afferrai la maniglia della porta girandola con lentezza, cercando di non creare alcun rumore. Appena lo vidi, i miei occhi si spostarono sulla rosa. Me la porse ed io la avvicinai al mio viso per sentirne il profumo. Chiusi gli occhi dalla sua meraviglia. Rialzai poi il viso e mi spostai dalla porta per fargli segno di poter entrare.
"Andiamo di sopra", gli sussurrai, mentre gli presi la mano per andare in cameretta silenziosamente. Notando che le sue scarpe facevano troppo rumore già al primo scalino mi fermai:"Toglile", le guardai.
Mi ascoltò e si resse alla ringhiera per slacciare i lacci e poi togliere prima quella sinistra e poi quella destra. Guardò poi la mia mano riprenderlo con la sua dolcemente. Sorrisi appena al suo gesto e lo portai su con me, in camera mia. Chiusi la porta lentamente e poi lo abbracciai senza pensarci, nascondendo il viso sul suo petto e stringendolo fortemente a me. Posò le sue braccia attorno alla mia vita ricambiando l'abbraccio. Mi staccai dopo poco e lo guardai negli occhi:"Perché lo hai fatto?", gli chiesi.
"Te l'ho detto, volevo vederti. Sarei stato felice anche solo dandoti la rosa e poi andarmene se bastava questo per vederti", spiegò con tutta dolcezza mentre teneva ancora una sua mano appoggiata al mio fianco.
Poi fu lui a decidere di andarsene poco dopo.

Oggi, come sempre, ero a lavoro. Stavo guardando la nuova rivista che era uscita ed aspettavo solo Javon per dirgli della notizia. Aspettai ed aspettai, ma lui ancora non si era presentato. Provai a scrivergli, ma non mi rispose. Quando guardai le sue storie vidi che non era a casa, ma aveva pubblicato una foto di un parco divertimenti. Poi ricordai che oggi non sarebbe stato il suo turno, ma che aveva la giornata libera.

Quando ebbi finito di lavorare, presi la rivista e la mia borsa. La inserii al suo interno e quando entrai in macchina non mi diressi a casa mia, ma bensì a casa di Javon, sperando che fosse ritornato. Nel mentre che guidavo, sorridevo nel sapere che la nostra prima scarpa era già richiesta da moltissime persone. Era stata messa in vendita in tutti i negozi a 1.250$. Ed il primo paio era già stato comprato. Il nostro progetto stava spopolando il così poco tempo. Parcheggiai davanti a casa sua, lasciando la borsa in macchina e prendendo subito la rivista con me. Quando bussai, mi venne ad aprire una ragazza che mi sembrava familiare: era molto bella. Aveva dei bei capelli mossi che le ricadevano sulle spalle, i quali si alternavano tra il chiaro e lo scuro. Possedeva dei lineamenti che le rendevano il viso mingherlino. Le sopracciglia sottili e le ciglia lunghe che le risaltavano la dolcezza dei suoi occhi marroni.
"Ciao", mi sorrise, "Entra pure", mi fece spazio per entrare. Ne rimasi leggermente stranita e quando entrai, incontro mi venne subito Daelo, che mi abbracciò gioioso nel vedermi. Risi alla sua stretta forte e gli accarezzai la nuca:"Ciao peste". Anche Jessica poi si fece avanti e subito notò che cosa avevo in mano. Le porsi la rivista e la prese fra le mani guardandola. Non appena capì di cosa si trattasse sorrise:"Javon, vieni", lo chiamò. Lui, che era seduto sul divano assieme alla ragazza, si alzò e ci venne incontro.
"Ciao Alli", mi abbracciò dolcemente. Ricambiai l'abbraccio stringendolo il più forte possibile. Poi gli presi il viso dall'eccitazione e lo guardai negli occhi:"Non puoi capire", lasciai la presa passando a prendergli entrambe le mani, mentre il mio viso era ricoperto dall'enorme sorriso che mi era spuntato. Lasciò che gli presi le mani e si girò verso la madre, la quale gli porse la rivista. Me le lasciò e la afferrò guardandola attentamente. Appena lesse la notizia i suoi occhi si spalancarono. Guardò me sorridendo e poi si rimise a guardare la rivista con gli occhi pieni di gioia. Mi riabbracciò senza pensarci due volte e sentii che i miei piedi non toccavano più a terra: mi aveva sollevato dalla gioia. Risi al suo gesto e dopo poco mi rimise giù. Poi mi guardò:"È grazie a te tutto questo".
"Sei tu che stai scegliendo la strada giusta per te", ammisi facendo un sorriso fiero. Guardò nuovamente la rivista entusiasta, per poi rialzare lo sguardo su di me:"Posso tenerla?", mi chiese.
"Certo", gli risposi, mentre il mio sguardo andò a finire più in là verso la ragazza. Javon lo notò e si girò per vedere dove stessi guardando. "È una mia amica", mi rispose sussurrandolo come se avesse capito che volessi chiedergli qualcosa. Mi limitai ad annuire:"Jayla dov'è?", chiesi cercandola con lo sguardo.
"È in cucina", mi rispose, "Se vuoi puoi andare".
Mi girai col viso verso di lei, che era girata di spalle. Dal rumore che proveniva dalla cucina, man mano che mi avvicinavo, capii che si stava preparando un frullato.
"Sempre in forma?", risi affiancandola. Di scatto voltò il viso verso di me, mentre con una mano teneva il tappo del frullatore. Rise, avvertendo la mia ironia:"Che ci fai qui?", mi chiese non aspettandosi la mia presenza in casa sua.
"Dovevo solo dire una cosa a Javon", e ne approfittai per farle domande, "E' appena tornato, giusto?".
"Sì, era andato ad un parco, qui nei dintorni con Scarlett", smise di frullare ed aprì un cassetto alto della cucina.
"Scarlett? La ragazza che è qui?", le diedi un'occhiata. Erano ancora insieme, lei e Javon. Poi mi riconcentrai su quello che Jayla aveva da dirmi.
Dal cassetto ne trasse un bicchiere, versando il frullato al suo interno:"È la sua ragazza, non lo sapevi?", rise non sapendo quanto quelle parole mi avessero creato un certo senso di dolore al petto. Rimasi ferma senza dire nulla a guardare quello che stava facendo per non far notare il mio umorismo. Deglutii cambiando discorso:"Credo che adesso dovrei andare a casa", le dissi semplicemente non riuscendo a sopportare i pensieri che mi stavano invadendo la testa. Mi aveva mentito. Mi aveva illusa?

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐫𝐨𝐧𝐠 𝐖𝐚𝐲 | Javon WaltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora