12. One Day I Just Wanna Hear You Say "I Like You"

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BILL

L'hotel era enorme. Avevamo tutti camere separate ma comunque molto vicine. Eravamo disposti su di un corridoio lungo e marmoreo, dal quale soffitto pendevano lampadari di cristallo ogni cinque metri. Camera mia e quella di Gustav erano sulla destra, mentre quelle di Tesh, Tom e Georg sulla sinistra. Peter aveva una camera nel corridoio adiacente al nostro.

-Tom! Hai visto il mio gel per capelli?-
Avevo urlato da fuori la porta della mia stanza, eravamo isolati e nessuno avrebbe potuto sentirci.
-È nel mio bagaglio a mano! Ora te lo porto!-
Gridò di rimando mio fratello. I miei capelli erano diventati molto lunghi e ormai non li acconciavo più come qualche anno fa, ma comunque un tocco di lucentezza non guastava di certo.

Alla mattina, dovemmo svegliarci di buon grado alle sette del mattino per una delle tante interviste pre concerto. Eravamo tutti pronti alla reception mentre aspettavamo solo Tesh. I nostri hairstylist e truccatori erano giunti fino all'hotel per renderci presentabili, d'altronde avevamo dormito solo qualche oretta, tra il viaggio e la sistemazione delle valige.

Quando la vidi arrivare dalle scale, pensai quasi non fosse lei. Aveva i capelli lisci e le arrivavano al seno, non avrei mai potuto credere che quella massa di capelli riccioluti e folti fosse in realtà così lunga e setosa. Le sue labbra carnose erano rimpolpate da un lucida labbra violaceo e i suoi occhi erano truccati con poco ombretto del medesimo colore. Era bellissima. Indossava dei pantaloni larghissimi a vita bassa, misura Tom per intenderci, retti da una cintura bianca piena di swarovski. Come maglietta un top bianco, forse troppo corto per i gusti di mio fratello, che la guardava come se volesse divorarla, come se nessuno oltre lui potesse bearsi di quella visione paradisiaca. Come scarpe, un paio di New Balance 550.

-Hey! Che avete da guardare?! Forza andiamo!-
Mi prese per il braccio iniziando a saltellare per giungere al taxi che ci avrebbe scortato allo studio per la prima intervista.

Quando arrivammo, Georg si sedette per primo, accanto a Gustav, mentre io mi sedetti al centro, con Tesh e Tom alla mia sinistra, nonostante sperassi che ciò non accadesse. L'intervistatore era alto e sulla quarantina, aveva i capelli brizzolati e una cravatta rosa al collo, che gli dava un'apparenza ordinata e raccomandabile.
-Salve Tokio Hotel-
Disse con un sorriso dietro la sua scrivania, tutti quanti facemmo un cenno di rimando come saluto.

-Sappiamo che a breve il vostro tour avrà inizio, come vi sentite? Non è un po' troppo successo per dei ragazzini di sedici anni?-
Tesh fu la prima ad aprire bocca, trovai impressionante come avesse sempre la risposta pronta, per mettere a tacere chiunque.
-Io sono la più piccola del gruppo, ho quindici anni e ancora tanto da vivere, tanti sogni e soprattutto voglia di fare, di sperimentare, voglio vivere ogni giorno così, con i miei amici e la nostra musica. La tournée avrà inizio tra poche ore, proprio qui a Madrid, certo l'ansia da prestazione c'è sempre, ma tutti noi sappiamo quanto valiamo e sappiamo anche che il pubblico lì fuori ci ama per ciò che siamo: cioè una banda di ragazzini che vivono per fare musica-

Il conduttore ci fece altre poche domande, lasciandoci liberi, ma per modo di dire, contando che ci catapultammo immediatamente ai soundcheck per l'inizio del concerto.
-Non essere agitato Bill, andrà tutto bene-
Ero seduto sulle scale delle quinte con una bottiglietta di acqua naturale tra le mani che sorseggiavo di tanto in tanto per l'agitazione, era sempre così prima di un concerto. Tesh si era seduta accanto a me e mi aveva poggiato una mano sulla spalla, coperta dalla mia maglietta rossa leggermente troppo stretta per me. Avevo dei pantaloni neri anch'essi di qualche taglia in meno alla mia, che mi lasciavano scoperta la parte più bassa dell'addome e, con essa, il mio nuovo tatuaggio che raffigurava una stella.

-Facile a dirsi, tu si che sai tenerlo il palco-
Tesh aveva degli orecchini enormi ai lobi e una bandana viola sui capelli stirati e lisci come spaghetti. Rise leggermente tirandosi su, era ora di andare.
-Buona fortuna Bill, ti voglio bene-
Mi disse, baciandomi una guancia, prima di sparire con la sua chitarra dietro di me. Mi si arrossarono le gote, era quello l'effetto che mi faceva Tesh, mi inibiva i sensi.

ɪғ ʏᴏᴜ ᴀʀᴇ ᴛʜᴇ ʀᴏᴄᴋ, ɪ ᴀᴍ ᴛʜᴇ ʀᴏʟʟ [ᴛᴏᴍ ᴋᴀᴜʟɪᴛᴢ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora