3.

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"Carlos! Ho dimenticato la mia chiave in camera, non è che stasera posso stare da te?", prima che Sainz potesse rispondere, gli occhi di questo ragazzo agganciarono i miei e senza distogliere lo sguardo aggiunse "Scusate se vi ho interrotto ma non potevo fare diversamente". Carlos parlò con il suo compagno di scuderia dicendogli che poteva dormire con lui senza problemi perchè tanto Isa sarebbe arrivata domani pomeriggio. Sembrava quasi che il numero 55 parlasse da solo perchè il suo compagno di squadra, teneva saldo i suoi occhi nei miei e quando Carlos se ne accorse e lo richiamò all'attenzione, "Lord Perceval ci sei? Mi stai ascoltando?", fu allora che il nostro contatto visivo si interruppe. "Si certo mate, è solo per stanotte, domani mattina prima di andare a fare colazione prendo la chiave di scorta e torno da me", rispose. Ci fu un breve momento di silenzio, in cui presi coraggio e mi presentai: "Ciao! Lucia, piacere.", riuscì a dire solo questo mentre gli tendevo la mano. "Charles, piacere mio" rispose contraccambiando il mio gesto. Quando le nostre mani si toccarono sentimmo una lieve scossa e ci staccammo subito, lasciando però che i nostri sguardi incatenati. A interrompere quel momento fu Carlos che con suo fare gentile mi diede la buonanotte con un lieve bacio sulla guancia e mi invitò al suo box il giorno dopo per pranzare insieme e continuare la conversazione che era stata interrotta da Charles.

Salutai entrambi e mentre loro presero l'ascensore, io salì le scale fino al mio piano e una volta arrivata in camera, mi misi il pigiama e mi appoggiai alla finestra a osservare il paesaggio, immersa nei miei pensieri.

Quella sera non riuscivo a prendere sonno, come chiudevo gli occhi mi apparivano i suoi che mi guardavano. Ovviamente Charles lo conoscevo di nomea, tutti ne parlavano molto bene, perfino Max. Un ragazzo gentile ed educato, che ama passare del tempo in famiglia e che in pista è davvero talentuoso, tant'è che tutti lo considerano un futuro campione. Non capivo come degli occhi potevano essere così magnetici, così tanto da renderli indimenticabili, mi sentivo quasi ipnotizzata. "Arghh" sbuffai mentre mi rigiravo nel letto, fino a quando dopo infiniti tentativi Morfeo mi rapì.

Venerdì: prove libere

Il suo della sveglia mi fece sobbalzare dal letto, avevo dormito al massimo 4 ore e il mio aspetto non era dei migliori ovviamente. Max infatti, che piombò raggiante e in forma in camera mia dopo poco il suono della mia sveglia, non perse occasione di farmelo notare. "Hai un aspetto orribile! Hai litigato con i cuscini per caso?" - "AH-AH-AH buongiorno anche a te mister simpatia, grazie per essere sempre così amorevole" dissi prima di buttarmi nuovamente sul letto. "Andiamo tigre, ti devi alzare. Hai promesso a me di venire a vedere le prime prove libere, poi hai appuntamento con Carlos e nel pomeriggio arriva Isa. Su Come on baby!". Dopo queste parole del mio migliore amico mi alzai a malincuore, mi lavai e mi misi un paio di jeans e una maglietta rossa, presi il pass e corsi nella hall dell'hotel. Nel mentre Max mi aveva preso una colazione da asporto, cappuccino e cornetto, un classico, e ci dirigemmo verso il circuito. Una volta arrivati lasciai andare il neo campione che doveva rivedere delle strategie e io invece iniziai a gironzolare lungo la "via della vergogna" come la chiamava George Russell quando era pilota Williams. A un certo punto mentre bighellonavo a giro vidi Roscoe, il cane di Lewis, gli corsi incontro e iniziammo a giocare. A dire il vero il momento gioco durò veramente poco, per passare al suo momento preferito, quello delle coccole. "Pff, come è sfaticato questo cane", pensai tra me e me mentre un sorriso mi si formò naturalmente sul viso.

"Gli animali hanno una tendenza ad andare dalle persone che hanno un'anima buona", una voce mi risvegliò dai miei pensieri. Alzai lo sguardo e mi ritrovai nuovamente in questo oceano verde che sembrava sommergermi.

"Buongiorno Charles, recuperato le chiavi?", non rispose, si limitò ad annuire con la testa. Di rimando gli sorrisi, per la prima volta non sapevo come iniziare una conversazione.

"Dove le guarderai le prove libere?" mi chiese - "Da Max,poi pranzo con Carlos e poi non so". Gli si formò un sorrisetto beffardo sul volto e spigliatamente mi disse "Ah ho capito, simpatizzi col nemico o sei il nemico?"- "Simpatizzo col nemico, io tifo la rossa" come sentì le mie parole, mi mostrò un sorriso smagliante e prima che la nostra conversazione potesse andare avanti Andrea richiamò Charles al box così ci salutammo e prima che sparisse dalla mia visuale Leclerc si girò e mi chiese "Ci vediamo dopo?" e in risposta alzai il braccio e gli feci pollicione, con un grande sorriso in volto.

Riportai Roscoe al rispettivo proprietario e poi corsi nel box da Max, mi diedero le cuffie in modo da poter sentire cosa dicevano e mi sedetti in un angolo per non intralciare il lavoro dei meccanici.

Ore 13.00

Avevo salutato da poco il box RedBull e mi diressi verso quello Ferrari dove mi aspettava Carlos. Lo vidi sbracciarsi e accelerai il passo per raggiungerlo prima, gli diedi due baci sulla guancia in segno di saluto e mi congratulai per come erano andate le prove, che vedevano Charles primo e Carlos terzo. Ci dirigemmo al chiostro vicino al MotorHome dei piloti della rossa e dopo aver ordinato io e il numero 55 ci sedemmo ad un tavolino libero. "Come sono le tue sensazioni per la stagione?" iniziai, ma Carlos mi interruppe subito dicendomi, con fare malizioso, "Dimmi tu, invece, che intenzioni hai con il Lord?" -"In che senso Carlos? Di chi stai parlando?" - "Bene, facciamo le finte tonte qui. Di Charles, sto parlando di Charles", vedendo la mia espressione sempre più confusa, il mio amico continuò il discorso: "è da ieri che mi chiede di te, è molto curioso e per di più ha voluto sapere dove andassimo a pranzo io e te a tutti i costi, ha detto che lo hai invitato tu a venire ma non gli hai detto il posto" -" Io non gli ho detto..." non feci in tempo a finire la frase che una mano mi si appoggio alla spalla, creando una piccola scossa, che mi fece sussultare. Mi girai e con grande sorpresa vidi Charles, che dopo averci salutato, prese una sedia e si sedette tra me e il suo compagno di squadra. Feci per aprire la bocca e iniziare la conversazione ma la cameriera ci portò le nostre ordinazioni. La stessa guardò Charles con fare ammiccante, voleva palesemente flirtare con lui, e con una voce molto da gatta morta gli chiese cosa volesse mangiare per pranzo. Lui dal canto suo continuava a guardarmi, analizzava ogni mia espressione e movimento e rispose alla cameriera, senza mai staccare lo sguardo dai miei occhi , "prendo quello che ha preso lei" indicandomi con un cenno del capo.

"Inizia a fare sempre più caldo qui, mamma mia" pensai.

Balla con me, ChérieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora