Capitolo VIII

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Durante il viaggio in macchina, Javon mi ha raccontato di come fosse casa sua e da come l'aveva descritta direi che dovevo immaginarmi che fosse proprio una villa spettacolare. Mi ha parlato della sua famiglia, di suo fratello gemello, di sua sorella, del suo fratellino più piccolo e dei suoi genitori. Mi accennò già qualcosa quando andammo a cena insieme, ma mi rivelò dettagli in più che ancora non conoscevo.
Ero abbastanza agitata quando rimasi ferma davanti alla porta di casa sua. Mi toccai il polso dell'altra mano accarezzandomelo dall'agitazione. Ero abbastanza nervosa, poiché non sapevo cosa fare, come comportarmi, come parlare. Non sapevo nulla.
Javon mi diede un'occhiata veloce prima di suonare alla porta:"Sii semplicemente te stessa", fece un piccolo sorriso. Guardai il suo dito allungarsi per suonare al campanello. Aspettammo qualche secondo e dopo poco la porta si aprì lentamente rivelando la figura di una ragazza. Era bellissima: aveva dei capelli mossi, neri e lucenti ed un viso angelico proprio come quello di suo fratello, difatti si assomigliavano parecchio. Sembrava alta quanto me, forse leggermente di più.
Guardò Javon con un sorriso e poi guardò me:"Jayla", mi porse sorridente la mano.
"Allison. Allison Bennet", le sorrisi anche io stringendogliela con delicatezza.
Javon posò gli occhi su di me:"Entra su", mi fece cenno di varcare la porta. Entrai lentamente guardandomi subito intorno, rivelandomi alcune persone della sua famiglia. Mi girai verso la porta e Javon era ancora fermo lì a parlare con sua sorella.
"Ehi, vieni forza", mi si avvicinò sua madre, da come potevo intuire. Mi mise una mano sulla spalla e man mano mi condusse vicino la cucina:"Tu dovresti essere Allison, giusto? Che ragazza stupenda. Io sono Jessica.", fece un sorriso, "Accomodati pure, il pranzo è quasi pronto". Le sorrisi a mia volta, annuendo al sentire il mio nome dalla sua voce. Guardai il tavolo che era proprio davanti a me e notai che le persone sedute intorno mi fissavano. Con lo sguardo leggermente abbassato e nascosto, mi accomodai all'ultima sedia del tavolo.
"Io sono Jaden", guardai la mano del ragazzo seduto di fronte a me che si avvicinò. Poi alzai il viso verso il suo e lo osservai attentamente: caspita, era proprio identico al fratello, solo che lui aveva i capelli più corti. Si vedeva che aveva fatto una decolorazione, poiché la cute era rimasta del suo colore naturale e continuava a crescere castana, mentre le punte del suo ciuffo erano bionde. Gli afferrai la mano e con delicatezza la strinsi anche a lui:"Allison", ci sorridemmo.
Voltai il viso al posto accanto a lui, occupato da un piccolo ragazzino:"E tu dovresti essere Daelo", aggiunsi mentre gli sorrisi. Gli allungai un pugno e lui lo ricambiò:"Mi conoscono tutti ormai, ah!", guardò Jaden vantandosi e a me scappò una risata. Jaden scompigliò i capelli del suo fratellino ridendo:"Si, si, come no".
Finalmente a tavola si aggiunsero anche Javon e Jayla: il primo si sedette nel posto libero affiancandomi, mentre Jayla si andò a sedere di fianco a Daelo.
"Tutto ok Allison?", mi chiese Javon guardandomi.
"Si", gli annuii sorridente, "Siete una famiglia bellissima". Mi sorrise e nel frattempo che Jessica portava i piatti ad ognuno di noi, Javon aggiunse:"Ti piace la pasta al forno?".
Risi appena alla sua domanda, rivolgendomi poi a Jaden:"Ma che domande fa tuo fratello?".
Portò in alto le mani ed alzò le sopracciglia:"È nato così, io non c'entro nulla".
Guardai Javon e mi scappò una piccola risata:"Oh, ma senti chi parla. Ti ricordo che siamo gemelli", ribatté mentre si scambiarono qualche smorfia.
Un uomo molto muscoloso, poi, si avvicinò al tavolo con l'ultimo piatto da porsi davanti:"Smettetela di fare i bambini e mangiate.", intervenne sedendosi poi a capotavola, "Comunque piacere, Dj", strinsi un'ultima mano:"Allison" e gli sorrisi.
Quando tutti insieme iniziammo a mangiare dopo esserci dati il buon appetito, mi dovevo aspettare che non saremmo stati zitti per tutto il pranzo.
"E dimmi Allison", mi voltai verso Jessica, che iniziò ad aprire la conversazione, "Da quanto tempo lavori nel brand Jordan?".
Imboccai una forchettata di pasta e la gustai con piacere. Mi coprii di conseguenza con una mano mentre masticavo, per non sembrare maleducata, e quando ebbi la bocca vuota presi il tempo per risponderle:"Bhe, ho iniziato subito dopo aver completato il mio primo film, perché mi sembrò più conveniente".
"Perché lo dici come se fosse un dispiacere?", intervenne Jayla, che faceva attenzione alle mie parole.
"Ultimamente le cose non stanno andando come immaginavo.", feci un grosso respiro appoggiando la forchetta al piatto, "Il nostro capo, Mike, ha fatto discutere me e Javon per un piccolo periodo".
Tutti rimanemmo in silenzio e i genitori di Javon si voltarono verso di lui:"Questa cosa non ce l'avevi detta", lo guardò attentamente Dj.
Javon sembrava piuttosto tranquillo mentre continuava a mangiare il suo piatto. Fece spallucce e appena ebbe l'occasione di parlare sfruttò un momento di silenzio:"Ci rimasi così male che non ne avevo voglia". Lo guardai e lui guardò me. Abbassai lo sguardo appena incrociai il suo e mi voltai verso il mio piatto riprendendo a mangiare nuovamente. Fece la stessa cosa anche lui.
Tutti sembravano darci occhiate e mi sentii un po' in imbarazzo.
"Cos'è successo quindi?", si aggiunse anche Jaden.
Stavo per iniziare a spiegare quando Javon istantaneamente appoggiò la sua mano sul mio avambraccio stringendolo delicatamente e con dolcezza:"Faccio io.", mi disse, "Il giorno dopo essere andati a cena, Mike mi ha chiamato. Mi ha iniziato a dire cose su Allison che le mie orecchie non riuscivano più ad ascoltare. Ma il fatto è che voleva utilizzare me per togliere di mezzo lei e guadagnare di più, nonostante lei abbia fatto più cose di me alla fine. Ho registrato una parte di questa chiamata, perché sapevo che in un modo o in un altro mi sarebbe stata utile." Mentre lo ascoltavo, guardavo ancora la sua mano appoggiata leggermente sul mio polso, che man mano si muoveva per gesticolare. Quando mi persi nei miei pensieri non sentii più niente intorno a me. Mi ricordai di ieri, quando mi accarezzò la mano: il suo tocco era così delicato da farmi risalire i brividi lungo la schiena. Capii di iniziare a provare qualcosa per lui quando si accorse che stavo ancora fissando la sua mano e lui la allontanò lentamente. E io sorridevo come una bambina, ma quando alzai lo sguardo verso i suoi occhi, loro mi stavano già fissando. Mi persi per qualche istante, per poi girare subito il viso:"E' stato un duro colpo per me, perché Javon da quando l'ho conosciuto non mi ha mai trattata in modi simili e non riuscivo a capire perché avesse dovuto farlo".
"E ora cosa volete fare con lui? Con il lavoro in generale?", intervenì Jayla.
"Bhe io ci ho pensato a licenziarmi, per non rimanere con gente del genere, ma ci ho ripensato meglio", spiegai, mentre con un'ultima forchettata finii il mio piatto, "Comunque questa pasta era davvero ottima. Chi è il cuoco?"
"Io naturalmente", si vantò Javon.
"Ma chiudi quella bocca che nemmeno una fettina di pane riesci a tagliare", lo prese in giro il gemello roteando gli occhi al cielo. Alla sua battuta mi scappò da ridere. "E tu che ti ridi?", Javon mi guardò male. Scossi la testa:"Deduco che il cuoco sia tu Dj", continuai a ridere mentre rivolsi il mio sguardo verso il padre, facendogli scappare una risata divertita, ma allo stesso tempo di vanto.
"Oh mio dio Allison, come fai a sopportare già tutti questi maschi?", mi chiese Jayla spalancando gli occhi nel mentre che dava occhiatacce ad ognuno di loro, mentre mi limitai ad alzare semplicemente le spalle.
"E tu Allison sei la ragazza di mio fratello?", chiese Daelo innocentemente. Jaden gli diede una leggera gomitata, mentre Jayla si mise a ridere e Javon lo guardò male.
"No piccola peste", gli sorrisi sapendo che non l'avesse fatto apposta a chiedere ciò. In fondo era ancora abbastanza piccolo.
Dj si alzò in piedi per iniziare a sparecchiare i piatti e le posate:"Tralasciando ciò, la creazione della nuova scarpa come sta andando?", si fermò per farmi questa domanda prima di andare verso la cucina.
"È già in produzione. Credo che il primo paio sia stato già realizzato; domani mattina dovrò andare a controllare. Poi se la scarpa è di nostro gradimento, allora potremmo dare il via per iniziare a far produrre quantità più elevate e poi metterla in vendita nei negozi Footlocker e Nike, dando così la notizia in giro", nel mentre che spiegavo la situazione, mi alzai per dare una mano.
"Che fai? Siediti", sussurrò Javon, "Non ce n'è bisogno" .
"Oh", sussultai, "Non fa nulla, credo comunque che sia arrivata l'ora di dover andare a casa", sistemai la sedia più in dentro al tavolo.
"Non vuoi rimanere un altro po'? Almeno per stasera?", mi chiese con tono dolce Jessica.
Javon mi guardò in attesa di una mia risposta positiva:"No, davvero non posso. Ho da fare stasera", risposi dispiaciuta.
"Vuoi che ti accompagno?", Javon si alzò in piedi.
"Javon stai tranquillo, ho già detto ai miei di venirmi a prendere quando gli avrei mandato un messaggio", lo fermai poggiando una mano sulla sua spalla per farlo risedere. Guardò la mia mano, poi puntò il suo sguardo su di me squadrandomi interamente dall'alto al basso e viceversa, rifinendo poi sui miei occhi:"D'accordo", e si limitò a sorridere.
"Grazie di tutto ragazzi, è stato davvero un piacere.", guardai tutti per un'ultima volta con un grande sorriso, "Ci vediamo domani Jav", sorrisi anche a lui, "Spero di rivedervi".

I miei genitori mi erano venuti a prendere. Eravamo in macchina e raccontai a loro di quanto quella famiglia fosse perfetta:"Sai mamma, la madre di Javon ti assomiglia", risi.

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐫𝐨𝐧𝐠 𝐖𝐚𝐲 | Javon WaltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora